Finalmente Bob Dylan si è degnato di accettare pubblicamente il Nobel e ringraziare.

Nel celebrare l’evento, il nostro titolo vuole dire anche che bisogna saper guardare e comprendere i cambiamenti. Lo scorso anno in totale nella NBA sono state tirate più triple che liberi, e anche quest’anno sarà così: l’inizio di stagione ci dice questo. Penso sia ora di deporre l’atteggiamento di sorpresa e snobismo verso il modo in cui il gioco sta evolvendo, e inziare a guardarlo solo analiticamente e in maniera partecipata. In fondo, la sorpresa e lo snobismo dovrebbero aver avuto il loro sfogo già ai tempi del Cibona di Aza, Drazen e Cutura; tempo passato da allora: tanto, e più che sufficiente.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. ATLANTA HAWKS 104 – PHILADELPHIA 76ERS 72
Come è possible, in una partita persa di 32, trovare buone notizie per gli sconfitti e cattive per i vincitori? Possibile se, per esempio, si guarda ai due centri titolari. Dopo un eccesso generalizzato di enfasi da parte della maggioranza dei commentatori per l’esordio stagionale a 11+19, Dwight Howard (2+7 e 4 falli in 19’) è immediatamente tornato ad essere La Barbie, e il confronto con il giovane centro dei Sixers Joel Embiid (14-2-1 con 3 stoppate e 1/1 da 3) è stato impietoso. Impietosi anche gli arbitri, che hanno tenuto fuori dal campo il Camerunense con almeno due falli inventati contro di lui (uno su Millsap uno contro La Barbie). I Sixers hanno tenuto il campo solo nel primo quarto: per quanto più volenterosi ed organizzati che nelle ultime due stagioni non hanno i mezzi tattici per essere continuamente produttivi, e si arrendono alle prime difficoltà, rappresentate stanotte da una siccità durata quasi 7 minuti. Colpa soprattutto della panchina, e terminata da un long-two del Chacho Rodriguez (14-4-5), tornato in campo dopo essere entrato nello starting 5: Croazia, Camerun e Spagna nel quintetto partente dei Sixers. Proseguendo con le cattive notizie: non si capisce cosa ci faccia in questa lega Nik Stauskas, preteso tiratore che non infila nulla da nessuna posizione, e perde palloni con frequenza rivoltante; e sono già tornate nei ranghi le orazioni per l’arrivo ai livelli attesi di Timmy Hardaway Figlio, 3/11 (1/6 da 3) in 19 minuti. Il giustiziere silenzioso dei Sixers è stato Korver (15-2-3), con l’aiuto di Millsap (17-4-4) e Schroeder (11-3-11). L’altro centro di Philly, Okafor, offeso per non essere entrato in quintetto, ha di fatto scioperato, giocando con atteggiamento irritante: considerate anche le rimostranze vs il Front Office di Nerlens Noel, attualmente infortunato, direi che il clima ai Sixers è tutt’altro che positivo. Attendendo, ovviamente, Ben Simmons.

THE SPECTRUM, CHARLOTTE. BOSTON CELTICS 104 – CHARLOTTE HORNETS 98
Dopo che AT&T ha comprato TimeWarner, l’Arena di Charlotte ha cambiato nome. Stanotte gli stipendiati da Jordan hanno perso contro i Celtics pagando un pessimo inizio (21-8, 26-12). Pagando la serata stellare di Avery Bradley (31-11-4 con 8/11 nelle triple). Pagando la serie di triple iniziale dei Celtics (5/6, tutti i primi 15 punti di Boston sono arrivati dietro l’arco) che hanno poi mantenuto ottime % nelle triple finendo 8/18 il primo tempo e 15/31 la partita. Pur non essendo gli Hornets possessori di un attacco stratosferico, stanotte i Celtics hanno difeso meglio che nelle prime 2 gare stagionali, e hanno tenuto Charlotte sotto i 100. Miglioramento, certo, ma da non festeggiare troppo: la misura delle potenzialità e delle abitudini offensive degli Hornets è data dal fatto che Papa Joe’s Pizza offre in città il 50% di sconto quando i ragazzi vanno bene in attacco, e Papa Joe ha fissato la misura del “bene” in 95 punti…quindi pizza scontata anche con la sconfitta sulla groppa. Nel buon inizio Celtics (per il quale rimandiamo alla canzone di Dylan) ha contato molto anche l’apporto sugli aiuti di Al Horford (14-4-3), che ha silenziato le smanie iniziali di Kemba Walker (29-2-3) con 4 perfetti aiuti di fila: palleggio deviato 2 volte, una rubata, un contenimento+dirottamento verso Crowder (9-9-4 con 3 rec e 2 stoppate) che poi rubava la palla a Kemba. Charlotte è formazione ottimamente allenata da Steve Clifford, e tratta ogni pallone come un diamante: anche stanotte solo 8 perse, nonostante l’infortunio (stiramento o strappo ai flessori) di Jeremy Lamb. Dall’altra parte i Celtics hanno perso 10 palloni nel primo tempo, ma hanno messo le dita nelle falle della barca con solo 3 turnovers nei 24’ finali. Male il Beli, 5 con 1/6 dal campo.

GOLDEN1 CENTER, SACRAMENTO. MINNESOTA T’WOLVES 103 – SACRAMENTO KINGS 106
A volte si ha l’impressione che i grigi NBA arbitrino anche per donare spettacolo agli spettatori, compresi quelli tele. In questo caso ci riferiamo, con la parola spettacolo, alle arrabbiature di DeMarcus Cousins (29-7-4), e al fatto di cercare di innescarle, perché è impressionante la differenza tra i falli che gli vengono fischiati contro, spesso veniali, e quelli che NON gli vengono fischiati a favore, spesso veri colpi da WWF. In ogni caso, stanotte si preso “solo” un tecnico, ma nel finale ha rischiato che una mezza gomitata a Dieng (che lo aveva falleggiato diciamo 5 volte in 5 secs, 14+13 per il Senegalese) venisse sanzionata come flagrant (e conseguente espulsione). Lui è una perenne bomba innescata, ma fanno di tutto per aggiungere pirite. Minnesota ha rimontato fino a pareggiare a 3’ dalla fine, 96 e poi 100 pari. Il gioco della partita è stato una stoppata in aiuto di Matt Barnes su KAT (15-6-4). Oltre al grande difensore e a DMC, uno degli artefici della W dei Kings è stato Ben McLemore, che in 18’ ha scritto 13, con 2 triple fondamentali nel quarto periodo. Importantissimi anche 4 pti nel finale di Gay (28+5). Minnie rimane prigioniera del difetto che per ora il lavoro dell’allenatore-star Thibodeau non sembra esser riuscito a emendare: bellissimi (Wiggins 29, LaVine 21), ma inconcludenti. E se nell’azione decisiva finisci a tirare con Dieng da 3 (air-ball) le colpe non sono solo dei giocatori. Volgendo lo sguardo alla panchina di fianco, un piccolo (è solo la 3’ partita) complimento va a coach Joerger, che un’impronta di sé sulla squadra già sta lasciando, e mette i Kings ad un inaspettato 2W-1L.

MSG, NEW YORK. MEMPHIS GRIZZLIES 194 – NY KNICKS 111
Dire che Rose sta rifiorendo nel Garden è una tentazione cui non ci sottraiamo, ma è pur sempre verità. Insieme ad una % di tiro insolitamente decente per lui negli ultimi 13 mesi (6/13), D-Rose è stato autore di una partita orgogliosa e da vera pg in possesso della squadra: 13-4-3, con 2 rec, 1 stoppata e nessuna persa. Più di lui ha contribuito solo The Unicorn, che dalla Lettonia ha consegnato 21-5-2 con 1 stoppata. Per Melo è stata una gara dall’ufficio, con il solito ventello e il solito 33% al tiro di quando preferirebbe stare a letto, mentre cominciano a vedersi bagliori della concretezza di Noah: 6-10-7, con particolare enfasi da porre sui 7 assists e sul miglior +/- dei suoi: +16. Memphis ha avuto poco da Mike figlio di Mike, che ha perso il confronto tra pg’s vs Rose, e ha dovuto come spesso le capita fare slalom tra gli infortuni: Parsons (avevate dubbi?), Allen, Brendan Wright per vari motivi out, e quintetto obbligato per Gemello Andrew (Harrison: orrendo), e James Ennis, forse il migliore dei Grizzlies (16-4-1 con ottime %), considerando che il 20 di Gasol è stato corroborato solo da 6 rimbalzi, e che lo Spagnolo ha avuto la stessa % di Melo; se il ventello infilando un terzo dei tiri può essere tollerato da NY perché Carmelo ormai è solo travestito da prima opzione offensiva di NY, lo stesso rendimento non può esser sopportato dai menomati Grizzlies.

QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND. ORLANDO MAGIC 99 – CLEVELAND CAVS 105
Possiamo cominciare a dubitare del nostro pronostico che vedeva Orlando come quarta forza della Eastern? Forse sì, perché una partenza 0-3 non è un bel viatico. Però stanotte hanno impensierito i Cavaliers: la dimostrazione sono i 39 minuti per LBJ, 37 e 33 di Kyrie e Love rispettivamente. Il Prescelto dice 23-6-9, Uncle drew risponde 20-4-2, il Californiano chiosa con 19+5. Orribili, a cavallo del 29%, entrambe le squadre oltre l’arco, ma i Cavs non hanno mai smesso di bombardare, e dalle 37 triple, alla fine, sono emersi i punticini della W. Due dati dimostrano infatti, se parametrati al -6 finale, quanto Orlando abbia dato fastidio agli uomini di coach Lue: i Cavs hanno preso 10 rimbalzi in più e, anagrammando, perso 11 palloni in meno; per il resto sono stati outplayed da Orlando, ma la supremazia nelle % globali e da 2 non ha permesso ai Magic di agguantare la W. E qui torniamo ancora una volta al titolo e all’incipit del nostro recap. Sempre buono il Francese di Orlando: 22-2-5 per Fournier.

UNITED CENTER, CHICAGO. INDIANA PACERS 101 – CHICAGO BULLS 118.
Belli questi Bulls, brutti questi Pacers, finora. Bulls aiutati da 2 gare casalinghe, Pacers che di 3 ne han giocate 2 in trasferta, perdendole. Perplessità sull’utilizzo di Paul George (20, ma 1 solo rimbalzo) da parte di coach McMillian: non tanto per il ruolo quanto per una dose esagerata di riposini, che erano costati per esempio la rimonta e la sconfitta vs BKN. Buona notizia per Indiana la continua evoluzione di Myles Turner (20-4-2 e 3 stoppate). Chicago ha trovato la prima volta da leading scorer di Dougie McDermott, 23 e 5 triple su 6; i Tori in doppia cifra son stati 6, ma il dato che può far felice per stanotte coach Hoiberg è nelle % del quintetto: forse perché mandati a tavola da RR, i 5 partenti di Chicago hanno tirato 24/39, e l’unico sotto media è stato proprio Rondo, per il quale, si sa, tirare non fa parte del Creato, anzi, è spesso secondario nel suo basket.

PEPSI CENTER, DENVER. PORTLAND TRAILBLAZERS 115 – DENVER NUGGETS 113 (OT)
Nella notte scarsa degli Italiani c’è anche la bruttissima giocata del Gallo sull’ultima palla per i suoi Nuggets: Danilo rivendica un fallo subìto, ma è lui a tirare una ginocchiata al difensore, in realtà. Dall’errore l’azione dei Blazers che, con D-Lill (strano..), andranno a segnare il lay-up e vincere, lasciando solo 3 decimi sull’orologio, inutili. Denver ha avuto molte occasioni per scappare via nei tempi regolamentari e anche nell’OT (sopra di 7 a meno di 2 minuti dal 45′), ma la creatura di Stotts si regge ormai su gambe solide, continuamente rinvigorite e riempite di coraggio da un giocatore assolutamente strepitoso: Dame, appunto. 37-5-7, lasciando stavolta il trono di squadra dei rimbalzi ad Aminu e McCollum (12 e 10) ma riprendendosi quello degli assists. Per mollare quello dei punti c’è tempo, anche se i 23 di McCollum hanno aiutato non poco. Il migliore dei Nuggets è stato il lungo Nikola Jokic, usato ancora INSIEME al “gemello” Nurkic: si tratta del giocatore che ha contribuito a mettere la Serbia sul podio d’argento alle Olimpiadi e che stanotte ha messo in fila un 23+17, aggiungendo 2 pizze, 4 rec, 1 stoppata, 1 persa; è il giocatore che secondo coach Michelini, commentatore NON NBA-oriented, non ha la faccia giusta per giocare a basket ad alto livello. La faccia…(ma in compenso Tessitori è un grandissimo talento….Tessitori…). Per il resto, il 4/16 del Gallo è il dato peggiore, ma tutta la squadra si è attestata su un inglorioso 38% dal campo.

AT&T CENTER, SAN ANTONIO. NO PELICANS 79 – SA SPURS 98
95 in due gare (Davis), 65 in due gare (Kawhi), c’era attesa per NO vs SA anche in virtù di questo MVP-challenge. Il vincitore è chiaramente l’ala degli Spurs, sempre meno Hidden MVP. Al momento solo Lillard gli sta al passo. Solo 2 in doppia cifra per i Pelicans, ed entrambi sotto ai 20 (18 per Davis, altrettanti per E’Twaun Moore) dicono ancora cose favolose della difesa di Pop e Messina. Il coach italiano si è guardato tutta l’estate, tra l’altro, Ryan Arcidiacono, la pg di Villanova U. campione NCAA, e anche se il bianchetto italoamericano non è riuscito a fare la squadra agli Spurs, siamo certi che un pensierino alla italianizzazione sta attraversando la mente del coach dell’Italia, anche se per il momento il suo lavoro è tutto per gli Spurs, che sono 3-0. Oltre a Kawhi (20-4-3 con 2 rec e nessuna persa) ha fatto una gran gara Paddy Mills (18-1-5), promosso in quintetto. No, le nostre previsioni di rivoluzione nei ruoli tra lui e Tony Parker non si sono avverate (ancora…): si è trattato del primo dei riposini che Pop concede ai suoi veterans (anche Ginobili sotto le coperte). Si conferma la buona vena dei due atletissimi di SA: per l’esterno Simmons 11 pti, per il centro Dedmon 5+6. L’idolo nostro Bertans in 12’ di garbage assoluto ha 4 tiri, 3-3-1, 1 stoppata, 1 persa: mai messo in fila per la timidezza.

BRADLEY CENTER, MILWAUKEE. BKN NETS 108 – MILWAUKEE BUCKS 110
I Bucks mettono la prima croce nelle W. Lo fanno contro i Nets, che, pronosticati per essere una squadra di seconda fascia di Eurolega (o anche: vincitori a mani basse della imbarazzante neonata Champions League FIBA), si stanno dimostrando tostissimi e dediti al mantra del Refuse-to-Lose: anche stanotte han rimontato nel finale, vincendo di 5 il quarto periodo. Insomma, nonostante tutto, la palma della Vergogna nella NBA spetta ancora ai Sixers. Bogdanovic 26-8-2, J-Lin 12 con 10 ass, e la nostra scoparta Kilpatrick 15 dalla panchina per i Broccolini; lo Pterodattilo Greco 21-11-3, Rashad Vaughn 22 in 27’ con 6/12 nelle triple, con Teletovic che spara tre volte da 3 infilandone 2, per i Bucks. Tra Vaughn e Three-letovic salterà fuori quello che prenderà il posto in quintetto di Tony Snell, finora sciagurata trade di Jason Kidd (dopo quella che ha mandato via ormai due anni orsono Knight).