I Boston Celtics sono al centro di quasi ogni ultima notizia pervenuta da oltreoceano, per la prima volta nella storia sia che si parli di lotteria per il prossimo draft o di finali di Conference. Dal punto di vista della programmazione i Celtics sono in una posizione più che invidiabile, avendo già una squadra capace del miglior record dell’Est, un piccolo grande uomo da quasi 30 a partita, spazio salariale per una grande free agency in estate, vari assets per imbastire delle trade, e last but not least, la prima scelta da Brooklyn al draft 2017. Immaginare scenari e combinazioni possibili è un puro esercizio mentale, in quanto nella situazione attuale Danny Ainge può letteralmente fare quello che vuole. Non ci resta dunque che aspettare le decisioni del lungimirante GM dei verdi, la più attesa proprio riguardo la prima scelta che praticamente tutto il mondo spenderebbe per Markelle Fultz, giocatore potenzialmente eccellente, ma non perfettamente compatibile con Isaiah. La seconda scelta sarà invece degli storici rivali, con il sospiro di sollievo di Magic Johnson, i Lakers non perdono la loro scelta usufruendo della protezione sulle prime 3 estratte. Fondamentale nei piani, ancora non ben delineati, di ricostruzione dei gialloviola era proprio la possibilità di scegliere in alto quest’anno, probabilmente prendendo Lonzo Ball e guadagnando un asset in più per arrivare ad un big. Sceglierà per terza invece Philadelphia, che in un draft dominato da esterni potrà provare a completare il roster. Si vocifera anche di un ritorno all’ovile di Kyle Lowry, che nel caso insieme ad un esterno come Malik Monk ed un totale recupero di Embiid e Simmons costituirebbe un quintetto molto più che interessante e futuribile. Sfortunati (o puniti dal Karma?) invece i Phoenix Suns, che dovranno “accontentarsi” di una quarta scelta, dopo aver scelto in regular season il tanking selvaggio tenendo in panchina i giocatori più pagati e forse più capaci di guadagnare qualche W.
Dopo questo breve excursus sul futuro torniamo nel presente, occupandoci di questi primi assaggi di Conference Finals per certi versi preoccupanti.
ORACLE ARENA, OAKLAND. SAN ANTONIO SPURS 100 – GOLDEN STATE WARRIORS 136
Si è giocata la seconda gara delle finali dell’ovest, con assenti Iguodala, Parker e Kawhi Leonard. In gara uno erano mancati soltanto i primi due, e la partita non ne ha risentito fino all’infortunio proprio del terzo. Gara due ci ha fatto vedere per la prima volta gli Spurs senza Kawhi, ovvero una squadra più che comprensibilmente non in grado di giocare con i “galacticos” della baia. Ci sentiamo di dire che sia un vero peccato, perché dopo quanto visto nel primo atto fino alla giocata da CSI (inteso sia come nostro campionato minore che come “Crime Scene Investigation”) la serie si prospettava fantastica. Il recupero di Leonard è ancora incerto sia per gara tre che per le successive. Della partita rimane onestamente poco da raccontare, Curry ha infilato 4 bombe e 15 punti nel solo primo periodo, per poi chiuderla insieme ai suoi già nel secondo quarto e concedersi un altro di quegli interminabili garbage time che piacciono tanto agli uomini della baia. 29-7-7 quindi per Steph, 16 per un Durant che quando può giustamente si risparmia, e 18 di un sorprendente McCaw, che rientrato nelle rotazioni dopo il forfait di Iguodala sta dando qualche garanzia. Dall’altra parte 22 bellissimi punti di J-Thon Simmons, che approfitta del fatto che la palla a qualcuno deve andare nella maniera migliore.
TD GARDEN, BOSTON. CLEVELAND CAVALIERS 117 – BOSTON CELTICS 104
Gara uno invece per la finale dell’est, tra una squadra riposatissima ed una che aveva vinto una battaglia due giorni prima. Gara uno di questa nuova serie è stata tremendamente simile all’ultimo incontro di regular season tra queste due squadre, con i Cavs che giocano al loro ritmo migliore ed i Celtics troppo spesso in affanno. Contro una difesa non eccellente come quella di Cleveland ci si aspetterebbe di più, ma per lunghi periodi i Celtics non sembravano in grado di infilare nulla. LeBron riposato e carico è innegabilmente una forza della natura, molto simile per la carica mentale che sta mostrando a quello visto lo scorso anno. Isaiah dall’altra parte è apparso invece affaticato e di conseguenza impreciso, punito spesso per le carenze difensive; quando si trova a dover difendere infatti, ci fa ancora accorgere dei limiti fisici che purtroppo ha. Ci aspettiamo una reazione gagliarda da parte dei verdi, con lo stesso spirito che li ha condotti nel secondo tempo, e conoscendo questi Celtics non dovrebbe tardare ad arrivare. Il fattore campo ribaltato e la differente condizione degli avversari non gli sorride, ma era impensabile giocare una finale di Conference facile contro questi Cavs. Prima gara dominata dal Re che ha chiuso con 38-9-7 mostrando tutto il suo strapotere fisico, e da Love coi suoi 32-12. Per i Celtics 21 di Crowder e Bradley e 17 con 10 assist serviti di IT4, che ha avuto però bisogno di 19 tiri.