Nottata intensa nella NBA. Prima un passaggio veloce poi 3 gare nei particolari nel nostro recap.

 

 

Gli Hornets non segnano nemmeno per caso e tirano pochissimo: 42% dal campo su 78 tiri soltanto è una sentenza inappellabile, davanti ai Bucks del Grande Grosso Pterodattilo Greco (32-14-6); il solo contento dei tanti errori è Dwight Howard che segna 8 ma può arpionare 22 rebs. Nello stesso fuso orario i Sixers sorprendevano Detroit alla Little Ceasars Arena, che ancora non suona come home per i Pistoni: Ben Simmons era già il primo rookie ad aver esordito con 3 doppie-doppie dai tempi di Damon Stoudemire, diventa il primo ad appoggiare al record anche una tripla-doppia nella quarta gara (21-12-10) con Embiid che spinge Phila ulteriormente con 30+9 in 15 tiri. Gli Hawks perdono ancora, a Miami, e il Beli è ancora più che discreto anche se meno incisivo che nelle due precedenti: 11-2-2 con 5/9 al tiro. Dopo il lancio del paradenti, espulsioni e multe varie, Steph Curry (29-8-4) e gli Warriors tornano a vincere a Dallas, gara senza storia da the half in poi, Warriors nervosi fino al riposo, sopra solo di 1. Gli Wizards vanno a vincere una gara tirata a Denver e restano imbattuti nonostante una notte da 3/13 di John Wall e la perdita di Gemello Markieff per un paio di settimane: spostato in quintetto il nostro amato Oubre risponde con 14-4-1, 2 rec e 2 stoppate e la solita grande difesa. Ed ora le 3 gare elette.

 

AT&T CENTER, SAN ANTONIO. TORONTO RAPTORS 97 – SAN ANTONIO SPURS 101

Spurs senza Leonard (e Parker), Raptors senza Valanciunas. Intanto che Pop e Messina aspettano Monsieur, in quintetto va il ragazzino di cui fin dal Draft ’16 vi stiamo parlando. Dejounte Murray è roba sopraffina, steal of the steals of the Drafts. Murray ha guidato la squadra in una seconda W in gara difficile dopo quella ottenuta vs Minnesota: il ragazzo è andato a 16-14-6 e viaggia, arrotondando, a 14-9-5 finora. La gara ha avuto atmosfera e durezza da playoffs, culminata in una rissa tra Aldridge ed Ibaka. Significativo che Pop abbia accolto LMA in panchina dopo il fattaccio con un sorriso compiaciuto: una certa “assenza” del giocatore, (positivo a cifre ma non altrettanto alla prova della reale incisività) era una delle cose rimproverabili all’ex Blazer, e vederlo con tanta garra in corpo ha fatto piacere allo staff. 26 cambi di leadership e 16 parità: ecco quanto equilibrato è stato questo confronto. A deciderlo, oltre Murray, i 20+8 di LMA ma più ancora i 17+8 con 5 stoppate di Danny Green, che pare tornato ai livelli delle Finals tra Spurs ed Heat. In casella ha solo 7 mins giocati, tanti 0 e 2 assists, ma se vi fidate…gran contributo ha dato Brandon Paul, guardia con fisicaccio, rookie 26enne da Illinois U., tanto tempo tra Russia Cina Spagna Turchia, arrivato alla corte di Alamo come gran difensore e in effetti contro di lui DMDR e Il Subcomandante si son divertiti pochino. Proprio quest’ultimo è stato incapace di liberarsi dalla gabbia creatagli attorno da Pop: Lowry ha terminato non solo con 3/13 dal campo, ma soprattutto senza idee su come venir fuori vittorioso dalla difesa Spurs. DeRozan (28-2-4 con 3 rec) e il centro tedesco Poeltl (10+12 con 4/5) i più positivi tra i Raptors, mentre il centro brasiliano Nogueira non riesce ad uscire dal meccanismo un passo avanti-un passo indietro.

 

TOYOTA CENTER, HOUSTON. MEMPHIS GRIZZLIES 98 – HOUSTON ROCKETS 90.

Chris Paul starà fuori, pare, un paio di settimane. Ma è abbastanza necessario ai Rockets, perché la Houston della scorsa stagione (meno Patrick Beverley) ha preso una bella tranvata dai Grizzlies. Non è il punteggio quanto il modo. Memphis è stata avanti i primi e gli ultimi 2 mins della gara: in mezzo i Rockets hanno avuto plurimi vantaggi in doppia cifra, senza riuscire a prendere il largo e naufragando nei 240 secs finali. In generale tutto l’ultimo quarto è stato disastroso per i Razzi, che hanno trasformato il loro gioco veloce e tripleggiante in un inguardabile luna park di archi da distanze impossibili quando l’orologio dei 24 era ancora troppo giovane od ormai morente. La difesa di coach Fizdale ha infatti obbligato fisicamente, con un body-checking continuo davvero asfissiante, i giocatori di D’Antoni ad occupare spazi di mezzo metro arretrati rispetto alle abitudini. In particolare nel quarto periodo, prova ne è la rissa Harden-Chalmers dopo un prolungato contatto tra La Barba ed Ennis. Vi diranno che è stata decisiva anche una palla persa dei Rockets generata da un arbitro troppo dentro al rettangolo di gioco: vero, ma solo in parte, perché il disastro era già ampiamente avviato. Memphis si ritaglia, in questo inizio di stagione, il ruolo di Ammazzagrandi e appende lo scalpo di Houston dopo quello di GS. Riflettiamo su quanto antipatica, ruvida, assillante possa essere la loro difesa se sia Curry che Harden ne sono usciti non solo sconfitti, ma coi nervi esplosi. Altra caratteristica di Memphis è quella di poter schierare, con Conley-Gasol-Evans contemporaneamente in campo, una line-up dal QI cestitstico forse mai visto dai tempi di Bird-DJ-Walton: davvero un distaccamento del MIT in salsa-basket. Il lato oscuro è che quel terzetto, ad occhio, assomma anche la maggior quantità di gare perse per infortunio sia possibile trovare in un trio della stessa squadra…e a MEM c’è pure Chandler Parsons (5+3 stanotte e ben 134 gare perse in 6 anni di NBA). Tornato in campo a 8 mins dalla fine, sul -8, Mike figlio di Mike ha chiuso il quarto con 11 pti, anche se sarebbe ingiusto togliere la palma del MVP a Marc Gasol, 26-5-2 segnando 10/10 dalla lunetta e finendo con anche 2 stoppate, entrambe nel quarto periodo e assolutamente decisive. Nei Rockets Harden e Gordon (per lui cerimonia all’inizio con consegna del Trofeo di 6th Man 2016-17) hanno tirato entrambi 8/20, La Barba per 22 e Gordon per 27; proprio il giorno dopo aver detto di conoscere la pressione perimetrale dei Grizzlies e di sapere di dovere e potere (con tanta prateria libera dietro la riga delle triple) attaccare di più in palleggio, il buon Eric ha mollato da 3 “solo” 15 dei suoi 20 tiri: di buone intenzioni….eccecc.

 

TALKING STICK RESORT ARENA, PHOENIX. SACRAMENTO KINGS 117 – PHOENIX SUNS 117

Gara della bassa classifica della Western Conference: se non belle almeno sono di solito divertenti e ad alto punteggio. Questa è stata anche incerta fino alla fine, con le squadre a scambiarsi la leadership e a provare ad infilare reciprocamente l’ultimo chiodo. SAC con l’immenso Garrett Temple (23 con 6/8 da 3) aveva rimontato e pareggiato, Booker (22 col 50% dal campo) riportava con una tripla i Suns avanti, ma di nuovo Temple e poi Fox (19-5-4 con 3 rec) davano un +2 ai Kings. Dall’Europa e dal Baskonia interveniva Mike James (18-2-7 e +11 di plus/minus), che con un bacio alla tabella in penetrazione pareggiava  e dava coraggio ai Soli per chiuderla nonostante Temple avesse l’ultimo tiro. Buona la prima, insomma, per coach Triano, che ha preso il timone da “associated coach” (tutore..) che era, chissà se ad interim o per la stagione: esperienza da capo ne ha, lo è stato a Toronto in anni non facili per i Canadesi. Earl Watson silurato dopo 3 gare perse con scarto medio di 30.6 pti, dunque: era logico, naturale, e non avrebbe mai dovuto diventare, lo scorso anno, head-coach. L’altra notizia che domina in Arizona è lo status pubblicato da Eric Bledsoe che ha portato a definitiva chiarezza la posizione dell’ex Kentucky: non ne vuole mezza di stare a Phoenix. Lo status pubblicato era una foto del giocatore in maglia Suns e la scritta “Non voglio essere qui”. Bledsoe si è comicamente giustificato dicendo che la foto era una sua immagine in generale, per auto identificarsi, mentre la frase era riferita al fatto che in quel momento si era rotto di stare dal parrucchiere di sua moglie in attesa della consorte. Nice try, Eric…..e tanti saluti: la risposta del management dei Suns che ha ora in vetrina il giocatore, verso lidi più gradevoli, chissà. In fila sono tanti: NY, Lakers, Nola (dove troverebbe altri due da Kentucky, Davis e Cousins, ma il salary cap non è amico), persino i Cavs (Rose già mezzo infortunato dopo 3 gare, IT4 ancora infortunato e rientrante non prima di Gennaio, anche qui il cap è nemico, ma a CLE nemmeno ci fan più caso..).