Eccoci alla Nona del meglio e del peggio della NBA.
prende cura di DeMarcus Cousins, Kristaps Porzingis e Toronto Raptors nella categoria dei Migliori; di San Antonio Spurs, Orlando Magic, Los Angeles Lakers nella categoria dei Peggiori.
Un paio di questi nomi, Cousins e Toronto, sono all’insegna del “the King is dead, long live the king”, ossia tributano l’onore nel momento in cui il prescelto cade.
TOP
3- Kristaps Porzingis ha infiniti meriti in questo suo rookie year nella NBA. Elenchiamoli. Ha ricacciato in gola i buuuuuu di molti fans dei Knicks il giorno del Draft. Ha restituito entusiasmo al Madison Square Garden. Ha fatto nascere, con il proprio rendimento, voci di trade riguardanti Carmelo Anthomy, diventando la pietra angolare su cui erigere la rinascita dei Knicks. E’ stato invitato a cena a casa Melo dalla signora Anthony in persona. Si è meritato un pubblico elogio da Kevin Durant e da lui ha ereditato il soprannome The Unicorn. Continua nel tenere stats che, combinate, nessuno nella NBA ha mai tenuto prima. Tutto ciò a soli 20 anni, con una maturità davvero impressionante.
2- I Raptors aono caduti alla undicesima, in quel di Denver. Il rush di dieci W consecutive, farcito di trentelli da parte di DeRozan e di prestazioni a tuttotondo del Subcomandante Lowry, li ha resi una indiscussa realtà della Eastrn Conference, li ha posti immediatamente dopo i Cavs, e ha costituito un bel viatico al prossimo All Star Game “in the North”.
1- Il Gennaio di DeMarcus Cousins è stato impressionante. Nulla può mitigare il giudizio di diamante che si deve dare riguardo le prestazioni del giocatore, tantomeno il suo carattere “focoso”. DMC, anche lui come i Raptors, riceve l’onore un attimo dopo la caduta, che è avvenuta il 30 Gennaio contro i Memphis Grizzlies, sia metaforica che reale. Non solo COusins ha avuto una brutta nottata di gioco, ma è anche, per due volte, ricaduto sul piede di un avversario rimediando una distorsione alla caviglia che lo ha tenuto fuori nella sfida contro i Bucks. Stiamo parlando di 14 gare, dal 1 al 28 Gennaio, 7 delle quali segnando 30+, aggiungete un 48 e un 56, e nelle restanti 5 il minimo sono stati 17 pti contro i Blazers. Rimbalzi? Di nuovo contro i Blazers il minimo: 5, il massimo 19 contro OKC e una media di 13.4.
FLOP
3- Certo non sono due sconfitte a scalfire la stagione dei San Antonio Spurs, eppure si tratta di due KO con qualche significato. In primo luogo eprchè subìti vs Cavs e Warriors, ossia i due più probabili contender sulla via dell’Anello. Inoltre hanno evidenziato che LaMarcus Aldridge, David West, Tony Parker e Paddy Mills, ossia i due lunghi acquisiti in estate e le due pg, possono essere messi in difficoltà da avversari particolarmente atletici. La tenuta dell’ombrello formato da LMA; Duncan, West, così come la rpessione delle guardie sul perimetro sono le due ovvie chiavi della difesa che Pop ha portato ad essere di nuovo la migliore della NBA. Sono però stati spazzati via da Draymond Green e Steph, Kevin Love e Kyrie Irving, aprendo qualche dubbio sulla atleticità e sulla tenuta difensiva.
2- Deve essere successo qualcosa la notte di San Silvestro, perché dal 1 di Gennaio 2016 i Magic hanno vinto solo 2 volte su 15, precipitando al 12’ posto della Eastern Conference, quando sembrava che coach Skyles avesse miracolosamente e rapidamente fatto diventare la giovane Orlando una franchigia da PO.
1- OK che “everything is about Kobe” (cit. Mitch Kupchak, GM Lakers), ma la stagione dei Lakers sta diventando di impressionante pochezza. Non sono solo le sconfitte: è il gioco, è l’impegno. L’infinito clima da mostra itinerante motivato dall’addio di Bryant ha consumato e fatto diventare reale il rischio che tutta la stagione si trasformasse in una specie di enorme baraccone dedicato al grande Mamba e al suo addio. Unici segnali positivi provenienti da Julius Randle e Jordan Clarkson, mentre Hibbert è sempre più un ipotesi e sempre meno un giocatore, e il rookie Russell mostra ogni qualcosa ma non convince. Per non parlare di Marcelo Huertas, anche lui sempre meno giocatore e sempre più controfigura di Gene Wilder.