Questa settimana, prendendo spunto da momenti non certo favorevoli sul campo, usiamo la rubrica del peggio della settimana NBA per dipingere tre situazioni di squadra deprimenti, ma con differenti prospettive riguardo al futuro.
DENVER NUGGETS: poveri tifosi del Colorado. Dopo la figuraccia dei Broncos non possono certo consolarsi con la NBA. I Nuggets sono in piena crisi: di risultati, tecnica, manageriale. Erano partiti con i playoffs come mission minima e dichiarata, erano partiti con la carica derivante ancora dagli ottimi playoffs 2012, cui si aggiungeva l’ottima figura fatta da Faried ai Mondiali in Spagna, e di certo erano partiti anche sottovalutando i problemi incontrati la scorsa stagione. La guida di Brian Shaw dalla panchina appare sempre più incerta e casuale, come testimoniato dal fatto che fin da subito, appena arrivato pochi giorni orsono, Jameer Nelson sia diventato il secondo miglior giocatore della formazione. Quando un nuovo che non è certo Michael Jordan assurge immediatamente a simili responsabilità e fatturati non è mai un buon segno. Il campo, cioè il duro bilancio W/L, non fa che confermare la confusione che regna alla Mile-High Franchise. Ormai aspettano tutti che la stagione finisca, e non è detto che non arrivi qualche trade per svuotare il salary cap. VOTO: -7, come le attuali sconfitte consecutive.
MINNESOTA TIMBERWOLVES: per ora ci stan riuscendo, ad essere i peggiori. Ma rientra tutto più o meno nei piani. Troppo giovani e incompleti, troppo bersagliati dagli infortuni (Pekovic, Rubio), troppe trades che tolgono uomini di valore ed esperienza (Love, Brewer). La differenza con Denver è che tutto quanto sta accadendo non è inaspettato. Aggiungete che Saunders è tornato dalla scrivania alla panchina per il rifiuto di Joerger a lasciare Memphis. Le prospettive non sono buie, anzi. Andrew Wiggins sta diventando, forse un paio di mesi in ritardo rispetto le attese, quello che potrebbe davvero spaccare la NBA nei prossimi anni, e insieme a lui, una volta tornati gli infortunati, ci sarà gente non banale: Thad Young (uno dei migliori ladri di palloni tra le pf), Mo Williams (titolare di punti 52 quest’anno e professionista di sicuro rendimento) e potremmo aggiungere il centro dal Senegal Dieng (aspettatevi meraviglie da lui, ve lo dice un affezionato suiveur dei centri africani nella NBA fin dagli anni ’80), nonchè il selvaggio per eccellenza Zach LaVine. Certo, senza scuse, per ora perdono sempre. VOTO: 0, come una bolla di galleggiamento tra presente e futuro.
LOS ANGELES LAKERS: se davvero, come per pare certo, Kobe non tornerà prima della fine della stagione, saranno dolori per la sensibilità cestofila di Jack e gli altri, noti e non, tifosi dei Lakers. Il Mamba aveva dato dignità alla stagione gialloviola con il record di punti, il record personale di assists in singola gara, con una serie di partite al limite della tripla doppia di commovente intensità. Ora resterà poco, temo, anche se durante i frequenti riposi di Kobe i suoi compagni hanno dato segno di orgoglio. Farlo in continuità sarà differente, vedremo. Di certo il prossimo anno si libererà moltissimo spazio salariale con cui operare, e la ridda di nomi è già affollata di almeno un paio di big, fra l’altro appena trasferitisi e quindi, in potenza, portatori di trades ad effetto domino impressionante. Uh? Chi ha detto Rajon Rondo? Chi ha detto Kevin Love?…e chi mormora DeAndre Jordan? VOTO: -37, come le partite che restano alla fine della stagione.