8 incroci nella quint’ultima note NBA di regular season, ognuno di essi con qualcosa da dire.

BARCLAYS CENTER, BROOKLYN-NY. CHICAGO BULLS 106 – BROOKLYN NETS 107

Deboli di certo, asserviti al loro magro destino mai. Questi Nets hanno fin dai primi battiti di stagione evidenziato che ne avrebbero perse tante, ma nessuna con disonore. Guidati da uno degli allenatori che faranno parlare di sé nella NBA del futuro (prendetelo come l’ennesimo nostro vaticinio), sono sempre sembrati più Bulldogs che Nets, confermandolo anche stanotte. Era per loro l’ultima stagionale in casa, e hanno salutato il pubblico prima con una W in volata sui Bulls, poi con una bella cerimonia a centrocampo in cui ogni giocatore ha donato la propria jersey a un tifoso estratto a sorte. In teoria più motivati essendo in piena corsa-PO, i Bulls hanno quasi sempre inseguito, e sono rimasti sorpresi dall’animus pugnandi di BKN. Ora, anche per il risultato di Miami, Chicago è ottava e non ha vantaggi se non quello della serie stagionale vs gli Heat. Jimmy-B (33-7-4) e in generale il quintetto non hanno steccato per i Bulls, a parte Mirotic che ha avuto 0/5 da 3: è la panchina ad aver prodotto pochissimo (24-20-4 con 8/30 al tiro). Discorso opposto per il pino dei Nets (47-15-10), in cui spiccano i 19 di Spencer Dinwiddie, approdato a BKN proprio dalla D-League dei Bulls. Altra bella prova per il rookie da Michigan, il fragilissimo Caris LaVert (19+5 e NBA aka: Shaun Livingston), mentre Gemello Brook, che non ha vinto il derby con Robin (16+8), con i 13 di stanotte si è portato a soli 22 pti dal diventare il miglior realizzatore nella storia della franchigia, e dovrebbe riuscire a superare entro la fine della stagione il mitico Buck Williams.

 

THE SPECTRUM, CHARLOTTE. BOSTON CELTICS 121 – CHARLOTTE HORNETS 114

Gara difficile per i Celtics: era una specie di “must win”, perché venivano da 2 ko in fila, e nemmeno di quelli leggeri, vs Cavs e Hawks. L’hanno studiata, poi vinta, poi lasciata scappare, poi ripresa. Anche per via di un curioso dato ricorrente dei loro matches, nei quali, pur essendo la squadra che delle due prende più tiri, più rimbalzi, totalizza più assists, alla fine tirano la metà dei liberi degli avversari, e di quei liberi la metà se non di più sono a vantaggio di IT4. Dire che gli altri Celtics non godano di eccessivo rispetto arbitrale è ormai un dato di fatto, così come lo è la siccità che colpisce le fasi in cui Boston tiene Thomas in panchina. Scivolati sotto 104-97 nel quarto periodo, anche perché gli Hornets avevano iniziato l’ultimo parziale con 9/9 al tiro, negli ultimi 5 mins i Celtics hanno rifilato un sonoro 24-10 a Charlotte e agguantato la W. IT4 32-2-6, Crowder 15+9 e Olynyk, promosso in quintetto per un infortunio ad Amir Johnson, 13-11-4. Dall’altra parte Batum 31-8-3.

 

AMWAY CENTER, ORLANDO. INDIANA PACERS 127 – ORLANDO MAGIC 112

In questa gara la W dei Pacers ad Orlando poteva essere tranquillamente pronosticata: troppo il divario di motivazioni tra le due squadre, oltre a quello tecnico. PG13 a tuttotondo con 37-7-6, più la doppia-doppia di Turner (23+10 con 10/13 al tiro) e i 13 assists di Teague fanno la sfoglia in cui inserire la marmellata del figliol prodigo Lance Stephenson (8-6-3), che è tornato da un paio di settimane nel luogo dove era diventato una star, prima di cadere nel tranello di mille piccole pazzie, trasferimenti non fortunati, ed infortuni a catena. In pochi giorni e ancor meno gare, Lance il Matto è tornato idolo dei tifosi e dei compagni, ha dato ai troppo educati Pacers la giusta dose di cattiveria, ha già dato il primo rintocco ad una rissa, e ha istituito al termine degli allenamenti una scuola di trash-talking per i giovani della squadra. Per Orlando, su cui ad inizio stagione abbiamo speso il pronostico più sbagliato insieme a quello su Minnesota, può continuare a valere il parallelo con Minnie: non giocano mai in 5. Stanotte ok T-Ross (29-4-2), buono Fournier (23-2-2) e poi possiamo contare frazioni di 3 giocatori per farne uno superbo: 17 pti (Gordon), 10 rimbalzi (Vucevic), 10 assists (Payton).

 

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. MILWAUKEE BUCKS 90 – PHILADELPHIA 76ERS 82

Se Embiid non verrà considerato, stanotte il confronto tra Milwaukee e Phila avrebbe potuto avere il compito, oltre che dare ai Bucks i PO in via matematica, di decidere chi tra Saric e Brogdon ha più diritto di fregiarsi del titolo di ROY. Brogdon però è infortunato. Noi restiamo col Croato, anche se Brogdon sta, in questo scorcio finale di regular season, guadagnando molti voti, anche per via della richiesta fatta alla sua franchigia di dare in beneficenza i soldi che i Bucks stavano per spendere al fine di mettere in piedi una campagna mediatica per sostenere la corsa all’award di miglior esordiente. Chi non ha bisogno di campagne è lo Pterodattilo Greco (20-10-6 con 3 rec e 2 stoppate), aiutato da Greg Monroe (17-5-3), come spesso accade quando le gare sono facili e scontate. E’ un peccato che GM abbia una sola dimensione (quella offensiva) e che la usi in un quarto delle gare che gioca, perché i movimenti in attacco di questo giocatore sono sublimi, e i suoi piedi fanno invidia a Roberto Bolle. Per i 76ers 17+10 di Holmes, 14+8 di Darione, e 10-2-10 per TJ McConnell, pg n.1 tra quelle da tenere d’occhio il prossimo anno.

 

VERIZON CENTER, WASHINGTON DC. MIAMI HEAT 106 – WASHINGTON WIZARDS 103

Di nuovo confermato il nefasto potere del “Teorema Gortat”. Il Polacco gioca più di 18 mins, e addirittura più di 24? Wizards perdenti. Precisione matematica del teorema confermata non solo dal ko di Washington, ma dal fatto che i minuti-killer sono stati proprio gli ultimi 5 della gara, ossia quelli che hanno fatto superare i 24: 29 alla fine per Gortat, che è entrato al posto del ruvido ma positivissimo Mahinmi con i suoi sopra di 1 e li ha condotti alla sconfitta esibendo il “meglio” del suo non-repertorio difensivo, sia 1 vs 1 che in difesa di squadra. Il suo avversario diretto, Hassan Whiteside, ha avuto il secondo trentello stagionale (30-12-2 con 2 rec e 3 stoppate): ha segnato vs Mahinmi 7 punti, vs Gortat il resto. Ribadita la sciaguratezza della presenza del centro Polacco, resta da dire di una gara sempre a punteggio serrato, che gli Heat si sono ritrovati in mano grazie alla loro tenacia, agli ultimi 5 mins in campo per Gortat e anche per la marea di palloni buttati da Capitol City: 19, mentre gli Heat si son tenuti quasi dentro la regola aurea di coach Peterson, con 13. Guardando agli altri tabellini: Dragic 18-4-7, JJ 15+10 per Miami; per gli Wizards 21 (12 nel quarto periodo) di Gemello Markieff.

 

AT&T CENTER, SAN ANTONIO. LA CLIPPERS 98 – SA SPURS 87

Presto la solenne incazzatura di Pop durante uno degli ultimi TO, rivolta in particolar modo al povero Jonathon Simmons, diventerà virale. Però evidentemente il coach degli Spurs ha raggiunto il limite per lui tollerabile di ko casalinghi e inopinati: dopo quello vs i Lakers, altro regalo ad LA: Clippers i beneficiari. Gli Spurs han perso più gare in casa (10) che on the road (9). Stanotte sono stati decisivi i due quarti centrali: 60-47 il parziale a favore dei Clippers. Tutto il quintetto di ClipperTown in doppia cifra, e CP3 ha avuto 18-8-8. 28-5-5 per Kawhi non sono stati sufficienti, ed a parte Gasol (15+7), tutto il pino di Alamo ha fatto magra figura: 12-12-6 è davvero poco. Clippers ora appaiati a Utah al quarto posto ad Ovest: come che sia il posizionamento finale, tra loro due avremo un primo turno di PO davvero infuocato e da non perdere: livello altissimo.

 

MODA CENTER, PORTLAND. UTAH JAZZ 86 – PORTLAND TRAILBLAZERS 101

Ok. Ok. Non ci vuole molto a dirlo. Né a ricordarlo. Ma lui vive male la situazione di giocatore più sottovalutato della NBA; forse, fatti alcuni aggiustamenti temporali, di più sottovalutato della intera storia della NBA. Così, dovendo i suoi Blazers vincere per forza vs la quarta forza dell’Ovest, Damian Lillard, aka Dame, aka D-Lill, aka apprezzato dj e rapper, ha scritto un piccolo numero per la storia: 59. Punti. Massimo in carriera. 26 nel primo quarto, pareggia il massimo nella storia dei Blazers. 19 nel terzo quarto. 14 nel quarto periodo, segnando 3 triple consecutive. 18/34 al tiro: significa che ha preso un terzo dei tiri totali della squadra, infilando la metà dei canestri di tutti i Blazers. 9/14 da 3 (63%). Aggiungete 6 rimbalzi, 5 ass, 1 rec, nessuna persa. NO palle perse, ribadisco per i fans di Westbrook. Qualunque cosa fosse successa dall’altra parte, compresi i 13+11 con 4 stoppate di Gobert, sarebbe ovviamente scomparsa. Ora i Blazers hanno una gara e mezzo di vantaggio su Denver, e a due dalla fine è oggettivamente un vantaggio non piccolo. Immaginate Lillard al posto di Parker negli Spurs, o di Bradley nei Celtics….

 

ORACLE ARENA, OAKLAND. NO PELICANS 101 – GS WARRIORS 123

Non pensate alla W scontata di GS, o al fatto che fossero assenti, per Nola sia Boogie che Monociglio. O al riposo concesso da coach Kerr a Steph. Pensate che è tornato KD. E ha messo subito al doppia-doppia: 16-10-6. La Oracle torna a ribollire di tutta la classe di ogni giocatore, anche se il destino ha fatto sì che si infortunasse (caviglia, non si sa ancora quanto seria sia al distorsione) il giocatore che era stato acquisito da GS proprio al posto di KD, ovvero Matt Barnes. Mancano ancora 96 mins da giocare agli Warriors, ma i loro PO iniziano ora. Siete pronti?