Ultima settimana di apertura del grande supermarket chiamato NBA Summer League.
Pur importandoci poco dei risultati, è giusto riferire che alle semifinali sono approdati i Lakers, che affronteranno i Cavs in una ideale sfida tra futuro e recente passato di LeBron James, e i Memphis Grizzlies (nostri favoriti per la W finale) vs i Portland TrailBlazers.
Sono emerse conferme, sorprese, delusioni; abbiamo fatto scouting di giocatori troppo forti per l’Europa/Italia e altri che andrebbero benissimo, se solo la G-League non fosse diventata così importante. In Europa alcuni guadagnano cifre che in America non tanti darebbero loro (esempio: i 2 MM$$ a Mike James da moltiplicare per 2 anni e forse per 3), ma vale per un numero ristretto di giocatori, preferibilmente over25, e per un numero non elevato di società; dall’altra parte il salario di un giocatore di vertice della lega di sviluppo della NBA (applicabile ai migliori 60 giocatori) può estendersi, complici bonus e l’ormai famoso “two-way-contract”, fino a 380 mila dollari/anno. Quasi 400 mila per stare a casa, a contatto strettissimo col sogno NBA: decisamente allettante. Senza contare la potenza economica della Lega Cinese, e anche di posti difficilmente immaginabili, come Giappone o Corea, dove, oltre ai soldi, un 24enne americano può trovare città che gli permettono una vita molto più vicina a quella americana di quanto può accadere a Levallois o Biella.
In questi ultimi giorni di SL vi presenteremo una selezione di giocatori secondo me adatti all’Europa e all’Italia, oltre a erudirvi su quali siano stati i migliori giovani da NBA apparsi tra Sacramento, Las Vegas e Salt Lake City.
Sono rimasto impressionato da un terzetto dei Celtics: Pierria Henry (pg), Trey Davis (pg), Hassan Martin (pf). Henry è stato caldamente raccomandato a Boston dal nuovo acquisto (ed ex Italia e Turchia) Brad Wanamaker che lo ha affrontato nella Lega Turca; lo sponsor ricorda molto il pupillo: una pg capace di giocare anche da 2, di stazza notevole per il ruolo e molto potente (1.98 x 91), con movimenti anche in post-basso e capacità difensive notevoli. Henry pare fuori portata per la realtà italiana, essendo sul listino di moliti club europei oltre a poter tornare al Tofas: è giocatore da 11-4-3 di media, non ama particolarmente il tiro da 3 (44/109 in 53 gare dicono di % decente ma solo 2 tentativi a partita).
Trey Davis è l’opposto di Henry: piccolino, 182 cm, e tiratore. La statura è compensata da un ottimo atletismo e capacità di galleggiare in aria: non ha paura del pitturato ma difende solo nei giorni pari, anche se è un ottimo rubapalloni. Lo scorso anno in G-League 16-3-5 con quasi 1.5 rec, il 38% da 3: secondo noi in LNP, dove l’atletismo non convenzionale spesso fa la differenza, sarebbe ottimo, anche se è da vietare agli allenatori che amano il playmaker tradizionale.
Il terzo Celtic è Hassan Martin, che in Europa può giocare tranquillamente da pf: 2.01 x 110 . E’ reduce da una stagione in Giappone a 16+8, non tira da 3 ma la mette quasi il 63% delle volte. Prezzo forse un po’ alto, ma soggetto da tenere d’occhio perché il campionato nipponico è ancora periferico, ma nasconde alcune gemme, come già constatato con il brindisino e poi milanese M’Baye.
Lasciando per la puntata odierna i possibili approdi europei, veniamo a chi nella prossima stagione giocherà davvero nella NBA. Cominciamo parlando dei secondo anno (o più) che sono apparsi maggiormente migliorati e pronti alla rampa di lancio. Senza dubbio la palma del migliore va a Derrick White: la scelta 2017 numero 29 di SA, vincitore del Titolo G-League 2018, ha giganteggiato finendo le sue gare estive con 20-7-7 di media: fenomenale, dovrebbe vedere la NBA per più delle 17 partite dello scorso anno. Gioca in una squadra arrivata alle Semis: impossibile non considerare Josh Hart, 21 di media col 47% dal campo. L’arrivo ai Lakers di LBJ colpirà i suoi minuti? Forse, perché James ama circondarsi di esperienza (Rondo, Caldwell-Pope), ma il talento e i progressi del giovane Josh sono indubitabili. L’odierna parata di giocatori secondo me pronti a una grande stagione NBA si chiude con 2 Blazers. Wade Baldwin III è il miglior playmaker visto alla Summer League, elogiato a più riprese anche da uno che sa qualcosa sul ruolo: Chauncey Billups, commentatore di ESPN. WB3 è il miglior assistman della manifestazione (8.4), ma aggiunge tanta sapienza gestionale, non pochi punti (14.4) e ottime % (54% dal campo): una squadra a trazione posteriore come i Blazers ha necessità assoluta di non veder calare la tensione quando Lillard e McCollum riposano, e Baldwin (1.93 x 92) può offrire il fisico che Napier non ha, ma anche più capacità sul campo. L’altro alfiere di Portland è forse uno dei pezzi-chiave per la stagione 2019: Zach Collins. Nella SL 8+7 con quasi 3.5 stoppate per lui, che gioca con maschera protettiva (nera, vietata nella NBA, accettata nella SL) in quanto si è rotto il naso al primo scrimmage del primo allenamento. Lasciato partire Ed Davis, Collins diventa il primo cambio per i lunghi, se addirittura non titolare dello spot di 4. Mi sbilancio e, a proposito del suo gioco, parlo di echi da Sceicco Bianco: Keith VanHorn è ancora lontano, certo, ma non così tanto, e la mobilità di Zach è spettacolare per un bianco di 2.13.