La nuova stagione NBA è 27 giorni lontana, e Baskettiamo vi offre le previsioni franchigia per franchigia secondo il classico schema del Conference Power Ranking: ogni uscita vedrà esaminate due squadre, una per Conference, scalando le posizioni dagli ultimi ai migliori. Buon divertimento e contate con me: meno 27….

WESTERN CONFERENCE #15: PORTLAND TRAIL BLAZERS.

Il peggior record ad Ovest non dovrebbe sfuggire ai campioni uscenti della North-West Division, sconvolti e indeboliti dalla free-agency in cui hanno perso 4 starters su 5. Solo Damian Lillard è rimasto del quintetto della scorsa stagione, e nessuna squadra sopravvivrebbe alla perdita di LMA, Gemello Robin (Lopez), Batum e Wes figlio di Wes (Matthews). I Blazers avevano altresì una delle migliori panchine della Associazione: tornerà Chris Kaman, non Afflalo né Blake. L’arrivo di Mason Plumlee e Ed Davis, insieme alla permanenza di Kaman e Meyers Leonard, rendono la squadra solida sottocanestro, mentre nel reparto ali e guardie si attende la definitiva esplosione di Aminu, arrivato da Dallas, e dei due golden boys oregoniani CJ McCollum e Allen Crabbe. Un trio di veterani come Gerald figlio di Gerald (Henderson), Mo Harkless e l’highlander Mike Miller rimpingua il pino, e si attendono squilli al capitolo “rookies e secondo anno” da Cliff Alexander, Pat Connaughton e Noah Vonleh. Il cambio di Lillard spetterà ad uno tra Phil Pressey e Tim Frazier, due giocatori di recente transito bostoniano (il figlio di Paul Pressey si è fatto due anni in bianco verde mentre Frazier è rientrato nel grande giro grazie a un contratto estivo coi Celtics nel 2014). Le note più positive vengono dal Salary Cap, che resta ampiamente sotto ai 50 milioni, lasciando spazio a volontà per quella che sarà una delle trattative principali della prossima estate: il rinnovo di Lillard, che al momento, nell’ultimo anno del suo rookie contract, trova scritto alla riga del quanto poco più di 4 milioni. In scadenza a fine anno anche Kaman e Henderson jr.

EASTERN CONFERENCE #15: PHILADELPHIA 76ERS

I canestri di Philadelphia sono doppiamente in lutto. Nel giro di pochi giorni, nella stessa maledetta estate, sono scomparsi due grandi, amatissimi giocatori dei Sixers del passato, entrambi centri: Moses Malone e Darryl Dawkins. The Human Rebounding Machine e Baby Gorilla si erano succeduti e sfiorati (prima il futuro giocatore dell’Auxilium Torino, poi Moses era arrivato per il Titolo) nel giocare al mitico Spectrum, e ora mancano tantissimo a tutti i fans, e forse in particolare a coloro che si sono accostati al basket NBA all’inizio delgi anni ’80. La prospettiva della attuale squadra non rende meno acuto il senso di perdita, perché anche quest’anno i 76ers difficilmente sfuggiranno all’ultimo posto ad Est, che significa ultimo in assoluto della NBA. Amaramente, le cattive notizie giungono ancora dalla posizione di centro, dove, a dispetto dell’abbondanza (Noel, Okafor, Javalone – ammesso che la sua presenza sia una buona notizia, il turco Aldemir) si deve registrare la non presenza, per il secondo anno consecutivo, di Joel Embiid. Il potenziale grande centro dal Camerun, uscito da Kansas, non riesce a guarire dall’infortunio al piede, e in molti ormai si chiedono se non sia perso per il basket pro. I picchi di rendimento sono attesi dal rientrante Tony Wroten, dal costante nell’imbucarla Robert Covington, e da una delle prese migliori, secondo noi, effettuate dal management della Pennsylvania negli ultimi anni: la pg Kendall Marshall, talento registico vessato da troppi infortuni, finora. I fans tutti, non solo quelli dei 76ers, sperano che i ragazzi di coach Brett Brown non ripetano l’orrenda stagione di tanking giocata l’anno scorso. Il Salary Cap è abbastanza sotto controllo, attorno ai 60 milioni, ma si svuoterà a fine stagione, perdendo i 22 milioni che costano insieme McGee e Gerald Wallace, atteso nei panni del veterano-che-sbandiera-l’asciugamano in fondo al pino.