Continuiamo a scoprire le franchigie NBA e come arrivano preparate (se arrivano preparate) alla stagione entrante. Conto alla rovescia: -26.

WESTERN CONFERENCE #14: DENVER NUGGETS.

A nostro parere Mike Malone è un ottimo coach, ingiustamente e inspiegabilmente silurato lo scorso anno dai Kings. Nonostante ciò, e nonostante alcuni bei talenti presenti a roster (Gallinari, Faried, Gary Harris), i Denver Nuggets non si sottraggono al 14’ posto della Western Conference. A suffragare la nostra impressione anche il pronostico implicito della tv americana, che ha deciso che i Nuggets, insieme ai Pistons, saranno l’unica franchigia a non godere di nessun incontro a copertura nazionale di tutta l’Associazione. A parte Randy Foye e Jameer Nelson, 32 e 33 anni, nessuno dei restanti Nuggets supera i 28 (Wilson Chandler) e ci sono ben 8 giocatori di 24 anni o meno. L’età gioca apparentemente a favore di Denver, ma lo farà, appunto, nei prossimi anni, non in questo. Punti fermi saranno Faried e il Gallo, oltre al discontinuo e indolente Chandler. Si attende un minimo di continuità dal neoarrivo JJ Hickson, che a 27 anni deve smettere di promettere e iniziare a contribuire alle spese di famiglia. Si tratta di una squadra molto europea: oltre a Danilo troviamo il Papa(nikolaou), il lungo francese di scuola Partizan Geoffrey Lauvergne (sottodimensionato da tutta la carriera, un vero duro con mani tenere al tiro) e i due centri slavi Jokic e Nurkic, da cui si attende parecchio. Una chance potrà giocarsela anche Pablo Prigioni, che potrebbe essere un buon mentore per la prima scelta dei Nuggets, la pg Mudiay, finito al numero 7 ma che in questo periodo del 2014 veniva progettato come prima assoluta del Draft 2015. Solo che, invece del college (anche per motivi di eligibilità motivati dalle strette regole NCAA), ha scelto di giocare (pagato benino…) in Cina, cosa che non apre molte porte nel basket NBA. Il nipote del grande Dennis Johnson vedrà campo in Colorado: si tratta di Nick Johnson, combo-guard dai mezzi atletici impressionanti, lo scorso anno a Houston. Il payroll di Denver dice 63 milioni, uno dei più bassi della NBA, con già sistemate le questioni Faried e Chandler (2 quadrennali appena firmati) e in sospeso, la prossima estate, solo il rinnovo di Gallinari.

EASTERN CONFERENCE #14: BROOKLYN NETS.

La franchigia che ha cercato di vincere al primo colpo (2013) facendo collezione di figurine e stipendi elevati ha dovuto correre ai ripari, smantellando pezzo per pezzo. Quest’anno è stato il turno di D-Will nel levare le tende e ora, pur superiore ai 70 milioni, il payroll dei Nets è solo il numero 16 della NBA. A dire il vero si era quasi auto-smantellato anche il proprietario, magnate russo a nome Prokhorov, il quale, però, ci ha ripensato, e invece di salutare ha comprato tutte le quote della franchigia e anche la splendida Barclays Arena. In estate è stato firmato, per un tozzo di pane, il Mago Andrea Bargnani, che ha preferito non cambiar casa piuttosto che mollare NY e guadagnare di più. I maligni vedono anche in questo un segno della sua pigrizia. Ci sono sempre Joe Johnson e Gemello Brooke (Lopez), oltre a una pattuglia slava ridotta ai soli Bogdanovic il Croato e Karasev il Russo. Le due star, JJ e Brooke, dovranno decidere che tipo di regular season giocare: si intende che dovranno scegliere il loro livello di abulia, e da quello dipenderanno i risultati dei Nets…secondo noi, come avrete capito, non saranno esaltanti. I due broccolini più intriganti restano però la pf Thaddeus Young, che, oltre ad essere davvero un gran giocatore, ha la caratteristica di essere sempre stato nei primi 3 del ruolo, stats alla mano, per palloni recuperati (per forza, dicono molti: è un 3 che gioca 4 ed è impossibile vincere qualcosa di importante con lui come starting pf) e Jarrett Jack, l’epitome del giocatore da campetto – quello che tira quando dovrebbe passartela e te la passa nei momenti più impensati, quello che rimette la palla sul sedere del marcatore voltato per segnare lui invece che un compagno come da schema, quello che pur di non farsi stoppare la butta malamente contro il tabellone e a volte ci guadagna un rimbalzo offensivo e un and1. Il coach è Lionel Hollins, non uno dei nostri preferiti, ma certo adatto per un gruppo di matti come questi Nets.