Due giocatori e una squadra nel nostro personale Top della settimana NBA. E in chiusura una spiegazione che è un appuntamento per voi.
TOP DI BRONZO: BOSTON CELTICS. La settimana della squadra di Brad Stevens è stata perfetta: 4 W su 4. Di esse, due sono di particolari prestigio ed importanza: quella sui numero due della Western Conference e numero tre overall, i Memphis Grizzlies, e quella in trasferta sugli Indiana Pacers, che al momento dello scontro erano i numeri uno della Associazione a partire dal giorno 1 Febbraio, detenendo un record di 13-2; i Pacers, poi, erano e sono avversari diretti dei Celtics nella dog-fight per i posti 7 e 8 della playoff-picture della Eastern Conference, quindi la W valeva doppio. In settimana gli avversari dei Celtics non hanno mai segnato più di 92 punti (Grizzlies), e Boston non è mai scesa sotto quota 93 (contro Indiana). Il dato sulla difesa ha rilevanza se confrontato con quello dei punti mediamente subiti dai biancoverdi in stagione, 101.4: un netto miglioramento difensivo che si prolunga oltre la settimana, se si considera che, dal primo di Marzo, Boston ha subito più di 100 punti solo tre volte. Questi risultati sono stati ottenuti senza Jared Sullinger, al momento del suo infortunio il miglior Celtic per media di punti e rimbalzi, e senza Isiah Thomas, la pg, appena arrivata dai Suns, che aveva preso immediatamente in mano l’attacco Celtics con prestazioni davvero ammirevoli. Le difficoltà però non hanno azzoppato la creatura di Stevens. Come già abbiamo detto e pubblicato sia sul Magazine che nei nostri NBA Recaps, il coach ha dato prova di incredibile duttilità, facendo giocare alla sua squadra tutti gli stili di gioco possibili, e di grande autorità e lettura delle partite, se è vero che il suo verbo durante i time-outs prelude sempre a un miglioramento del rendimento dei suoi. Ora coach Brad è nei top 5 o top 3 di quasi tutti i commentatori per quel che riguarda il titolo di Coach of the Year: alla fine Budenholzer o Kerr vinceranno, ma è una considerazione significativa per uno che deve ancora finire il suo secondo anno nella NBA. VOTO: 8 (come il posto 8 ad Est..)
TOP D’ARGENTO: RUDY GOBERT. Lo ammettiamo, uno dei nostri giocatori preferiti. Un lungo di 2.20 che si muove con la grazia di una ninfea sull’acqua di un laghetto quando spira un vento leggero. Segnalato come possibile esplosione nel pronostico prestagionale. Oh, sì: esploso. Dopo la trade che ha portato Kanter ad OKC, Rudy, uno dei pilastri del bronzo francese ai Mondiali questa estate, ha avuto minuti e li ha ripagati: prima timidamente, poi in crescendo fino alle ultime sensazionali prove di questa settimana. Dal giorno della trade dead-line, quando Gobert ha preso minuti e posto in quintetto, gli Utah Jazz sono 11-2, e molto merito va a lui. In settimana, 4 sono state le gare giocate da Gobert, tutte W. Le medie: punti 12 – rimbalzi 19.25 (letto bene, sì) – assists 1.5 – stoppate 2.75. Un plus/minus totale di +45. Il contratto di Rudy chiama poco più di 1 milione di dollari, e scade nel 2018. Certo, la retribuzione è a salire, ma di poco, e si può dire che con lui i Jazz si siano assicurati una macchina per giocare a basket di rara potenzialità e di rendimento già consolidato, pagandola come una utilitaria usata. VOTO: 9 (2+7 come il suo numero di maglia, best seller dei prossimi anni).
TOP D’ORO: KYRIE IRVING. Uncle Drew è il personaggio da lui creato, l’alter ego che, vecchiarello, spopola su tutti i playgrounds degli USA. Ma Kyrie ha superato la sua creazione. Uncle Drew non ha mai messo 7/7 da 3 punti, prima per salvare i Cavs, poi per guidarli al supplementare e infine alla vittoria. I 57 punti di Irving nella rimonta sugli Spurs (1-5 nei supplementari quest’anno….) sono andati ovunque, giustamente. Ogni tv, sito, giornale ne ha parlato. Vediamoli attraverso i numeri: da 3 si è detto, 10/10 ai liberi, 20/32 al tiro totale (62.5%), 3 rimbalzi, 5 assists, 4 recuperi. Non che la settimana sia stata da meno: nelle 3 partite giocate oltre alla gara vs San Antonio, Irving ha scritto 33-22-21, con 43/75 totale dal campo, compreso un immaginifico 15/22 da 3 punti. In media anche 5 assists e quasi 4 rmbalzi. Non va trascurato che l’exploit di Kyrie è giunto il giorno seguente alla dichiarazione di LBJ in cui The King si diceva stanco e bisognoso di maggior supporto da parte dei compagni. Ecco, servito. In una squada come i Cavs, dove regna James, Kyrie sta rivelando grande personalità e bel rendimento, e se le chiavi della città sono saldamente in mano al figliol prodigo tornato in estate, lui almeno un bel portachiavi in vista del futuro lo ha in mano di certo. VOTO 10 (per la mediaticità della prestazione e il contesto in cui il nostro eroe sta giocando).
Infine la spiegazione. Sappiamo che le ultime prestazioni di Russell Westbrook sono meritevoli di un posto nel top della NBA, ma su di lui stiamo preparando un focus speciale. Quindi state pronti al servizio su RW, sulla sua fase di grazia e sul suo…lato oscuro.