Non CP3, non Paul George: la megatrade dell’estate NBA è quella che porta Irving a Boston, e IT4 (e molto altro) ai Cavs.Prima la nuda cronaca, per quanto nota: Kyrie Irving a Boston, Isaiah THomas, Jae Crowder, Ante Zizic, la Brooklyn Pick 2018 a Cleveland.
Ed ora il commento, incentrato sulle sponde del Mystic River, lasciando al collega Luca Morucci il focus in Ohio. Apparentemente una trade molto sbilanciata a favore di Cleveland, se non altro per numero di pezzi impiegati. In realtà nessuno degli assets coinvolti da Danny Ainge (che resta il miglior GM della Associazione, non scordarlo mai) è inserito casualmente o soltanto per gratificare ed invogliare i Cavs.
IT4. Io adoro questo giocatore. Un eterno underdog, sottovalutato cronico sempre costretto a fare un 10-20% più degli altri per trovare considerazione. Un uomo con un animo profondo e infaticabile, capace di giocare la sera stessa in cui ha perduto la sorella in un incidente stradale, capace di cacciare in gola di continuo a chiunque ogni dubbio sul talento, sul fisico, sulla reale utilità in campo. In ogni caso, il cambio Kyrie-Isaiah è favorevole ai Celtics. In parte minima per un certo maggior talento naturale attribuibile alla Prima Scelta Assoluta 2011. Soprattutto per questioni di età, salute, contratto. Isaiah ha 3 anni pieni in più, ha problemi fisici all’anca (derivanti dall’essere stato, soprattutto negli ultimi due anni, quelli della sua esplosione, il giocatore meno tutelato dai grigi NBA, continuamente sbattuto per terra dalle difese e raramente rispettato dall’arbitraggio) non del tutto risolti; infine, a differenza di Irving che ha già un quasi max-contract, il suo salario è destinato ad esplodere (almeno queste saranno le legittime richieste del giocatore) a partire dalla fine del prossimo anno. Separarsi da un giocatore non in perfetta salute che chiederà la luna quando già avrà valicato la soglia dei 30: con una adeguata contropartita è una specie di must per ogni GM. Esistono poi Plus meno tecnici e concreti a favore di Kyrie: è un giocatore che non deve lottare per essere accreditato del ruolo di Superstar, ha già vinto un Titolo, è stato Prima Scelta Assoluta, ed è dunque, in una Associazione in cui queste cose contano tantissimo, anche protetto in maniera conseguente dagli arbitraggi; la sua semplice presenza, inoltre, potrebbe attrarre qualche altra Stella verso Boston. Questa parte dello scambio farà felice anche il Narratore Occulto della NBA, perchè Kyrie non solo resta nella Eastern Conference, ma, essendo il giocatore che ha chiesto a tutta voce di lasciare Cleveland in quanto stufostufissimo del signoraggio/paturnie di LBJ, andrà a sfidare proprio James nella Finale 2018 dell’Est, aggiungendo succo alla rivalità BOS-CLE, già prima di adesso una delle più accese.
Jae Crowder. In molti sensi, e persino più di IT4, l’epitome delle visioni di Ainge, che lo ha portato 3 anni orsono ai Celtics come (apparentemente) semplice e casuale “filler” nella trade di Rondo ai Mavs. In realtà questo TIR nelle forme di una sf ha avuto uno sviluppo incredibile nell’organizzazione dei Celtics e sotto la guida di Brad Stevens, fino a diventare uno dei numeri 3 (ma anche 4, a volte) più redditizi della NBA, per stats appena dietro ai mostri sacri come James, George, Durant. Separarsi da Crowder non deve essere stato semplice, e pensiamo che Ainge ne avrebbe fatto a meno, ma siamo altrettanto certi che i Cavs volessero il giocatore a tutti i costi, per aumentare il tasso difensivo, il tiro da 3, la gioventù del proprio anzianissimo roster. Sotto molti aspetti, la partenza di Jae lascia molte più incognite nei Celtics di quella di Thomas, d’altro canto, avendo a roster Jaylen Brown (che riteniamo però destinato a diventare un 2) e the next Melo (Jayson Tatum), è stata una decisione coraggiosa ma saggia regalare ai due giovani leoni lo spazio per giocare tanto da subito.
Ante Zizic. Indifferente, con onestà. Averlo o no cambia poco per Boston. Si rinuncia a dare uno sguardo a un bel prospetto, ma, per quanto buoni siano i segnali provenienti dall’ex Daroussafaka, forse cambia più per i Cavs averlo che per Boston perderlo, dal momento che in Ohio sono scottati dalla triade, fallimentare per vari motivi, seguita alla partenza di Varejao (il giocatore di qualsiasi sport che più ha giocato a Cleveland): Mozgov-Bogut-Tavares.
Brooklyn Pick. E’ su questo punto che molti commentatori USA si sono fermati, seguendo il concetto che, fino a Zizic, la trade era equilibrata, ma diventava pro-Cavs con l’aggiunta di questo asset. Qui dalla piccola Italia non siamo d’accordo, perchè ci sono motivi di salary cap che rendono pienamente logico l’inserimento della Scelta 2018. Una Prima Scelta Assoluta, una possibile Lottery Pick, infatti, merita, nei parametri NBA, un contratto da più di 3 MM fin dal primo anno, con aumento minimo di quasi il 100% arrivando all’ultimo anno. Il regime salariale dei Celtics sarà abbastanza complicato nel prossimo futuro, perchè il quintetto è stellare ma ha anche costi stellari. Di conseguenza è difficoltosa l’aggiunta di una Terza Scelta Assoluta 2018, per esempio, ed è preferibile gestire il futuro (già roseo data la gioventù e il talento a diposizione) e la panchina tramite free agents dall’elevato rapporto costo/rendimento, come, secondo noi, sarà l’ingaggio di Shane Larkin o l’approdo dal team di G-League gemello dei Celtics, i Maine RedClaws, di Nader e di DancingBear Yabusele. Meglio accontentare i Cavs e lasciare la Scelta Brooklyn per avere Irving, che doverla smazzare per un quasi nessuno l’anno prossimo, insomma. E lasciare anche, così facendo, la flessibilità e lo spazio salariali per un altro ingaggio. Siamo così sicuri che ora, con l’arrivo di Crowder e il sempre più costante stazionamento in pf di LBJ, Love sia così certo di pagare l’affitto un altro anno a Cleveland?