Uno dei temi di quest’anno, anche per le nuovo norme anti-riposini dettate dalla NBA, sarà la profondità dei roster.

Ecco perché, per le due Conference, ho elaborato un PowerRanking senza vera pretesa di pronostico, ma in grado di valutare le squadre partendo dal loro grado di completezza, dalla loro profondità e concentrandomi sulle formazioni che andranno ai PO direttamente, quindi quelle 1-6.

LOS ANGELES LAKERS. Ok, LBJ tra 10 settimane avrà 39 anni, ma è senza dubbi l’atleta quasi 40enne meglio mantenuto della storia. Inoltre, nella sua fissa irrealizzabile di lasciare l’eredità di GOAT, questa stagione sarà uno dei punti culminanti della carriera: vuole l’Anello e le Olimpiadi. I Lakers, strappati a LeBron e restituiti a Pelinka, hanno messo in piedi il roster con estrema intelligenza. Come, sotto la gestione occulta lebronesca, attiravano veterani sottocosto desiderosi di arrivare all’Anello, così Pelinka ha capovolto la strategia, mirando a giocatori giovani / nel loro prime. Altrettanto desiderosi di rinunciare a qualche milione pur di. Si è così formato il roster più profondo e intelligentemente assemblato della NBA 23/24. Para i colpi e riempie i deficit come nessuno degli altri. Punto debole Russell? Ingaggiata (e a 33 MM su 3 anni) una pg che è il suo opposto: concentrato, costante, applicato, difensore. Punto debole età di LBJ? Osservate la depth chart: il ruolo di LBJ (puramente ipotetico data la sua presenza ubiqua) è quello più coperto, con due giocatori (Vanderbilt e Prince) a coprirgli le spalle, entrambi reduci da esperienze in quintetto nei loro precedenti luoghi di lavoro. Considerato che Davis giocherà spesso da 5, la copertura offerta, con differenti caratteristiche, da Wood e Hayes è quasi onirica e anche loro hanno avuto precedenti esperienze di quintetto (Wood a tutto titolo, Hayes più sporadicamente). Classico infortunio di Davis? I due citati, più LeBron e Hacimura, possono parare il colpo sia mid che long term. Ancora: Hachimura copre due ruoli, Cam Reddish anche ed è nella top10 di quei cambi che possono alzarsi dalla panchina e metterne 30. La creatura Pelinkiana ha tutto per andare fino in fondo: ovviamente molto ruota attorno a James, ma questo è ovvio e, se a 39 anni è un punto debole, è del tutto inevitabile.

 

DENVER NUGGETS. Il fatto che tanti roster appaiano un po’ striminziti è, anche, l’esito del salary cap abbinato al fattore esplosione dei contratti (o meglio: dei rinnovi veteran). I Campioni NBA non sfuggono al concetto, ma hanno rimediato meglio di quel che potrebbe apparire a un primo sguardo. Hanno cambiato molto poco, acquisendo Reggie Jackson per dare ossigeno a Jamal Murray, il maggiore degli Holiday per non fare calare troppo l’intensità difensiva tra sg e sf, e ridisegnato con figure non di spicco la panchina profonda in ogni spot. L’elemento da seguire con più curiosità tra questi panchinari è in realtà uno già residente ai Nuggets: Zeke Nnaji, fratello maggiore di James (Barcellona). Pro dal 2020, ha inciso poco finora, però ha il potenziale e, ormai, l’esperienza necessaria per racimolare molti minuti tra SF e C. Nello stile di gioco di DEN, imperniato su Jokic, garantisce meno scossoni il cambio del Serbo con Nnaji che con DeAndre Jordan. L’altro resident che dovrà alzare ancora il livello è Braun: la RS aspetta molti suoi minuti. Un titolare, un cambio: 10 uomini ci sono, anche se 9.5 è più esatto; in pf dopo Gordon non saprei chi eleggere a primo cambio: Hunter Tyson, rookie bianchetto, ha tirato da 3 col 40% lo scorso anno a Clemson…

 

GOLDEN STATE WARRIORS. Non sono giovani. Le recenti prime scelte, molto profonde dato che la squadra ha quasi sempre avuto annate eccellenti, non si sono rivelate potabili. O per rendimento o per comportamento. Dei 9 scelti tra 2020 e 2022 sono rimasti solo Moody e Kuminga, che hanno avuto qualche bagliore ma zero continuità. In un mondo perfetto, privo di infortuni, sono come minimo top4 a Ovest, ma il fattore età e quello infermeria peseranno (hanno già iniziato: Draymond rischia di saltare tutto il primo mese). Sono scopertissimi sotto, a prescindere: motivo per cui si potrebbe assistere molto più frequentemente allo scalare di Green in posizione di 5. Ruolo PF, hanno scelto all’ultimo Draft un giocatore che avrebbe tutto per essere Bancherizzante, ma sconta una certa assenza di velocità e soprattutto una infinita pigrizia: Trayce Jackson-Davis è talento sublime, se Kerr lo sveglia sistema la franchigia nel ruolo per 10 anni. Intanto GS si è munita di veterani in massa: CP3, Cory Joseph, Rudy Gay fanno 107 anni. Ha scommesso anche su Darione Saric (che potrebbe essere The Next Casspi / Jerebko). L’estate, tra l’addio forzoso per incompatibiltà ambientale di Poole e le voci sempre più maligne sul rinnovo / non rinnovo di Klay, non è stata favorevole; la voragine che si apre avvicinandosi al pitturato è tuttavia enorme: di 17 del roster allargato, solo 5 possono dirsi “lunghi”. Uno di loro è Draymond, uno Saric, altri due sono un rookie e un 2-way contract… e poi c’è Looney. La stagione di GS si annuncia elettrica cominciando dalla curiosità di come se la caveranno con quei vuoti sottocanestro. Un po’ come in F1 quando un pilota di manico mette gomme inusuali: tutti guardano per vedere come si fa.

 

PHOENIX SUNS. Le pg davvero efficaci non over 32 sono poche nella NBA, di certo meno di 30. Quindi non sorprende che i Suns abbiano trasferito la bacchetta in mano a Booker. Serve anche per una gerarchia del rispetto: le scelte di gioco di una Stella sono rispettate dalle altre Stelle (leggi soprattutto: da KD), quelle del Cam Payne o Terry Rozier di turno lo sono meno. Palla in mano a Devin = meno litigate. Però nella completezza del roster i Suns sono deficitari. Dietro KD hanno Bol Bol / Watanabe. In sf devono scegliere tra un quartetto di quasi nessuno: non chiederanno un pallone che per loro non esisterà (dati gli altri 4 compagni), ma, tra Allen / Okogie / Bates-Diop, rischia di vincerla il culturista Wainright. Nurkic è coperto da Eubanks (molto migliore della sua attuale reputazione) e il trio di esterni composto da Booker / Beal / Gordon offre ottime garanzie, anche perché a loro si aggiungono l’esperto Damion Lee e anche tutti i giocatori citati prima che faranno fatica a riempire lo spot di sf, essendo delle guardie grosse riadattate a causa della politica salariale e di composizione del roster scelta dai Suns: tutto su 3 o 4 giocatori e speriamo non si facciano male. Gran rischio. Enorme. Possono anche arrivare primi in RS, ma vivranno in perenni ambasce.

 

SACRAMENTO KINGS. Completissimi. Cambiati quasi zero, ma non è un motivo per togliere loro chances. Fox + Mitchell sono consolidati e complementari, idem vale per Huerter e Monk; Murray e Barnes, a prescindere chi dei due sarà il finto 4, sono ben coperti sia in quantità che in qualità. Vezenkov finora ha fatto meglio di quanto il coaching staff dichiari. Dietro a Domantas stanno le spalle di Javalone, di Alex Len (che è diventato anche triplista affidabile: il basket è morto: ufficialmente) e del nomecognome N.1 della stagione NBA 23/24: Chance Comanche. Non fanno sognare, i Kings, se si eccettuano le accelerazioni di De’Aaron Fox: ma sono profondi, poco egotici, solidi sia caratterialmente che quanto a corpaccioni. Da rivelazione della WC a non venire considerati il passo sarebbe troppo lungo, credo che consolidare la sorpresa sia difficile ma anche che abbiano il personale per farlo. Coach Mike Brown continuerà a raffinare il suo basket liquido, fatto di triangolo in continuità ma sempre in punta / post alto (dove quello di Tex Winter, oltre a non essere così continuo perché bastava arrivare a Jordan, era spesso laterale).

 

LOS ANGELES CLIPPERS. I Clippers sono tra le potenziali top6 della WC proprio per la loro profondità. Né si poteva dimenticare che i Grizzlies non avranno Morant per almeno 25 gare (e come tornerà Ja dalla squalifica/rehab?), o che OKC ha molto talento ma è quasi vuota in PF e C. Anche le nuove regole che impediscono riposini ingiustificati, paradossalmente, aiuteranno LAC a mettere in campo quintetti migliori in RS. Westbrook e Hyland; Mann e Powell (o viceversa); Kawhi e Batum (e Coffey); George e Gemello Marcus (e Covington); Zubac e Plumlee – 10 e anche 12 uomini che hanno alle spalle la maggior parte delle loro carriere, ma non si possono definire privi di talento. Se riusciranno a trovare un ritmo, un modo di convivere, la necessaria concentrazione: sono una formazione pericolosa per tutti. Anche il comportamento finora deciso e senza sconti nella vicenda-Harden sembra un annuncio di minore disfunzionalità.