11 gare nella notte NBA, 2 al supplementare.
Cominciamo da Ovest, dove Lakers vs Mavs era un tanking-derby perso nettamente (124-104) dai Texani di Mark Cuban, primo owner ad affermare pubblicamente “losing is the best option for us this year”. Secondo le sfumature alcuni lo chiamano tanking, altri the process, altri rebuilding: a nessuno venga in mente di paragonare le parabole obbligatorie dello sport pro USA al lerciume accaduto in Puglia e fin troppo blandamente sanzionato dalla FIP. La gara di L.A., con 8 Lakers in doppia cifra, ha visto tornare sulle tavole dopo lungo stop Lonzo Ball, e pianpiano I.T. sta ritrovando un buon feeling con il gioco (17-2-4 con 2 rec). L’altra Los Angeles continua a lottare per un posto PO battendo i Suns (128-117): Gallinari di nuovo infortunato (mano destra, nello stesso giorno di Italia-Olanda….), e Tobias Harris a 30-12-4. I Blazers a Salt Lake City (100-81) interrompono la serie di W consecutive dei Jazz con 50 dei soliti Lillard+McCollum, e la metà esatta dei loro diretti avversari Rubio+Mitchell: il quintetto di Utah somma un plus-minus di -87. Finale al cardiopalma sigillato da una schiacciatona di Mason Plumlee a Denver: 122-119 per i Nuggets vs San Antonio, che da questa sconfitta riceve parecchie bad news. Perde anche quando segna tanto, perde perché se segna tanto difende poco, perde nonostante un LMA da 38+5 e un Pau da 12+12. Perde perché il buco lasciato da Kawhi Leonard apparentemente out per la stagione non è riparabile. Pop e Messina, già non degli allegroni, sono sempre più cupi, e il futuro non è molto chiaro ad Alamo. Leonard vuole andarsene? Pop si ritira? Messina cerca di essere capo allenatore altrove? L’età media, poi, è altissima. Per Denver altra tripla doppia per il Serbo dei Serbi: Jokic 28-11-11. Non solo ha il record per la tripla-doppia più veloce in meno di 15 mins di gioco effettivo, ma ha raggiunto la dodicesima t-d in un numero di gare e minuti inferiore a quello di qualsiasi altro giocatore nella storia. Torniamo in Texas per la W dei Rockets su Minnesota. Minnie aveva condotto per ampie porzioni dei primi due quarti, era ancora in partita quando, a poco più di 3 mins dalla fine del terzo periodo, si è infortunato Jimmy Butler. Prima diagnosi: rottura del crociato anteriore, ma c’è ancora chi spera in qualcosa di meno grave. 3 certezze: il giocatore ripeteva “it’s torn, it’s torn”, dopo la sua uscita i T’Wolves sono crollati finendo per perdere di 18 (120-102), e Minnesota vede a rischio la sua stagione di colossale rinascita. Per i Rockets grande Capela (25+11, 10/11 al tiro), per Minnie il solito Towns 18+13. Attraversando il Grande Fiume arriviamo in Louisiana col primo OT: Pelicans 116-115 sugli Heat. Miami in vantaggio di 8 a 11 mins dalla fine grazie a 56 pti in the paint vs i 36 di Nola: ha infilato però un ultimo quarto da 5/20 al tiro con aggiunta di 6 palloni persi. Dragic (30-9-8) e Wade (16-4-5) gli ultimi ad arrendersi, anche se mai in sincrono: o uno o l’altro, la convivenza non sembra facile dopo il ritorno di D-Wade, da cui evidentemente Dragic si sente usurpato/minacciato. Le grandi prestazioni di Davis (45-17-2 con 5 rec e 5 stoppate) non sorprendono, ma i Pelicans hanno trovato anche un concretissimo ed intelligente JRue Holyday (29-7-9) perfetto nel condurre il p’n’roll con AD, sia nel decidere di dargli la palla sia nel decidere di stare in proprio come nel canestro della W. Stanotte i due Pels più talentuosi son stati aiutati da Ian Clark (21 con soli 11 tiri), ex GS rimpianto da Kerr. Ancora Midwest per Memphis vs Cleveland: i Cavs provano a rendersi da soli la vita difficile nei primi due quarti, poi decidono non sia il caso e sbrigano un secondo half da 58-40; in ogni caso riposi vietati per LBJ (37 mins, 18-14-11). Gli Wizards cadono miseramente vs Charlotte: Washington è stata penosa (122-105), cedendo proprio nel punto forte, la difesa. Beal si salva per i numeri (33-6-6), mentre negli Hornets è uscito da lungo letargo Kaminsky (una specie di Bargnani USA, 23 con 6/9 da 3). Ormai siamo tutti ad Est, dove diamo merito ai Pacers di essere stati nelle ultime 3 settimane una delle migliori squadre della NBA, con record di 10-3 alimentato anche stanotte vs Atlanta grazie anche ad una gran gara di Sabonis Minore (21+13). Altre due squadre erano a caccia della 10ma W nelle ultime 13: MIL e TOR si affrontavano in Canada, e ne sono usciti vincitori i Cerbiatti (122-119) in OT. Dopo inizio pro-Raptors, i Bucks si scatenavano in un secondo periodo da 42 pti, dopo il quale la rincorsa dei Rettili era difficile ma compiuta, grazie a DMDR (33-8-4) e Siakam (5 dei suoi 7 panieri nel 4’ periodo). Toronto partiva meglio nel supplementare (5-0), ma poi erano solo punti di MIL: 10 in fila comprese due triple del quarantenne Jason Terry (14 con 4/5 da 3). Per la cronaca: Pterodattilo Greco a 26-12-6 e, sia a fine regolamentari che supplementare, negati 2 and1 a Valanciunas (10+8). Ultima gara a Detroit, dove i Celtics interrompono la serie negativa. W (110-98) ottenuta con la miglior gara della breve carriera del germanico Theis (19+7), e ben 65 pti dal pino, anche grazie al rientrante Marcus Smart (12-3-6 e come sempre Ministro della Difesa). Boston non sembra comunque guarita. Al momento è del tutto priva di gioco interno (Horford il centro titolare: 5 padelle da sotto e due centri da 3), aveva iniziato subendo di tutto nel pitturato e al momento del pareggio a 32, solo 5 di quei punti venivano in the paint. D’altro canto, a metà gara, i Celtics avevano ben 17 canestri assistiti su 21 (30/41 alla fine), a testimonianza che il talento globale è altissimo e ben allenato, ma manca un vero BigMan. Per Detroit malissimo Griffin (5/19 dal campo, scalpo il cui merito dividiamo tra Horford e Theis), benissimo una delle nostre scoperte più difficili e riuscite, Ish Smith: 20-2-6 con 9/11 al tiro, dopo 8 centri ha sbagliato il primo tiro solo a 2 mins dalla fine del terzo quarto.