Nottata di gare di inizio stagione, con alcune trombe che continuano a squillare fortissime.
STAPLES CENTER, LOS ANGELES. UTAH JAZZ 75 – LOS ANGELES CLIPPERS 88
Gara piuttosto lenta allo Staples, dove nessuna delle due squadre ha illuminato la nottata. I Clippers la portano a casa senza dover usare troppo mordente. Con Favors che non entra mai seriamente in partita, Diaw che continua a viaggiare a 0 di media, Hood e Johnson che sparano senza colpire l’impresa per i Clippers è fin troppo semplice. I padroni di casa difendono comunque bene, limitando ogni accenno di rimonta degli avversari, rimanendo attenti a non alzare troppo il ritmo, accompagnando il vantaggio maturato tra secondo e terzo atto all’uscita del palazzo. Migliori tra i vincitori Blake Griffin (18-10) ed Austin Rivers (19), con DeAndre più impreciso del solito e CP3 apparentemente svogliato. Non solo negli occhi e nel linguaggio del corpo di Chris Paul, ma in quelli di tutta la squadra si legge una preoccupante mancanza di voglia. Nessuno mette in campo grande agonismo, nessuno particolarmente disposto a correre quel metro in più. Probabilmente comincia ad instillarsi tra i paperopolesi la consapevolezza di non poter aspirare a nulla di diverso da quanto raccolto negli ultimi anni, non dovesse invertirsi questa tendenza potrebbe diventare parecchio pericolosa.
TALKING STICK RESORT ARENA, PHOENIX. GOLDEN STATE WARRIORS 106 – PHOENIX SUNS 100
Sia nel risultato che nello svolgimento, questa gara è emblematica di quanto i nuovi Warriors+KD siano ancora un cantiere aperto. Le carenze difensive e la panchina di basso livello sono problemi che ci aspettavamo tutti. E puntuali arrivano già dalle primissime battute. Dopo aver fatto segnare più di 120 agli Spurs, che tutto amano tranne correre troppo, stanotte devono scomodare una prestazione quasi perfetta di Durant per portare a casa la W contro gli sgangheratissimi Suns. KD tira 10/16 dal campo e 15/16 dalla lunetta, per un totale di 37 punti, giocando però troppo spesso di suoi istinti che nel sistema di letture veloci di Kerr, che senza la difesa solida degli anni scorsi non sta riuscendo più così bene. A supportare KD c’è Steph che chiude con 28, mentre il fratellino dello splash e Draymond Green tirano malissimo. Dall’altra parte i Suns credono dal primo all’ultimo minuto nel miracolo, sfruttando la seconda performancen da “tiratutto” di TJ Warren e l’energia di Eric Bledsoe, vittima di un grottesco errore di stampa che lo fa giocare col nome “Beldsoe” cucito dietro le spalle.
AMERICAN AIRLINES ARENA, MIAMI. SAN ANTONIO SPURS 106 – MIAMI HEAT 99
Partita tirata, con l’infortunio di Kawhi a dare spazio agli Heat. Leonard ha riportato infatti un piccolo taglio, fortunatamente poi rivelatosi sotto l’occhio, che lo ha costretto a rientrare più tardi dopo il lungo intervallo. Gli Spurs senza di lui avevano vanificato il vantaggio di 18 lunghezze accumulato dopo il secondo periodo. Magicamente rientra Kawhi (chiuderà a 27) e con tanto di benda va all’arrembaggio del tesoretto rubato dagli Heat (un punto di vantaggio), servendo un assist a Mills per una tripla, e recuperando poi palla per segnare in contropiede. Da lì in poi gli Spurs non si troveranno più in svantaggio, e la prestazione da All Star di Whiteside (27-15) non sarà sufficiente a cambiare il discorso. A parte la prima grande prestazione in maglia neroargento di Gasol (20-11), a fare la differenza è la panchina. Dal pino gli Spurs raccolgono 43 punti contro i 14 di Miami. Le percentuali sono altrimenti abbastanza simili, bella prova quindi per gli Heat che dimostrano di poter provare a giocarsela contro avversari difficili. Oltre ai già citati 25 e tantissimi palloni giocati per Dragic e 18 come al solito di puro ossigeno per Mills, schierato per più minuti di Parker.
THE PALACE OF AUBURN HILLS, DETROIT. MILWAUKEE BUCKS 83 – DETROIT PISTONS 98
Detroit parte fortissimo, nonostante gli infiniti sprechi di Marcus Morris, che tira 4/16 e 1/8 al bersaglio grosso, sbagliando in alcuni casi tiri apertissimi che avrebbero potuto fare il risultato ancora più rotondo. Rotondo per la prima volta è stato Bimbone Drummond, che chiude a 20-23 mangiando troppo spesso sulla testa di Plumlee e Monroe. Dall’altra parte ci prova il nostro prediletto pterodattilo greco che però non è in serata da grande scorer e tira male nonostante i 17-8-8. Le bocche da fuoco dei Pistons funzionano invece più che a dovere, Harris ne mette 16 e KCP 21, riuscendo sempre a dare continuità all’attacco anche mentre i Bucks andavano a caccia di parziali. L’assenza di Middleton non è mai stata così pesante, guardando anche alla prestazione di Snell, opaca anche perché poco coinvolto dai compagni.
CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKLAHOMA CITY. LOS ANGELES LAKERS 96 – OKC THUNDER 113
Seconda tripla doppia consecutiva per Russel Westbrook, che nella nuova veste “ora faccio quello che voglio” è impossibile non stare a guardare. 33-12-16 con 5 triple su 6 stanotte, ma è uno di quei casi in cui i numeri non rendono giustizia, Russ è sempre presente, anche in quelle rare azioni in cui non porta palla. Se non coinvolto dall’inizio del possesso, apre il campo, va a contendere il rimbalzo, esce dai blocchi per tirare. La difesa dei Lakers nella notte è stata pessima, specialmente nella protezione del ferro. Il numero 0 ha potuto fare praticamente sempre ciò che voleva, liberando sé stesso oppure uno tra Adams e Kanter ad ogni p&r, anche il più banale. I cambi o i raddoppi dei gialloviola arrivavano sempre in ritardo, ed infatti il neozelandese ed il turco chiudono con 30 punti combinati di una facilità disarmante. Sull’altro lato del campo qualcosa di interessante i Lakers lo avrebbero anche fatto vedere, col doppio ventello di D’Angelo e Randle. Proprio Randle il migliore dei Lakers: unico a fare delle scelte sensate in difesa e quasi unico a trovare delle buone letture in attacco. I Thunder, nonostante due and1 consecutivi di Randle, si prendono subito una doppia cifra di vantaggio, che conservano praticamente sempre da dopo l’intervallo. A 4 minuti dalla fine i Lakers sembrano poter rimontare, con la tripla di Swaggy P che li porta a -4 sul 95-91.Le speranze gialloviola però si schiantano subito contro Westbrook, che pesca Adams libero (tanto per cambiare) e subito recupera palla in transizione per andare a schiacciare i due punti che di fatto ammazzano la partita insieme ad altri 3 che metterà un’altra manciata di secondi dopo. 20 punti per Oladipo, anche se con 20 tiri, che sembra sempre più adatto ad affiancare RW ed unico ad avere licenza di creare/sbagliare oltre al nuovo capo.
FEDEX FORUM, MEMPHIS. WASHINGTON WIZARDS 103 – MEMPHIS GRIZZLIES 112
Vittoria sudata, da GrindHouse, alla GrindHouse per i Grizzlies, che hanno bisogno dell’overtime per vincere una gara in cui avrebbero meritato il trionfo anche prima. Un John Wall che ormai siamo stanchi di definire solitario (figuriamoci lui…) dà tantissima energia ad una squadra che cercava la prima vittoria stagionale, e raggiunge la doppia cifra con tutto il quintetto iniziale pur tirando malissimo. Tutta sull’energia e sui nervi appunto, dimenticando però di essere a Memphis, dove queste due parole risuonano da prima che agli Wizards venissero in mente. Infatti dopo averla trascinata ai tempi supplementari, gli Wizards si arrendono non avendo più la forza per giocarsela punto a punto e cedono il parziale decisivo di 12-3 per i padroni di casa. Sontuoso Conley con 24 punti e 11 assist, che per stanotte ricompone il vecchio big 3 Grizzlies con i 20-10 di Marc Gasol ed i 22-7 di Zach Randolph. Per gli Wizards notabili i 22 con 13 portate di Wall ed i 28 della coppia Beal-Gortat, con il polacco che nemmeno a dirlo viene stritolato dal secondo genito catalano.
TOYOTA CENTER, HOUSTON. DALLAS MAVERICKS 92 – HOUSTON ROCKETS 93
Gara non bellissima contrariamente a quanto possa far pensare il risultato, che però ha regalato qualche emozione nel finale. I Rockets hanno controllato sempre abbastanza agevolmente, ma il blackout del quarto periodo stava per costar loro carissimo. A salvarli è stato naturalmente “The Beard”, che si è cimentato nella specialità della casa (guadagnare fischi arbitrali) anche a pochi secondi dalla fine. I Mavericks avevano infatti rosicchiato via una doppia cifra di vantaggio negli ultimissimi minuti, pareggiando a quota 92 con una tripla di Wes, figlio di Wes, Matthews. Con 4 secondi sul cronometro Harden riceve da Nene e guadagna la lunetta con un decimo di secondo rimasto sul cronometro. A fine partita scherzerà ai microfoni dicendo che D’Antoni lo avrebbe confuso: “Mi ha detto di mettere il primo e sbagliare il secondo, io ho fatto il contrario”. L’errore al primo tiro dalla carità ha infatti acceso le speranze di overtime dei Mavs per qualche brevissimo istante, che sono state poi invece gelate dalla seguente realizzazione. 28-7-7 per il Barba, 14 per Gordon e 14-12 per Anderson tra i vincitori; 25 di Matthews e 18 di Barea tra gli sconfitti.