Ieri negli Stati Uniti era il Martin Luther King Day.

Nella NBA l’usanza è di celebrare il Reverendo King con una giornata intensa di gare, che iniziano all’ora di pranzo e non lasciano più buchi senza basket fino agli orari canonici del dopo cena. Morgan Freeman ha detto che MLK non è un eroe della comunità di colore, ma un eroe americano. Nel domandarmi che diavolo può aver pensato il gran genio che ha eletto il 16 di gennaio come BlueMonday (ovvero il giorno più triste dell’anno) proprio nella ricorrenza dedicata a King, potrei dire che MLK è un eroe di tutto il mondo e per ogni essere umano. Tante frasi sono rimaste celebri, chiudo questo momento di onore tributato al Reverendo King con questa citazione: let no man pull you low enough to hate him.

Sulle tavole si son giocate 9 partite, e il titolo della giornata di gare può a buona ragione essere questo: SO IT IS. Le cose stanno così, punto e basta: perché si sono avuti risultati inappellabili, che in alcuni casi hanno delineato situazioni e primati ben al di là della singola gara, capaci di assumere valore generale, e a volte diverso dallo storytelling prevalente, che ci piaccia o no. (A proposito di Storytelling, se vi capita guardate sul Tubo le Letture Mantovane di Alessandro Baricco).

MADISON SQ. GARDEN, NY. ALANTA HAWKS 108 – NY KNICKS 107
SO IT IS: Melo (30-7-2, 1/5 negli ultimi 12’) è uno dei peggiori nel quarto periodo. Ieri 28 nelle prime tre finestre della partita, e 2 nella quarta, con una fila di 3 errori negli ultimi 3 tiri presi, compreso l’ultimo su reboff a 4 secs dalla fine, davvero facilissimo….in teoria. Ed è così: i Knicks spesso non riescono a portare a casa le gare dopo averle condotte bene perché la loro 4th quarter offense è fatta in larga parte di tiri in sospensione da 2, per assecondare le caratteristiche di Anthony; e i jumpers da 2 sono di gran lunga il tiro a peggior percentuale nel basket moderno. Dopo la figuraccia del giorno prima vs i Raptors (e anche per via di qualche infortunio, vedi Porzingis), coach Hornacek aveva promosso per la prima volta in quintetto Kuzminskas (14-5-2 con 2 rec) in sf con Carmelo da 4 e Ron Baker (12-3-1 con 2 rec e 4/7 da 3) in sg al posto di Lee. I due hanno risposto alla grande, ed erano in campo quando nel terzo quarto, mentre Atlanta cominciava a esprimere grande difesa, i Knicks panchinavano le Stelle e si affidavano ai loro gregari: Jennings-Baker-Holiday-Kuzminskas-Noah tenevano viva la partita e portavano i Knicks avanti nel quarto periodo, prima che l’attacco di NY cominciasse come al solito a balbettare e che la difesa cominciasse a subire Millsap (17-7-6 con 3 rec e 3 stoppate tutte nel secondo half) e Schroeder (28-3-3 con 13/16 al tiro). Sono stati loro due i giustizieri di NY, nonostante l’ala abbia tirato malissimo sia dal campo che ai liberi. I Knicks sono anche stati un po’ puniti dalla sorte, perché il tiro rivelatosi vincente è stato una tripla di Schroeder: Dennis-Deutscheland ha il 36% in stagione, quindi a conti fatti non è stata una brutta difesa dei Knicks lavorare fino a dover concedere quel tiro da 3 con poco rimasto dei 24’’. In ogni caso, anche stavolta il pubblico del MSG si è dovuto dividere tra buuuuuuuatori e gente in deluso silenzio: hanno perso pure questa.

BRADLEY CENTER, MILWAUKEE. PHILADELPHIA 76ERS 113 – MILWAUKEE BUCKS 104
SO IT IS: sono nate due Stelle, da cui le rispettive squadre dipendono quasi totalmente. Parliamo ovviamente di Joel Embiid e Giannis Antetokounmpo, il Grande Grosso Pterodattilo Greco. I Bucks sono come l’animaletto da cui prendono il nome: molto belli, ma anche molto leggeri, poco solidi. Sono stati spesso in doppia cifra di vantaggio nel primo tempo, ma ad inizio ripresa hanno subìto di tutto e non sono riusciti a frenare la corsa dei Sixers. Che non faranno i PO, come invece annuncia Embiid, ma sono tornati ad essere una squadra. L’inversione della partita coincide con l’inversione di incisività delle due Stelle. Nei primi 39 pti dei Bucks, 19 erano imbucati dallo Pterodattilo, che poi si è via via spento anche per problemi di falli: terminerà con 23-6-2 con 2 rec e 3 stoppate; nello stesso periodo di gara, Embiid racimolava solo 4 pti, mettendo in pericolo la sua striscia di 8 ventelli consecutivi: terminerà a 22-12-2 con 2 rec e 5 stoppate, guidando i suoi al successo. Per inciso: 8 ventelli o più consecutivi nella stagione da rookie sono stati cosa per Allen Iverson, Hakeem Olajuwon, Kobe Bryant e pochi altri, ma nessuno di quei mostri sacri li ha ottenuti essendo sottoposto a un regime di limitato minutaggio come accade ad Embiid, che non può andare oltre i 28’ (massimo 30) a gara. Da questo punto di vista, Embiid è il migliore della storia NBA a partire da quando si è iniziato a misurare la qeustione, ovvero nel 1956/57. E oltre quei due? Per Phila segnaliamo Darione Saric ((17-9-4) e per i Bucks il solito Jabari Parker (23-5-1), che però non potrà concorrere, a nostro parere, fino in fondo per il titolo di Most Improved perché solo Melo e Mirotic sono peggiori di lui nel quarto periodo.

TD GARDEN, BOSTON. CHARLOTTE HORNETS 98 – BOSTON CELTICS 108
SO IT IS: Isaiah Thomas merita di entrare nell’Empireo della NBA. Ma non vi vogliamo tenere troppo occupati ora con le prestazioni del nanerottolo: le esamineremo presto in un servizio a parte. Stanotte Boston ha battuto gli Hornets senza travolgerli nel punteggio, ma avendo molti meno grattacapi di quel che dica lo scarto finale: Boston si è aggiudicata tutti i parziali dei quarti. Celtics migliori per % di tiro, nei rimbalzi, negli assists e hanno quasi pareggiato il conto nel reparto in cui Charlotte è maestra indiscussa: le poche palle perse. 11 per la squadra di Clifford, 12 per i Celtics, che però hanno prevalso nel saldo perse/recuperi: -6 vs il -7 degli Hornets. Migliore in campo ovviamente IT4 (35-5-4 senza tirare liberi…vi sembra possibile?), ma vorremmo segnalare che sta nascendo nel roster biancoverde un suo “opposto omologo”: Jae Crowder (15-7-3, con più della metà di queste stats accumulate nei primi 12’) infatti è una specie di maestro del primo quarto: il suo 55% stagionale da 3 punti durante le finestre di partenza è top NBA al momento. Belinelli (7-2-3 con 1/4 da 3) è entrato da sesto uomo, ma ha concluso abbastanza poco, anche perché Boston lo ha levato dal campo obbligandolo spesso in post basso vs giocatori che difficilmente può difendere: Jaylen Brown e Smart in primis, anche se la guardia dei Celtics ha avuto una brutta notte al tiro. Brad Stevens ha saputo limitare i due migliori Hornets: a Kemba Walker è stata tolta gran parte del gioco sul p’n’roll centrale (Kemba è il migliore della NBA nel settore, segnando 13 pti a gara da questa situazione) mentre Nick Batum ha sofferto la colla con cui si è ritrovato appiccicato Crowder: il Francese finisce lo stesso quasi in tripla doppia con 8-10-10, e nonostante il 2/11 al tiro conferma la sua posizione di quinto tra gli unici 5 nella NBA capaci di avere di media almeno 15-7-5 (gli altri sono LBJ, lo Pterodattilo Greco, Harden e Westbrook). Bene anche il Celta Olynyk, 15-9-4 dalla panchina, nella partita in cui dopo 4 assenze è tornato, parecchio arrugginito al tiro, Avery Bradley.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. OKC THUNDER 98 – LA CLIPPERS 120
SO IT IS: i Clippers sono da terzo posto ad Ovest, se al completo. Purtroppo lo sono stati solo fino alla prima metà di Dicembre, poi si è fatto male Blake, poi anche Paul, e nel periodo della compresenza dei due infortuni hanno perso 6 gare in fila, ovvero il doppio della distanza che li separa ora dai Rockets e dal “loro” terzo posto nella Western Conference. Dal ritorno almeno di Paul, questa è stata la W consecutiva numero 7 per i ragazzi di Papà Doc: la più lunga striscia vincente al momento nella NBA. Purtroppo si è fatto male di nuovo CP3: si è lussato il pollice destro rimanendo impigliato nella maglia di Westbrook. Prognosi benigna, ma forse, a titolo precauzionale e per evitare di giocare sul dolore, salterà la prossima gara. In ogni caso, stanotte ha visto campo solo per 14’, ma Raymond Felton non lo ha fatto rimpiangere, così come Speights ha ben rimpiazzato i numeri di Griffin: per l’ex Warriors 23-10-3: questo giocatore poco pubblicizzato, oppure mal pubblicizzato per essere egoista e per non conoscere la parola “passaggio” è in realtà un bel vincente. Ha un titolo NBA e un Titolo NCAA al suo attivo: ha avuto certo sempre signori compagni di squadra (degli Warriors inutile parlare, di Florida forse meglio dire che aveva al fianco i più anziani Noah ed Horford ed aveva come coach Billy Donovan, l’attuale allenatore di OKC, battuto stanotte). Confermiamo che il Russ-Ball andrebbe depotenziato a favore del Basket-Ball: Westbrook sottotono stanotte (24-5-4), ma è difficile per i compagni diventare protagonisti quando abitualmente sono tutti figure di contorno allo sport personale di RW.

ORACLE ARENA, OAKLAND. CLEVELAND CAVS 91 – GS WARRIORS 126
SO IT IS: la storia non inizia nemmeno, se si gioca a basket e non si fa politica. I Golden State Warriors sono inattaccabili da parte dei Cavs, a meno di aiuti da parte dei grigi e da parte della commissione NBA che si occupa di squalifiche e sanzioni. La gara di stanotte in 4 fotografie, limitate al primo tempo. Foto1, primi 10 possessi offensivi di Cleveland: 3 perse, 1 canestro, 6 tiri sbagliati, 4 dei quali nemmeno vivini al ferro. Il punteggio era 9-2 solo perché GS ha sbagliato 5 triple in quel frangente iniziale, nel quale (parliamo di poco meno di 4 minuti) riusciva ad avere 17 possessi contro i 10 dei Cavs. E’ questo che sta partorendo il laboratorio cestistico della Bay Area: parossismo del ritmo, far correre l’avversario sempre, sia attaccando che difendendo, ed infatti, con un numero relativamente basso di errori arbitrali a favore di Cleveland a spezzare il ritmo (leggi passi, blocchi assassini, trattenute di TTT a rimbalzo offensivo, flop di LBJ a ogni minimo sfioramento di un qualsiasi corpo contro il proprio) ben presto i Cavs sembravano una comitiva di un ospizio in gita alla Oracle Arena, letteralmente sopraffatti dal vortice atletico e tecnico di GS. Foto2, i precoci 2 falli di Kyrie: hanno portato coach Lue a dirottare in pg addirittura LBJ, con risultati invero scadenti. Ma la lettura di questa mossa è prevalentemente politica, e va diretta verso il mangement dei Cavs: Lue si è schierato in maniera vistosa dalla parte di James nel riaffermare (e di conseguenza chiedere alla società in diretta nazionale nel MLK Day) che ai Cavs manca un pg di livello per affiancare più che sostituire Irving. Foto 3, un ridicolo flagrant 1 comminato a Draymond Green, che ha fatto indignare anche i neutrali, come Chris Webber in commento per NBAtv: ovviamente era a favore di LBJ, che, colpito da Dray-G a centrocampo durante un tentativo di recupero palla, si è rotolato come un fante sul filo spinato della Somme. Nonostante il fallo assurdo, Green stavolta non si è innervosito, anzi ci ha riso sopra mimando il flop di James e ridendone insieme a tutta la sua panchina e a tutta la Oracle. Foto 4, ultima azione del primo half: si chiude con una tripla di KD al termine di un’azione confusa, con un fortunoso rimpallo che ha permesso a un passaggio sbagliato di Curry di terminare in mano a Durant; dopo l’ovvia esultanza, Curry è corso a scusarsi col compagno e il coach, ammettendo l’errore e la fortuna ricevuta. Questi Warriors stanno trasferendo il basket altrove, lo sanno, e proprio questa coscienza li rende e fa restare umili: è davvero un piacere vedere il Laboratorio in opera, e riprendiamo la frase di un blogger che tre anni fa disse: oh, Please: disperdete le mie ceneri alla Oracle Arena. Per le cifre: Steph aveva 11 pti e 10 assists at the half; i primi 15 panieri di GS erano nati da ben 13 assists, e il saldo finale dice 37 assistenze su 46 canestri; il Trio mette a referto 67-12-13 col 44% da 3 e il 46% globale; Green finisce in tripla doppia a 11-13-11 e 5 stoppate; il migliore per i Cavs è stato Shumpert a 15+9; il quintetto di Cleveland perde 14 dei 15 palloni della squadra, con James ed Irving a 6 ciascuno. Altre notizie: Love solo 16 minuti, per il riacutizzarsi, in due successivi episodi nel primo e poi nel secondo quarto, del dolore alla schiena; discreta prova di Korver (11 con 3 triple su 8): Lue ha dicharato che, per usare al meglio il suo nuovo triplista, è andato a rispolverare qualche gioco che Doc Rivers e Spoelstra usavano per Ray Allen a Boston e Miami.

Nella altre gare: Pacers (16-8-10 per Jeff Teague) a fatica sui Pelicans, nonostante Nola abbia registrato durante la gara l’infortunio (botta al fianco+pollice lussato) ad Anthony Davis; Denver batte Orlando con un buon Gallinari (15-6-2), un ottimo Mudiay (18-2-13) e un grande Jokic (30-11-5 con 3 rec, e speriamo che a coach Michelini fischino le orecchie…); mai in partita i Blazers a Washington (Wall 24-4-7 e Gemello Markieff 17+13).