Otto partite nella notte NBA, notte in cui per 4 volte la squadra col record migliore ha perso.
Notte, anche, di qualche polemica e delusione: legata al riposino di LBJ e Kyrie nella gara di LA contro ClipperTown. La NBA ha reagito con dispetto alla mossa di Cleveland, facendoci ricordare i titoli di qualche hard-boiled del cinema poliziesco italiano degli anni ’70. Il GM dei Cavs, Griffin, ha riassunto i feedbacks non esattamente positivi ricevuti dalla Associazione nella frase: yeah, they were not happy we benched LeBron. I fans di Cleveland accorsi allo Staples Center avevano le facce mogie, e non è un caso, proprio no, che, dopo tanti NE, abbia giocato uno dei rivali storici di James, l’uomo chiamato The Truth. Pierce ha totalizzato 7-6-3 in 14 mins: la sua entrata è stata una sfida aperta a James a scendere in campo, sfida non raccolta. Come sempre quando LeBron resta fuori i Cavs hanno perso: la gara non ha avuto storia e non grandi motivi di esser ricordata, se non per la prestazione di Blake Griffin (23-8-4), per quella di CP3 (0/8 al tiro, forse per pareggiare le assenze dall’altra parte) e per i soli 31 punti messi a segno dai Cavs nella prima metà. Continuando con le sorprese e rimanendo ad Ovest arriviamo alla W di Memphis vs gli Spurs, nella gara che era anche uno dei ritrovi di famiglia per i Gasol. Marc (16-5-7) batte Pau (8-9-1) sia di squadra che a livello individuale, e SA raccoglie la terza sconfitta in 5 gare, la seconda consecutiva, nonostante i 22-7-3 di Kawhi, mentre dall’altra parte Mike figlio di Mike metteva a referto 19-7-6. E’ stata una gara di alto reddito da parte delle panchine: 43 pti per quella degli Spurs, 38 per il pino dei Grizzlies. In pochi potevano aspettarsi la W, pur casalinga, di Chicago vs Utah. La gestione schizofrenica dello spot di pg da parte di coach Hoiberg ha riportato in quintetto Rajon Rondo, ridato vita, dopo averlo panchinato per nessun motivo, a Carter-Williams e accantonato all’improvviso Jerian Grant, scarso ma fino a due minuti fa titolare. Ovviamente, dopo avergli detto che non aveva posto nei piani per il fine stagione, anche Mirotic è andato in quintetto. Meno male che Jimmy-B ha dato il suo contributo (23-4-7 con 3 rec), e che dalla panchina si è alzato Bobby Portis per giocare la migliore della sua breve carriera: 22+5 con 13 tiri; Utah ha giocato come sempre a ritmo bassissimo, ma ha conosciuto la seconda consecutiva notte infruttuosa in trasferta, non riuscendo mai a segnare più di 23 pti in un quarto e terminando con un orribile 38% al tiro: nonostante il 13+13 con 5 stoppate di Gobert, il combinato 12/39 tra Hayward-JJ-Burks è stato fatale. Considerato il momento delle due squadre è stato abbastanza sorprendente anche il fatto che gli Hornets abbiano onorato il proprio campo battendo gli Wizards. Partiti male e poi tornati avanti con una bella rimonta, i Calabroni hanno cercato di perderla in tutti i modi nel finale, rimettendo una palla direttamente in mano a Bradley Beal per il -2 Wizards a pochi secondi dalla fine: il tentativo di suicidio non ha avuto esito, e Washington perde l’occasione di avvicinarsi ulteriormente alla élite della Eastern, non sfruttando la sconfitta dei Cavs. Belinelli (11-1-2) in panchina nei minuti decisivi, Batum poco appariscente ma molto sostanzioso (8-10-5); Wall e Beal discreti ma 11/30 al tiro. Per la W in trasferta più pesante della nottata passiamo ad Atlanta, dove i TrailBlazers hanno demolito gli Hawks. Privati all’improvviso di Millsap, infortunatosi al tendine di un ginocchio durante il riscaldamento, i Falchi hanno dato vita ad una prova imbarazzante, culminata nella cazziata “a cielo aperto” di coach Budenholzer a Dwight Howard: la Barbie, che aveva appena dichiarato di sentirsi un sicuro futuro Hall-of-Famer, continua nel suo sistematico disegno di metter sabbia e discordia in ogni organismo in cui si inserisca. Stanotte i Blazers hanno divorato la strada spinti da Nurkic (chiuso da Jokic in Colorado, sta andando alla grande in Oregon: 12-9-6 con 2 rec e 5 stoppate) e Lillard 27-5-5, ma non sono da sottovalutare nemmeno i 22 senza triple (19 tiri) di McCollum; per Atlanta il rookie DeAndre Bembry (NBA player di riferimento: Dray-G) ha messo a segno la settima stoppata in due gare, e il Turco ha avuto 23 con 11 tiri. Legata alla gara di Portland era quella dei Nuggets: la corsa all’ottavo posto della Western Conference è roba soprattutto loro. Privi di Danilo e Chandler, per due problemi non gravi che dovrebbero trovare guarigione in un paio di giorni, i resti dei Nuggets hanno perso vs Houston, ma han messo paura alla creatura di Mike D’Antoni: 109-105 il risultato finale. Coach Malone ha messo in campo 9 uomini: 8 in doppia cifra e il nono a quota 9+9, Mason Plumlee. Sul -2 a 14 secs dalla fine, Will Barton ha avuto il lay-up (facile) del pareggio, ma la sua nottataccia al tiro ha avuto la meglio: errore e 2/13 dal campo. Per Houston 40-10-10 (ma anche 8 perse) di Harden e per Denver 16-5-4 di Jokic; con la tripla-doppia di stasera, La Barba pareggia il conto con il centro serbo: partendo da Febbraio le triple-doppie erano 5 per Jokic, 4 per Harden. Triple-doppie? Come non parlare di Westbrook: stanotte solo 8 rimbalzi da accoppiare ai 28 e 10 delle altre categorie, quindi non incrementa la sua statistica, ma i Thunder hanno una facile W casalinga vs i Kings, in cui il centro greco …no, non Koufos, ma Papagiannis, totalizza la sua prima doppia-doppia in carriera a 14+11. Mettendo insieme i primi vagiti del Papa a Sacramento e di Zubac ai Lakers con Nurkic, Jokic e il futuro arrivo (pare ormai certo) del draft-and-stash dei Celtics, Ante Zizic, dobbiamo dire che si sta formando una notevole colonia di giovani centri europei (più giusto precisare: balcanici, in realtà) destinata a creare onde non piccole nella NBA del futuro prossimo e medio. Il recap termina alla Oracle, che ospitava il confronto tra Warriors e Bucks. Dopo un inizio tragico, che li portava sotto di 14 a metà primo periodo, gli Warriors si mettevano in Steph-mode (28-4-4 con 6/8 da 3). In 16 mins il parziale favorevole era di 50-17, e si capisce che nulla ha potuto arrestare quella marea. Grosse difficoltà per lo Pterodattilo Greco vs Green: Antetokounmpo finisce a 9-3-2 con 4/14 al tiro e -25 di plus/minus in 31 mins; valicare il muro di giocatori come Dray-G è l’ultimo passo che il Greco deve compiere per assurgere all’Empireo NBA, ed è un passo vicino, siatene certi.