12 le gare NBA stanotte. Perdono entrambi gli Italiani, e Gallinari ha di nuovo problemi fisici: esce dal campo per non rientrare.

TD GARDEN, BOSTON. TORONTO RAPTORS 109 – BOSTON CELTICS 114
Ascolterete e leggerete tante altre parole, ma dovreste davvero vederlo, Isaiah Thomas giocare. Non sponsorizziamo nessuna TV, nessun abbonamento, nulla. Ma dovreste vederlo. The King in the Fourth stanotte è stato anche King in the First. I suoi Celtics infatti ospitavano, per il big match di nottata, i Toronto Raptors: seconda vs terza della Eastern Conference. I Raptors sono da un triennio al vertice dell’Est, mentre la nobiltà celtica sta tornando in cima grazie al lavoro di Ainge e del coach Stevens, che, fresco di 2 NCAA Finals consecutive con Butler U., arrivò a Boston nel 2013, cominciando con 57 sconfitte, ed ora ha quasi riportato il proprio bilancio vinte/perse in parità. A Dicembre, a Toronto, Boston aveva guidato per gran parte della gara, per perdere poi nel finale. Stanotte è accaduto l’esatto contrario. Inizio per Toronto, con i Celtics che nel primo quarto sono tenuti a galla da IT4, che segna 14 dei primi 22 per i suoi, e 19 nel primo half, compreso un pull-up coi talloni dentro al logo di centrocampo per il finale di tempo con iniezione di fiducia a tutti. Il problema di Boston è che i Raptors hanno % da favola (58% con punte al 65, Celtics a lungo sotto il 30), una panchina molto produttiva (39 a 23 i pti a fine terzo periodo) e una totale supremazia a rimbalzo (+10 sempre a fine terzo quarto). Un segnale di cosa sia Thomas per la squadra e di quale sia il peggior problema strutturale per i Celtics è questo: at the half era primo realizzatore, primo cameriere, primo rimbalzista con 3. Nonostante il deficit in quasi tutte le categorie statistiche, e nonostante uno sprofondo di -18 a metà del terzo periodo, l’accuratezza nel gestire il pallone e le tante perse di Toronto consentivano ai ragazzi di Stevens di tenere aperta la gara. Poi, a poco più di 6 minuti alla fine, ecco arrivare lo IT-Time. Segna 9 pti in meno di 55 secs, diventano 15 in due minuti e poi perfezionerà il tutto fino al finale 44-4-7, con un paio di azioni che non solo aggiungono punti alla rimonta e al sorpasso con W, ma, esattamente come capitato contro Bimbone Drummond nella W vs Detroit, stabiliscono una supremazia. E’ stato un confronto tra due pg destinate allo AllStarGame, e si è visto: il Subcomandante Lowry termina con 32-2-5. La gara vedeva le assenze di DeRozan nei Raptors e del suo dirimpettaio, Avery Bradley, nei Celtics, cui mancava anche Olynyk. Ottavo quintetto per il rookie biancoverde Jaylen Brown: quando entra nei primi 5 ha 8+5 di media, con 1 rec: stanotte è stato utilissimo nella rimonta soprattutto annullando Powell..è sempre utile, per avere un guizzo in più, mettere uno uscito da Cal U. a difendere contro uno uscito da UCLA. Gara dalla durata lunghissima, anche perché rovinata, come quasi sempre capita in sua presenza, dal peggiore arbitro NBA: Tony Brothers ha martoriato il match con fischiate assurde e visite davvero eterne all’instant replay. E’ tanto scarso che aspettiamo di vederlo nel campionato italiano….dove sarà il grigio migliore.

BARCLAYS CENTER, BROOKLYN-NY. BKN NETS 90 – NY KNICKS 95
Abbiamo insistito spesso sul fatto che Carmelo Anthony sia il secondo peggior di tutta la NBA per % di tiro nel quarto periodo, tra coloro che sparano almeno 100 tiri; aggiungendo a questo danno la beffa che lui, nel quarto, vuole sempre la palla. Finalmente, si potrebbe dire, coach Hornacek ha tratto le conseguenze di stats and behaviours, e ha panchinato Melo per tutto il quarto decisivo, dopo che il giocatore in 27 minuti si era accomodato su 22 tiri imbucandone 6. Ohi, non ci crederete, ma i Knicks invece di farsi rimontare han vinto in rimonta. Dando spazio alle giovani mani e gambe di Porzingis e Hernangomez: unendo a volte anche spettacolo alla sostanza, i due Europei han combinato per 35+28 e 14/27 al tiro. Aggiungete l’apporto fornito dal redivivo Vujacic (12 con ben 2 giochi da 4 pti), ed avrete una W che in sé no apre orizzonti di PO ai Knicks, ma che nasconde al proprio interno, come abbiamo sottolineato, un paio di fatti che potrebbero risultare importanti nel futuro della franchigia. I Nets sono alla settima sconfitta consecutiva, ma è la decima di fila in casa. Chi salviamo? Di certo Hollis-Jefferson (16-8-3) e osserviamo con curiosità il rookie LaVert (10-4-2), che sta ricevendo un po’ di tregua dai problemi fisici che lo assediano fin dal secondo anno di college: anche in questo, oltre che nel potenziale, assomiglia tanto a Shawn Livingston.

AA ARENA, MIAMI. ATLANTA HAWKS 93 – MIAMI HEAT 116
Il fatto che gli Hawks avessero avuto bisogno di ben 4 supplementari per sbarazzarsi dei Knicks non deponeva a favore del loro stato di forma. Sospetto confermato dalla visita a Miami, che invece è una delle squadre più calde del momento: gli Heat attendevano i Falchi per mettere in tasca la W consecutiva numero 9. Confermiamo che Dion Waiters, il simbolo del gran momento di Miami, non merita in questo periodo il soprannome che gli avevamo dato: “Grandine sulle Vigne”. Per lui 20-7-3 con 2 rec, 2 stoppate e 9/15 al tiro. Non è il mitico combinaguai che era ad OKC, quando sbagliava, e poi sbagliava, e poi sbagliava ancora, e sempre nello stesso modo. Ha però detto una cosa fenomenale, con la quale conferma di essere ancora, nel profondo, il nostro amatissimo Grandine. Cercando di Kobeggiare (perché non sfruttare anche off-court il momento positivo?) ha affermato che il suo gioco è sempre questione di confidenza, e che infatti lui preferisce fare 0/30 che 0/9, perché se fa 0/9 significa che ha perso confidenza. Come fai a non amare uno così? In ogni caso, riteniamo che a 0/13 qualcun altro, come ad esempio un allenatore, gli impedirebbe di arrivare a 30…e credo anche a 9. Stanotte, oltre a Waiters, grandi sia Dragic (che forse resterà a Miami ma è desiderato da mezza NBA) a 27-5-5, sia Hassan Whiteside, 18+18 subendo un vero attentato da parte di Taurean Prince quando la gara era già ampiamente finita. Il rookie di Atlanta ha abbrancato e sbattuto a terra il centro di Miami, che ha picchiato duramente sia schiena che nuca, rimandendo per alcuni secondi fermo a terra. Il fallaccio è costato l’espulsione per Flagrant2 a Prince (l’equivalente del rosso diretto per gioco violento), mentre James Johnson ha preso un tecnico per aver cercato di vendicare HW, ed è stato espulso perché era il secondo della serata (cioè doppio giallo). Come sempre quando incontra centri di vera consistenza, Dwight Howard si è pettinato e truccato da Barbie, chiudendo miseramente a 6+11.

AA CENTER, DALLAS. PHILADELPHIA 76ERS 95 – DALLAS MAVS 113.
I Sixers in pieno momento-sì incontravano stanotte in trasferta, per la terza gara in fila privi di Embiid, un’altra squadra protagonista di un inatteso frangente positivo: i Mavs infatti aspettavano avendo appena battuto Spurs e Cavs. Ha vinto la Yogi-Rule: da quando Yogi Ferrell fa parte del roster texano, Dallas non ha perso, e il ragazzo da Indiana U. sta facendo vedere che il nostro scouting positivo in preparazione al mock per il Draft 2016 non era sbagliato. Stanotte ha tirato male (3/13 pr 11-3-5), ma ha continuato a dare puro playmaking ai suoi. Chi ultimamente è difficilissimo da fermare è, anche, Seth Curry: nelle ultime 3 gare le sue medie dicono (decimo più, decimo meno) 21-6-5. Seth è stato il primo dei tre Curry a mettersi sulle prime pagine stanotte…tre? Sì, tre: vedrete più avanti. La gara è rimasta equlibrata fino a metà del terzo quarto, quando è esploso l’ennesimo fattore pro-Dallas, cosa che ha costretto alla resa Phila. Parliamo dei 16+17 del Tunisino: Salah Mejri ha letteralmente sconvolto la partita, approfittando della ormai proverbiale moribidezza difensiva di Jahlil Okafor (16, ma 1 solo rimbalzo, nessun recupero, nessuna stoppata). Se all’assenza di Embiid aggiungete anche quella di Covington, capirete che la resistenza offerta dai Sixers non è stata malvagia, ma i Mavs erano troppo in fiducia per lasciare scappare questa gara, in cui, fra l’altro, i ragazzi di Phila non hanno avuto il solito rendimento dall’arco: solo 6 triple, contro le 11 di media.

PEPSI ARENA, DENVER. MEMPHIS GRIZZLIES 119 – DENVER NUGGETS 99
Solo bad news per i Nuggets. Le ultime due sconfitte li hanno messi al nono posto del West, facendo rientrare i Blazers nella PO Picture della Western Conference. Due partite che li potevano rendere più saldi e più ottimisti all’ottavo posto (a LA vs i non brillanti Lakers e in casa vs i Grizzlies), li hanno invece visti 2 volte ko, e vittime di defezioni dalla durata attualmente non pronosticabile. Nella gara vs LA infatti si è leggermente infortunato il giovane sulla bocca di tutti nella NBA, il centro Jokic, stanotte è uscito, ahinoi, il Gallo, con un problema all’inguine di entità ancora non conosciuta. Se è possibile creare l’espressione “sconfitte di Pirro”, beh: queste lo sono state. In attesa di news sulle condizioni di Jokic e Gallinari, ecco quelle, buone, sul talento. Il Talento, sì, subisce l’opera del tempo, ma non perde mai occasione di farsi vedere: parliamo di Vincredible Carter, che stanotte in 26 minuti ha scritto 14-5-6, deliziando tutti con 3 triple su 3, una delle quali, angolare, marcata e tirata avvitandosi, lui nemmeno si è voltato per vedere come finiva l’arco. Dubbi: no.

ORACLE ARENA, OAKLAND. CHARLOTTE HORNETS 111 – GS WARRIORS 126
Nel laboratorio dove si sta creando il basket del futuro i dipendenti di Michael Jordan han rischiato di farsi travolgere, invece alla fine è andata meno peggio di quel che il primo quarto faceva prevedere. 41-21 dopo la prima dozzina, con Steph (39-5-8 alla fine) che diceva 18 con 6 triple, forse ispirato dal padre. Il “vecchio” Dell, infatti, durante il riscaldamento del figlio, era intorno al tavolo quando gli è arrivato di fianco un pallone lanciato da Steph. Raccolto, tiro da quasi centrocampo wing-spot, tabellata, canestro. Los tres Curry tutti a segno stanotte. A segno con una certa insistenza anche il fratello di parquet di Steph, Klay (29-5-8, ma 26 nella prima metà). Durant si è limitato a 18-8-8. Alla fine, godendo di 30’ di utilizzo e di un po’ di semi-garbage time, il migliore esterno di Charlotte è stato Belinelli (16-2-7, 5/6 da 2), dopo l’altro uomo dal pino, il lungo Kaminsky che ha messo insieme 24+7 al ritmo di 1 punto a minuto.

Le altre gare in rapid-fire: Chicago esce dalle polemiche schiantando 128-100 OKC (Butler 28-4-5); Blake Griffin continua a riprendere confidenza infilandone 29 nel paniere dei Suns battuti in casa da ClipperTown; Rudy Gobert tiene fede al proposito di mostrare di esser stato escluso ingiustamente dallo ASG: lo score è 26+15, la vittima sono i Bucks al nono ko sulle ultime 10 gare; guerra di trentelli tra Monociglio Davis (31+12) per i Pelicans e Kentavious Caldwell-Pope (38-4-1) per i Pistons, che vincono in casa; i Cavs iniziano bene Febbraio seppellendo i T’Wolves nel secondo tempo (LBJ 27-8-12); i Pacers consolidano il loro sesto posto nella Eastern battendo i Magic ad Orlando mettendo 6 uomini in doppia cifra: nessuno sopra i 16 e tra quei sei non c’è PG13 (8-7-3, e problemi di falli).