La NBA è quel luogo in cui in sede di mercato e Free Agency una franchigia può perdere in un paio di settimane 4/5 del suo quintetto base.
E’ quanto accaduto ai Portland TrailBlazers, che, a parte la loro pg, D-Lill, hanno perso tutti gli altri: la sg Wes Matthews a Dallas, la sf francese Batum a Charlotte (in cambio di Gerald Henderson e Noah Vonleh, meglio poco che nulla..), la pf LMA agli Spurs e il centro Robin Lopez ai Knicks. Ai Knicks è andato, sempre partendo dall’ Oregon, Arron Afflalo, che era stato il rinforzo di Febbraio per i Blazers, e che di certo, in assenza di Matthews, sarebbe entrato in quintetto. Il solo ruolo in cui Portland ha tamponato bene le perdite è quello di centro, grazie all’ingaggio di Mason Plumlee, meno difensore di Gemello Robin, ma giocatore di valore e forse globalmente migliore dell’uomo approdato a NY. Un’altra franchigia con parecchio lavoro non sempre semplice da fare sono stati e sono i Phoenix Suns. Hanno rinnovato a cifre max (70×5) Knight, hanno firmato Tyson Chandler in uscita da Dallas (e qui colpisce ancora la Jordaneide estiva) a 52×4, e hanno mandato praticamente gratis a Detroit Gemello Marcus, Reggie Bullock e il veteranone (più degli ospedali che delle Arene) Danny Granger, in cambio di una seconda scelta 2020. La trade era stata progettata per creare spazio salariale al fine di arrivare a LMA, cosa in cui i Suns non sono riusciti. Ora la stagione di Phoenix si presenta complicata: la franchigia che per due anni consecutivi ha mancato i PO pur avendo record vincente si appresta ad affontare la esasperata competitività della Western Conference con un roster che forse non ha meno talento di quello degli anni precedenti, ma denota, ad una semplice occhiata esplorativa, una serie di problemi: dualismi, ed ego suscettibili. Il dualismo Bledsoe-Knight è emerso già lo scorso anno, quando BK arrivò a Febbraio da Milwaukee. La coppia non è ben assortita tecnicamente, e nemmeno a livello personale i due si “beccano” in modo particolare. Knight è decisamente meno estroverso di Bledsoe, ma spesso in stagione ha dimostrato di non aver pudore nel tirare qualche 4/17 pur di non accordarsi per una più utile spartizione del pallone con il compagno-rivale, il quele, ovviamente, non mancava di contraccambiare. Sullo stesso binario, anche se i protagonisti sono meno egotici, viaggia il dualismo Len-Chandler. Tipologicamente i due lunghi sono molto più complementari tra loro rispetto alle due guardie, e, avendo spesso problemi di falli, la loro staffetta potrebbe garantire ai Suns sonni davvero tranquilli….il problema è che sotto la gestione Hornacek il tempo di gioco lasciato a quintetti con un vero 5 in campo è sempre stato abbastanza ristretto, e quindi Tyson ed Alex corrono il rischio di doversi spartire non 35-40, ma 25 minuti di parquet. Questo causerebbe problemi sia al giovane che al veterano. Inoltre, la non conferma di Gemello Marcus è stata, a detta del giocatore, un vero “sberlone in piena faccia” da parte della società, perchè a Phoenix “tutti sapevano quanto profondamente tenessi a giocare insieme e mio fratello”. Oltre a non rendere probabilmente felicissimo Stan Van Gundy, che ai Piston allena e dirige le operazioni di mercato, queste parole hanno avuto un iniziale ma esplicito “no comment” da parte di Gemello Markieff, che poi, si rumoreggia, ha fatto sentire tutto il proprio disappunto alla dirigenza dell’Arizona. Che dire…buon lavoro Jeff (Hornacek). Due nuovi contratti sono da un paio di giorni belli firmati nelle casseforti dei Miami Heat: il rinnovo di Wade, 20×1, e il nuovo arrivo di un vecchio (campione? cariatide?…vedremo..) amante della zona di South Beach (vi ha avuto una casa fino a pochi anni addietro): Amar’e Stoudemire, 1.5×1. Al momento della conferenza una domanda articolata in modo un po’ infelice è stata posta a Wade, più o meno così: “Perchè un solo anno? Dipende da come senti il tuo gioco entrando nel secondo anno in cui non sei portato (usato proprio il verbo to carry) da LBJ?”….ovvia occhiataccia e risposta da numero uno: “Io non sono più stato portato da nessuno dal giorno in cui mia mamma si sgravò”. Poco tempo prima di Wade, anche Goran Dragic aveva rinnovato, a 85×5. E non passerei sotto silenzio la firma di Gerald Green, un transfuga da Phoenix, uno di quelli che, come Isaiah Thomas, non si trovava bene con coach Hornacek. Il salary cap deve essere un po’ sfoltito, ma, considerando che si attende il ritorno di Chris Bosh dopo le terapie per migliorare la fluidità del suo sangue, che McRoberts pare guarito, che Deng e Whiteside sono rimasti e dal Draft è arrivato Justise Winslow, beh….interpretare gli Heat come la mina vagante della Eastern per la prossima stagione è qualcosa di più solido di una semplice scommessa.
Nella Summer League, invece, si è assistito al debutto in maglia NY Knicks di Kristaps Porzingis. I commentatori USA hanno definito “decent” la sua gara, ma, a mio parere, è stata qualcosa di più. K-Porz il Lettone si muove con sicurezza impressionante sulle tavole, sia considerando la sua età, sia pensando al suo 2.19. Ha segnato, stoppato, e difeso non male sui cambi, contro, per es., Kyle Anderson, che non ha i piedi più fulminei della NBA ma è pur sempre una sf pura. La sua mano dalla lunetta, inoltre, rende il bimbone lettone merce ancora più pregiata: immaginatelo prender fallo oltre l’arco…. Tra i giocatori non di primo piano, siamo stati colpiti fin dalle gare ad Orlando (ora la SL è arrivata a Las Vegas) da CJ Fair, un 4 con buona capacità fronte a canestro, capacissimo di metter palla per terra e titolare di un’andatura e di un modo di tirare non proprio da manuale, ma molto proficui. Finito undrafted nel 2014, questo prodotto di Syracuse è stato nel primo quintetto NCAA ACC nel 2014 e l’anno scorso è stato nominato nel secondo quintetto All-Rookie della D-League. Probabilmente, considerati i suoi allori, non molti ma effettivi, è già un giocatore con un prezzo non affrontabile dalle società italiane (il prezzo, in questi casi, è sempre costituito da: prezzo del giocatore+prezzo per fargli lasciare gli USA, il miraggio NBA eccecc) ma un’occhiata, magari da Milano, la meriterebbe.