Eccoci all’appunamento col meglio e il peggio della settimana NBA!
TOP
3- Gradino basso del podio per un giocatore che spesso critichiamo per la messe inenarrabile di palloni persi. Russell Westbrook, se imparerà a gestire palloni e possessi, sarà uno su cui poter impostare una dinastia. Nel frattempo è un giocatore strabiliante ma con ancora tante michette da mangiare, però vogliamo sottolineare la prestazione da lui avuta nella W contro i Clippers proprio stanotte. Ok il tabellino da 33-5-7, ma il dato più positivo è l’unico pallone perso, invece dei soliti 4-6, e la gestione degli ultimi tre possessi dei Thunder. Nell’ultimo minuto di gara RW ha segnato due volte per portare in vantaggio la propria squadra (ed erano tiri ampiamente giustificati come scelta), e in questo tipo di tiri 2 erano quelli da lui messi a segno nella intera scorsa stagione; per non parlare del fatto che la sua percentuale in carriera nella specialità recitava, prima di stanotte, 7/38. Insomma, non un genio nelle scelte e non un mostro di clutchness. Ebbene, dopo aver segnato quei 5 pti filati, RW non si è fatto ingolosire dal proprio ego, e ha lasciato il jumper decisivo a KD. Bravo Russell.
2- Detroit Pistons e Chicago Bulls e il loro quadruplo overtime. Come non segnalare una gara storica, fin dalla palla a due. Si tratta infatti di un classicissimo della Central Division/Eastern Conference degli ultimi 30 anni, che riuniva qualcosa come 9 Anelli e una trentina tra Titoli di Conference e Divisionali. Un dato che non è stato abbasanza sottolineato sono i pochi palloni persi dalle squadre, nei 68 minuti giocati: 11 i Pistons (quindi all’interno della aurea quanto draconiana Peterson-Rule che fissa a 12 il massimo di palloni perdibili per poter dire di aver fatto una gara decente e vincente in attacco), 16 i Bulls. Partita quindi giocata bene, non solo spettacolare. Spiccano in particolare i 13 assists di Reggie Jackson: facendo finta che ognuno di essi sia stato per un canestro da 2 pti, ne discende che, sommati ai 31 pti da lui realizzati, non meno di 57 dei 147 pti realizzati dai Pistons (ben più di un terzo) son venuti per merito suo.
1- Kawhi Leonard. Questo è diventato un drago anche offensivamente. Non sono solo la media punti o le prestazioni singole a lasciare a bocca aperta, ma lo è soprattutto la gamma di soluzioni offensive che questo silenzioso, sicuro Hall of Famer del futuro, ha in faretra. Stanotte ha letteralmente annichilito Paul George, uno di quelli che possono aspirare al titolo di MVP stagionale, costringendolo ad un 1/14 al tiro che l’ala di Indiana non avrebbe fatto, contro altri difensori, nemmeno giocando con la gamba ancora ingessata. In più lo ha crocifisso in attacco, segnandogli in tutti i modi: da 3, in arresto e tiro, in arresto e tiro con fallo, in penetrazione, su alley-hoop, in penetrazione con carpiato. Dominio.
FLOP
3- Al terzo posto mettiamo il 6/29 al tiro del Subcomandante Lowry nella sconfitta dei Raptors a Charlotte in OT Giovedì notte. Ok essere il leader…anzi, il Lìder…della squadra, ok avere due guts grandi così, ma 6/29 è un dato esagerato, a cui contribuisce un addirittura onirico, nella sciagura, 3/17 da 3. Diciamo che 3/9 comincia ad essere scarsino e che 3/10 dovrebbe far scendere ad altri consigli, ma…..Kyle, gli altri 7???
2- Quella gara con Charlotte i Raptors l’avevano vinta. Abbiamo già raccontato come la preghiera a fil di sirena di DeRozan da metà campo fosse stata ascoltata. Purtroppo per lui, e del tutto in buona fede, coach Casey aveva chiamato TO per preparare degnamente un’ultima azione mirante a evitare i supplementari. Il posto numero due dei Flop va al coach, quindi, che è stato colpito dalla maledizione che tutti gli allenatori, prima o poi, subiscono: dover rimpiangere di non aver lasciato fare ai propri giocatori.
1- Siamo stati a lungo indecisi, sul primo posto, tra due crisi, una poco sportiva e grave, l’altra solo sportiva e dunque seria ma non grave. Ty Lawson è di nuovo stato beccato per guida in stato di allucinazione, DUA. Il morso che spinge alcuni grandi sportivi a divorarsi la carriera per noi resterà sempre incomprensibile, ma non ci spingiamo oltre e non lanciamo giudizi, anche perchè la situazione umana di Lawson è evidentemente tutt’altro che serena, e merita di essere compresa prima che condannata. Per quanto piccolo il nostro scrivere possa essere, anche dovesse esser letto da una sola persona, preferiamo dunque limitarci a raccontare di un uomo in difficoltà, senza classificarlo da nessuna parte. Quindi il primo gradino del podio va alla crisi tecnica e di leadership che sta agitando i Chicago Bulls. Tra dichiarazioni inopportune sulla presunta eccessiva morbidezza del coach e prestazioni agghiaccianti di D-Rose, ne han perse tre filate, compreso l’ormai mitico quadruplo OT: il problema è che le due sconfitte seguenti sono arrivate vs Knicks e Nets, e, per esempio, Rose nelle due gare ha tirato 6/21.