Dopo la prima dozzina di nottate NBA, un riassunto e un aggiornamento sulla situazione di tutte le franchigie, con la loro posizione per Conference.

Prima di iniziare, però, la buona notizia della nottata: durante la cronaca della partita vs i GS Warriors, il commentatore per Sacramento di NBA.tv, ha enfatizzato la tripla di un sorpasso Kings (53-52 a inizio terzo periodo) sganciata dal Beli (22-3-2 alla fine per lui, continuando il dato importantissimo dei molti liberi che si guadagna: 9/10) con il seguente motto: and it goes!! Marco behind the Arco!!! (ricordando anche il nome dell’Arena): si è ambientato bene anche in California.

EASTERN CONFERENCE
# 1, ATLANTA HAWKS. Non stanno entusiasmando, ma sono già al primo posto nonostante tutto. L’impressione resta quella di un team da regular season, destinato a lasciare spazio nei PO a squadre con maggiore personalità e con punte di diamante capaci di rompere il gioco. Due ipotesi perchè accada il contrario: l’esplosione ancora maggiore di Schoroeder, che pare l’unico ad avere il talento ma anche la psicologia del giocatore di primissimo livello, oppure una corposa sessione di mercato entro Febbraio.
# 2, Cleveland Cavs. Giocano senza Irving e Shumpert, e sono sempre abbastanza umorali da perderne qualcuna di troppo, ma restano i migliori ad Est.
#3: TORONTO RAPTORS. Una delle sorprese della stagione finora, hanno appena perso la prima dopo 5 W filate. Anche lo scorso anno iniziarono alla grande ma si persero poco prima dell’ASG. L’anno scorso però Valenciunas giocava malino, quest’anno ha iniziato alla grande.
#4, DETROIT PISTONS. Altra sorpresa. Nel gioco del calendario NBA sono a riposo da un po’, proprio dopo aver incassato la prima sconfitta. Drummond sta giocando a doppia-doppia di media, sfiorando i 20 più per rimbalzi che per punti. Al momento senza dubbio il centro n.1 della NBA.
#5, CHICAGO BULLS. 3 sconfitte in 7 partite sono già tante. Squadra con problemi di gioco offensivo, avendo percentuali ghiacciate da D-Rose e spesso anche da Jimmy Butler. L’inizio del post-Thibodeau non è dolcissimo, ma alcuni equivoci sono stati eliminati (Noah gioca meno di 20 minuti di media e Hinrich è a 0). Oltre al solito Gasol, Mirotic sta emergendo come uomo di riferimento della squadra.
#6, MILWAUKEE BUCKS. Avevano iniziato malissimo, con 3 perse in fila, ora sono a 4 W consecutive. Destinati a risalire la china della Eastern, stanno acquisendo coscienza del loro potenziale sotto al guida sapientissima di coach+GM Jason Kidd.
#7, INDIANA PACERS. Tra i più puri fautori dello smallball, forse gli unici ad Est a usare questo tipo di gioco “in purezza”, con 3 piccoli e Paul George da 4. Proprio George è il totem cui si attaccano, mentre le prestazioni inattese di George Hill a livello realizzativo spesso si accompagnano alle sconfitte, segno che Mr.Pet-Player è meglio si dedichi a far girare la squadra.
#8, MIAMI HEAT. Abbastanza deludenti fino ad ora. In particolare sottotono il rendimento di Dragic e Deng. Sono comunque una squadra molto esperta e probabilmente sapranno uscire al momento buono.
#9, WASHINGTON WIZARDS. Stanno facendo più o meno quello che ci si poteva attendere da loro. Beal e Wall però predicano quasi nel deserto, perchè Gortat, il terzo violino, è molto meno incisivo dell’anno scorso.
#10, ORLANDO MAGIC. Inizio difficile, con tre sconfitte per la somma totale di 9 punti, una in doppio supplementare. Ora sono 3-4, con alti e bassi di rendimento notevoli anche all’interno della stessa gara. Restano due i dati principali: l’esplosione della guardia francese Fournier (18 di media, con una gara da 30 2 una da 29) e l’inspiegabile semi-ostracismo riservato da coach Skyles ad Aaron Gordon.
#11, BOSTON CELTICS. Per ora delle 3 L solo quella con Indiana si può definire impropria. Perdere contro gli Spurs e i Raptors di questo inizio di stagione non è preoccupante. Molto incoraggiante invece lo spirito che si respira al TD Garden: quello della costruzione di qualcosa di importante.
#12, NY KNICKS. Non ne vinceranno moltissime, sono già a 3 L in fila, ma hanno motivi per sperare e godere, quest’anno, al MSG. Primo tra tutti il Grande Lettone, Kristaps Porzingis, che è entrato nella NBA da grande giocatore, e ha già sfidato, perdendo di squadra ma vincendo il duello personale, Tim Duncan.
#13, CHARLOTTE HORNETS. Gli stipendiati di Michael Jordan hanno lo stesso problema dello scorso anno: non la mettono mai. Quando ci riescono, infilano anche W importanti, come contro i Bulls. Squadra che ha bisogno di un’ala di livello.
#14, PHILADELPHIA 76ERS. Significa, se stanno qui, che esiste una squadra peggiore di loro. Con più sconfitte, dal momento che a Philadelphia le W sono 0. La cosa preoccupante, oltre le sconfitte, è la totale assenza di grip sulle partite. Okafor è un signor giocatore offensivo, medio a rimbalzo, attualmente inadeguato in difesa se si eccettua l’abilità stoppatoria, che è notevole. Noel si sta sforzando di evolvere in pf, e a volte il rendimento risente di questo spostamento, ma è forse il solo giocatore dei Sixers a mostrare una certa costanza e una concentrazione decente durante tutto l’arco delle partite.
#15, BROOKLYN NETS. Imbarazzante questa formazione da 0-7, che avrebbe talento per lottare per i PO e invece, ma era ampiamente prevedibile, sta scivolando nel ridicolo. JJ e Young stanno aspettando l’anno prossimo già da ora. Brooke Lopez lotta, ma è da solo. Ininfluente, anche se non negativo, il rendimento di Bargnani.

WESTERN CONFERENCE
#1, GS WARRIORS. Hanno passato indenni anche le trappole che stanotte son state tese loro dal Beli e da RR. I Californiani hanno una qualità di gioco impareggiabile, che scaturisce da Curry e Thompson, la accorpano ad un equilibrio mirabile, fornito da Green e dall’enorme Harrison Barnes di questa stagione, e sono un signor team anche in difesa, dove Iggy mostra la strada e spesso Thompson (uno dei giocatori più completi di sempre per capacità off+def), Ezeli e Bogut la portano a termine.
#2, LA CLIPPERS. Tra le solite milla difficoltà e un CP3 già infortunatosi dopo 4 partite, sono i primi on planet earth. Problemi di spogliatoio, di guida tecnica, di relazioni tra lo staff e i giocatori. Meno male che al mondo c’è Blake Griffin, ex SuperUomo di Neanderthal evoluto in un giocatore di basket commovente e sopraffino, uno dei rari pronostici sbagliati, insieme a Chris Paul, di Federico Buffa.
#3, PORTLAND TRAIL BLAZERS. Loro sono LA sorpresa. Derubati in Free Agency di 4 starters in un colpo solo, capitanati da un uomo che al capitolo “guts” sa scrivere capolavori, i Bazers restanti si sono stretti attorno a D-Lill, appunto, e al loro coach e per ora stanno ottenendo risultati strabilianti. Uno dei segreti sta nel non aver ceduto alla frenesia dettata dalle partenze, nell’aver tenuto e promosso i giocatori che già erano a roster, sommando qualche nuovo arrivo di buona indole combattiva, come Mason Plumlee.
#4, SA SPURS. Una delle ingiustizie, per molti, della NBA è che gli Spurs, che stavano esaurendo la loro fantastica era Timmy-Tony-Manu, si sono assicurati altri 5-10 anni di regno con l’arrivo di LMA e con la scelta, tre anni fa, di Kawhi Leonard. Acquisto+scelta: sanno fare il loro lavoro sia nella ricerca e sviluppo sia nello spendere i dollaroni. Impareggiabili, e come sempre NON animali da regular season.
#5, UTAH JAZZ. I più avanti coi lavori tra gli emerging teams. Sanno vincere, come han fatto finora, anche senza il miglior Gordon Hayward, un po’ lento a carburare quest’anno. Ma hanno, viceversa, il miglior Favors di sempre, e Gobert sta incantando. Sanno anche fare ricerca e sviluppo, o almeno stanno provando a farlo, come testimonia l’arrivo e il largo impiego, in quintetto, del nanerottolo brasiliano Raul Neto, uno che con la palla in point ha il suo perchè.
#6, MINNESOTA T’WOLVES. Tipo differente di emerging team. La filosofia di base sembra essere: se accumulo talento e talento e talento in ogni posizione, se aggiungo qualche goccia di solidità e poi un’iniezione di carisma ed esperienza…eh, difficile perderle tutte. Non giocano da lustrarsi gli occhi, non sempre fanno scelte clamorosamente intelligenti sul parquet, ma probabilmente la filosofia che hanno adottato dice il giusto, anche se non è scontato che possa portarli ai PO già quest’anno. K.A. Towns, prima scelta al Draft 2015, è roba da corsa. Inoltre, ora dai Cieli li guarda l’amato ex coach e GM FLip Saunders.
# 7, DALLAS MAVERICKS. Questo di Dallas invece è decisamente un Sunset team, ma sta affrontando la parabola discendente del Grande Tedesco con grande dignità e una buona cifra sia tecnica che agonistica. Strano vederli in PO-picture, ma potrebbero anche rimanerci. Tra le garanzie di qualità: coach Carlisle.
#8, HOUSTON ROCKETS. Sono partiti malissimo, con 3 L di seguito, ma si son ripresi e continueranno a scalare la Western. Ottima squadra, con problemi soprattutto nei caratterini delle due stelle.
#9, OKC THUNDER. Già sono l’argomento caldo della NBA. Partiti 3-0, hanno incassato 0-3 nel loro Eastern-trip, ovvero in trasferta ma non sempre contro mostri. Il motivo per cui una simile riunione di talento (vedi Minnesota, ma molto meglio) non riesca a girare al massimo è difficilmente spiegabile se non con la solita vecchia, dolorosa storia: RW DEVE trovare un cervello vero, non fornito da Blake Edwards.
#10, PHOENIX SUNS. Dopo tante sorprese positive o negative ecco una squadra che sta rendendo secondo potenziale. Equivalgono ai Wizards nella Eastern, anche per il fatto che il grosso del fatturato viene dalle due guardie Bledsoe+Knight, e dall’aiuto offerto dal centro Alex Len, che finora è secondo nella classifica NBA dei migliori realizzatori nel quarto periodo. Primo e terzo: Beal e Wall, guarda un po’..E anche un ps: passargliela un po’ prima, ad Alex?
#11, MEMPHIS GRIZZLIES. Primo frangente difficilissimo nella carriera di coach Joerger nella NBA. Memphis non è cambiata in nulla rispetto alla scorsa stagione (il solo arrivo di Matt Barnes non è davvero rilevante), è una squadra essenzialmente tecnica, soffre le formazioni più fisiche (quasi la totalità delle altre) e avrebbe bisogno di qualche iniezione di atletismo e gioia del gioco entro Febbraio. Il gioco dei Grizzlies è molto centrato su Conley e Gasol, ma ha poche valvole di sfogo altrove, dal momento che Randolph è incappato in un brutto inizio di stagione e Green è decisamente abulico.
#12, DENVER NUGGETS. La squadra del Gallo ha appena inziato la stagione 0 di una nuova era. Sarà l’era di Emanuel Mudiay, a proposito del quale i dirigenti di Denver stanno ancora ringraziando coloro che al Draft 2015 lo han fatto passare fino al numero 7. Il ragazzo congolese ha già asfaltato DeAngelo Russell e, pur con tutti i difetti di un rookie, ha subito preso possesso del suo posto in quintetto e nella NBA.
#13, LA LAKERS. Il rendimento non è pari al talento. Ma la cosa peggiore è che ad LA i purple and gold hanno perso ogni sfumatura brillante. E’ come se tutti, management, staff tecnico, compagni, il giocatore stesso, si fossero accorti solo ora che davvero per Kobe la carriera volge al termine. E questa improvvisa coscienza ha portato cupezza e fuliggine. Vecchi errori gestionali (su tutti il faraonico contratto di Bryant e la gestione di Dwight Howard, in secundis anche l’inspieabile ingaggio di Steve Nash) mostrano ora il conto: in questi anni, anche se lo si fosse voluto, non è stato possibile dotare il figlio di JellyBean di un parco-compagni adatto a garantirgli ora un supporto adeguato per un finale almeno decente. Il materiale comincia ad arrivare adesso (Hibbert, il rientro di Randle che davvero è un ottimo giocatore, Lou Williams che sarebbe il back-Kobe ideale, la presenza di Clarkson uscito dal cilindro del secondo giro al Draft 2014, lo sviluppo di Russell..) ma è probabilmente troppo tardi.
#14, SACRAMENTO KINGS. Men at Work per la franchigia della capitale della California. Durante questo primo anno di ricostruzione, l’ennesimo a dire il vero, primo anno di completa “Vlade Divac GM+George Karl coach era”, i Kings troveranno modo di vincere poco, ma il pubblico si divertirà. RR stanotte ha infilato la prima tripla doppia (14-12-15) della sua stagione (sono 23 totali, solo LBJ con 39 ne ha di più tra i giocatori in attività), Belinelli ha già un posto nei modi di dire dei cronisti, e DMC garantisce lo spettacolo di un giocatore di primissimo livello. Vlade, dai a Cousins un contorno adeguato, fallo in fretta, e buon viaggio verso un Titolo che potrebbe davvero non essere un sogno, tra 3 o 4 anni.
#15, NO PELICANS. A Nola si registra l’allarme più sonoro di tutta la Western. La squadra del futuro MVP della NBA, Anthony Davis, del coach Alvin Gentry che torna a fare lo head dopo aver contribuito in maniera determinante allo svezzamento di Steve Kerr e al titlo di GS, beh, è in enorme difficltà. Lo sarebbe chiunque se avesse in injured list 3/5 del quintetto base e il sesto uomo, e se tra questi quattro figurassero sia la pg titolare che il suo back-up, nonchè l’uomo, Tyreke Evans, che è il vero professore del gioco nel roster dei Pelicans. Aggiungere altro non serve, ricordando la fatica e i mancati PO di OKC lo scorso anno: tutta colpa dell’infotunio a KD, ovviamente, e la somma di guai fisici (solo Holiday e Asik torneranno a breve) dei Pelicans è decisamente equivalente se non peggiore.