Per il ritorno degli NBA recaps su Baskettiamo, ri-cominciamo con una grande gara.

 

In Canada, il confronto tra Golden State Warriors e Toronto Raptors. Dedicata a coloro per cui, con i più fantasiosi ed inesatti dei motivi… ”la NBA…uhmmm, non difendono non hanno tecnica non hanno tattica sono solo spettacolo è solo una macchina da soldi”.

Guys, go to bed.

 

Warriors miglior squadra NBA, Raptors quarta migliore. Raptors in casa e nemici giurati della Western Conference: dalla stagione 2013-14 sono infatti la franchigia dell’Est che più di tutte ha messo ko formazioni Occidentali. 77 ko inflitti alla Western, più dei Cavs di LeBron, a testimoniare che la franchigia canadese è stabile oramai nella aristocrazia della Associazione.

 

Per dare una prima idea di che superbo basket sia stato: primo quarto 78 pti combinati, per una proiezione di 312 totali alla fine (per es: 160-152). Eh, ma giocano senza ritmo, a caso….Totale combinato di palle perse nel quarto? Una. Entriamo in queste cifre e pensiamo al ritmo, tecnico-tattico-fisico, che serve per imbucare 78 pti da complessivi 31 canestri (7 da triple) e 9 liberi, tirando il 74% (GS) e il 49 (TOR). Inoltre i 17 panieri degli Warriors sono stati nutriti da 12 assists, per una percentuale del 70% di segnature assistite. La definizione di “basket” corrisponde parecchio a quanto visto nel solo primo quarto allo Air Canada Centre.

Siete fans della difesa? Eccola. Nel secondo quarto gli Warriors mantengono grossomodo il loro sforzo offensivo (38) e raddoppiano quello difensivo (19 concessi). I Raptors, già privi del loro condottiero, il Subcomendante Kyle Lowry, devono per forza dare riposo al loro miglior giocatore DeMar DeRozan. Non è solo l’assenza in sé di DMDR a concedere il parziale a coach Kerr e ragazzi. DeRozan infatti è senza ombra di dubbio il possessore del migliore mid-range game della NBA. Questa caratteristica, impiantata nell’era del tiro da 3, è doppiamente pericolosa per gli avversari. Ovviamente per la capacità realizzativa nuda e pura dell’ex USC, ma anche perché tutte le squadre hanno preparato, per tattica e soprattutto per caratteristiche dei giocatori, difese adatte, capaci e mirate a fermare il gioco sull’arco, molto meno a contrastare la mid-range offense. Come chiedere a un leone di correre veloce E per lo stesso tempo di un leopardo: impossibile. I 15 pti di DeRozan nel primo quarto non sono stati subito disponibili nel secondo. Pur terminando con altri 10, il giocatore è stato a lungo silenziato prima da Klay poi da McCaw e dagli aiuti di Green, e i Raptors restanti hanno dimezzato il proprio fatturato (9 vs 20), rendendo il secondo periodo un clinic sia offensivo che difensivo da parte di GS. In attacco i Californiani hanno continuato a tirare sopra al 70%, in difesa oltre al lavoro su DMDR, hanno tenuto a soli 7 canestri i Raptors, obbligandoli anche a 6 palloni persi. Toronto, ricordiamolo, pur essendo percepita sotto la gestione di coach Casey come formazione defense-first, ha il terzo attacco della NBA ed è la quarta per minor numero di palloni buttati (13.4/partita, e nelle 3 W precedenti a stanotte erano 8.3): Golden State non ha ammutolito una formazione stitica né ha depredato un deposito privo di guardiani.

Essendo tutti umani ed essendo in back-to-back dopo una difficile W in trasferta a Milwaukee, gli Warriors hanno rallentato e subìto il rientro di Toronto, che ha sfoderato difesa capace di far calare le % finali di GS dal 73 al 58%, compreso un 36% nel quarto periodo. Prima un terzo quarto da -8 ma tale da far rimanere Steph&Co in controllo a +19, poi l’arena canadese ha sentito lo stesso profumo che hanno sentito i suoi eroi rettili: l’odore della stanchezza degli avversari. Supportati da un pubblico tra i più caldi della NBA, i Raptors sono tornati completamente in partita, grazie anche alla panchina che ha annichilito quella degli Warriors 22-5 prima degli ultimi 6 mins di gara, quando Kerr ha fatto tornare tutti i suoi starters in campo. La rimonta dei Raptors si è fermata 2 punti troppo corta, e questa ridotta dimensione del successo di GS dice due verità: poche formazioni oltre a Toronto sarebbero state capaci di  rinvenire da -27 at the half, e poche formazioni oltre agli Warriors sarebbero state capaci di uscire vive dal recupero dei Canadesi. Oltre all’immenso DeRozan (42-5-3 senza triple), nei Raptors brillante sostituto di Lowry è stato Fred VanVleet condottiero della rimonta (protagonista di una puntata dei nostri Hidden Secrets della NBA e stanotte 13-5-4). Per GS tre numeri: 24-25-26, e tre nomi: Steph-KD-Klay, da abbinare rispettivamente. Altri scampoli: gara da 173 tiri e 49 liberi, quindi da almeno 200 possessi totali, e solo 17 volte una delle due formazioni ha buttato via il pallone; sono 6 le perse di GS e 11 quelle di TOR, entrambe sotto la aurea regola Peterson ed entrambe sotto la loro media abituale, già bassa. Ovviamente non è mancata la classica componente parzialmente negativa, altrettanto ovviamente rappresentata dall’arbitraggio. Anche qui, quando si parla di cattivo arbitraggio (era presente Tony Brothers, peggior arbitro NBA e già bicampione del nostro relativo award, chiamato, affettuosamente ma non troppo, Premio Taurino/Cerebuch), tutto è da riportare al canone NBA, ovvero: nulla di male, in fondo, se paragonato ai disastri italici. Partita splendida come l’80% delle gare NBA, e pensateci prima di criticare l’Associazione solo perché qualche nostalgico la sminuisce o solo perché esprime riprovazione uno che era un santone 30 o 40 anni fa. Un pick and roll marchiato Poeltl-VanVleet è milioni di volte superiore a uno DeColo-Hines o Rich-Fesenko.