Ritorna la rubrica settimanale con croci e delizie della settimana NBA.
1- Al primo posto della classifica settimanale, del power ranking NBA, e di tutte le classifiche dall’inizio della stagione, i Golden State Warriors. Sì, alla fine sono riusciti a perdere una partita, succede alla venticinquesima, contro i Milwaukee Bucks. Per far perdere i campioni in carica c’è voluto un back-to-back tra Boston e Milwaukee, con i Celtics che li costringono al doppio over time, ed i giovanissimi Bucks che stendono anche per stanchezza chi non aveva ancora mai perso.
Guardando agli almanacchi, alcune tra le più importanti strisce di vittorie, con protagoniste tutte squadre che alla fine hanno fumato il sigaro e infilato l’anello al dito, sono state tutte interrotte dai Bucks.
Non arriva il record dei Lakers del 1971, sarebbe dovuto arrivare a Natale nel remake dell’ultima finale, forse sarebbe stato troppo per tutti noi.Il fatto che abbiano vinto 24 partite su 25 è sorprendente quanto il modo di interpretare una pallacanestro vista davvero poche volte in giro. Quello che fa davvero paura è che i sistemi simili, ma attenzione non uguali, a quelli degli Warriors si erano già visti, il run&gun esiste da tempo ed i Suns di Steve Nash ne erano stati un esempio. Queste squadre però oltre ad averci offerto spettacoli meravigliosi, hanno regalato poco altro, venivano regolarmente massacrate da chi era più grosso e più cattivo quando si arrivava ai playoff.
Ora non possiamo prevedere cosa succederà ai prossimi, ma questa squadra ha già vinto l’anno scorso, e continuando così rimane la prima candidata al titolo di quest’anno.
Il sistema degli Warriors è per certi versi un’estremizzazione di alcuni fondamentali, interpretata in questo modo però funziona dannatamente bene. Non ci soffermiamo su numeri pleonastici come la media punti o le percentuali di tiro che sono da fantascienza, per dire che alla baia non si vive di solo Curry ma di un sistema complesso, esaminiamo il numero di palle perse. Gli Warriors perdono un numero di palloni tale che per molte squadre equivarrebbe ad un suicidio. Nel gioco di Golden State queste vengono messe in conto, ed alla fine compensate da un ritmo che glie ne fa recuperare e sfruttare più di quante non ne perdano. Dopo aver monopolizzato questa come tutte le rassegne degli ultimi tempi, ci auguriamo di poterci godere lo spettacolo ancora a lungo. Ah… Con le giuste politiche contrattuali potrebbero anche costruire una dinastia, lavorassi per un altra franchigia mi preparerei.
2- Al secondo posto appena un palmo sotto alla sua squadra, un altro che ci ha permesso di inserirlo solo dopo 25 gare: Stephen Curry. Ancora più tiri, ancora più punti, ancora più magie. Lo avevamo lasciato l’anno scorso incantarci e vincere l’anello, non si è rilassato a guardare i trofei ed ha lavorato anche in estate. Il lavoro paga e si vede, Steph è tornato in campo con infinita fiducia nei suoi infiniti mezzi tecnici, quelli che l’anno scorso erano capolavori sporadici (nemmeno troppo), sono diventati regolari.
Il fatto che uno scarso metro e novanta viaggi a 32 punti e 6 assist di media in NBA è già un miracolo senza precedenti, ovvio che siano numeri da MVP anche per questa stagione, ma confrontati con quelli dell’anno scorso, diventano non solo da MVP ma anche da most improved player.
Potrebbe venire il sospetto che ad un certo punto potrebbe svegliarsi da questo sogno e ritornare tra i comuni mortali, per il momento… Steph gonna Steph.
3- Sul gradino più basso di un podio su cui in settimana si sta stretti, troviamo la prima tripla doppia in carriera di Giannis Antetokoumpo, guarda un po’ nella notte in cui i Bucks battono gli Warriors. 11-12-10 le cifre di una prestazione da ricordare, le triple doppie non sono mai silenziose, in una notte storica the Greek Freak lascia il segno. Non sappiamo se sia predestinazione, anche se quel fisico qualche dubbio lo fa venire, ma certo è che il ragazzo è destinato a grandi cose. Una piccola grande cosa la ha già fatta, se la sconfitta degli Warriors è l’avvenimento della settimana, il grande grosso pterodattilo greco non poteva evitare di partecipare e firmarlo.
FLOP
3- Il regalo più brutto della settimana lo confeziona Nick Young per Kobe Bryant. In settimana Nick è riuscito dopo 3 anni a servire il primo assist al mamba. Negli ultimi anni ai Lakers non c’è stato praticamente nessuno che abbia seriamente inciso, meno che mai Young. Ma se questo assist merita la posizione che gli diamo è perchè anche in una realtà decisamente non brillante, e anche se Kobe è stato parecchio lontano dal campo, non è pensabile giocare di fianco al terzo miglior realizzatore della lega e non avergli mai dato un pallone buono. A parte questo avvenimento, le giocate di Nick durante la sua permanenza ai Lakers sono state talmente sensate ed efficaci che abbiamo visto più volte Jack Nicholson a bordo campo sul punto di riafferrare l’ascia e gridare “Nick!!” non più “Danny!!”
2- Al secondo posto della classifica della classifica del peggio, per nulla in grado di competere con il vincitore, i Minnesota Timberwolves. Questa settimana a parte la vittoria in volata per un punto contro i Lakers, i lupi hanno accumulato solo sconfitte, e non è la prima volta che questo succede. Perdere 2 volte nella stessa settimana contro i Denver Nuggets, non me ne voglia Gallo ma non esattamente una corazzata, è sintomo di un altissimo potenziale inespresso, due dei migliori giovani della lega, con il “piccolo” Towns che domina il pitturato a 19 anni come non si vedeva fare da tempo, Wiggins che abbiamo dei dubbi su dove arriverà, ma di certo non ne abbiamo sulle potenzialità, uno spagnolo quinto miglior assist-man della lega e potrei andare avanti ancora, non possono perdere partite in questo modo. Sicuramente non possono nemmeno sperare di vincere l’anello, ma almeno in un record che si avvicini al 50% sì.
1- Il meno peggio come impatto, anche se probabilmente per un discorso etico si sarebbe dovuto trovare più in basso, è Al Jefferson, squalificato per 5 turni non appena sarà rientrato dall’infortunio per aver violato il programma antidroga. Ufficialmente non ci si è pronunciati sulla sostanza assunta ma pare si tratti di marijuana. Certamente non da incoraggiare un gesto del genere, ma che ha causato parecchia ilarità sui social, dove Big Al è stato da molti giustificato in quanto gioca a Charlotte. Sorridiamo ma speriamo non sia vero.