Sottotitolo: ovvero, di come la vita e la NBA siano la stessa cosa.
Non c’è separazione tra il quotidiano e l’empireo del primo campionato professionistico del mondo. Mai come in questi mesi di pausa, tra le Finals vinte da Cleveland e l’inizio ormai imminente della stagione 2016-17, il quotidiano (malattie, errori, salvezze, morti, nascite) ha punteggiato la cronaca sportiva, facendo capire che un contratto da N milioni di dollari non è certo una sventura, ma non impedisce alla vita di entrare.
Lauren Holiday, moglie di JRue H. dei Pelicans, dopo aver dato alla luce lo scorso mese una bambina, si è sottoposta come programmato all’operazione al cervello per rimuovere una massa tumorale. L’operazione è riuscita, ed ora Lauren, ex calciatrice della Nazionale USA, vincitrice di un Mondiale e medagliata alle Olimpiadi, insieme al marito si prepara a tornare ad una specie di normalità; JRue ha ribadito che salterà almeno i primi mesi della stagione NBA per stare vicino alla moglie e alla figlioletta.
Si è concluso anche il processo a carico di Derrick Rose e di due suoi amici, loro intentato da una donna che, due anni dopo i supposti eventi, li aveva citati in giudizio civile per abuso sessuale. Il processo si è risolto favorevolmente per il giocatore e gli amici, e il giudice ha rigettato le istanze della donna, che aveva chiesto un risarcimento di quasi 23 milioni di dollari. Pare provato si sia trattato di sesso consensuale, ma, a gettare un’ombra sul procedimento era anche giunta, meno di due settimane orsono, la notizia che uno degli agenti più coinvolti nelle indagini sul caso era stato trovato morto, probabilmente suicida.
Arrivando alle questioni più puramente sportive, la notizia intrigante di questi giorni riguarda la posizione non blindata che pare avere LaMarcus Aldridge a San Antonio. LMA è al penultimo anno del contratto con gli Spurs, quindi è ovvio che, trattandosi del momento migliore se la franchigia volesse vendere, si moltiplichino le voci di questo tipo. Conosciamo però abbastanza la NBA per sapere che dietro ad ogni notizia si trova sempre, anche a puro titolo di pretesto, una motivazione tecnica comprovata o comprovabile. Quale potrebbe essere? Potremmo trovarla in alcuni numeri. Aldridge nella scorsa stagione ha totalizzato 8,4 rimbalzi a partita, in linea con le sue medie in carriera. Rispetto a quella cifra media, lo scorso anno il suo score ha mostrato due dati potenzialmente preoccupanti per lo staff di SA: un calo di quasi 4 rimbalzi di media nel combinato percentuale quando LMA ha giocato in quintetti assieme a Ginobili e/o Kyle Anderson, e un aumento dello stesso tipo di statistica quando inserito in quintetti con Duncan e/o Diaw. In breve: quando LMA, per proteggerne le difficoltà di mobilità difensiva, è stato schierato da centro, son stati dolori. Inoltre Ginobili e il giovane Kyle sono ancora Speroni, Timoteo e Boris no: preoccupante? Potrebbe essere. Ancora: per 100 possessi Aldridge subisce 113 punti; è una media, tiene cioè conto dei minuti giocati sia insieme che senza Kawhi Leonard, cioè il miglior difensore della NBA: LMA sembra non essere influenzato positivamente da questa vicinanza. Il neo arrivato Gasol ha concesso lo scorso anno 106 per 100 possessi, ma era nei perdenti Bulls, e ha una media molto interessante di stoppate a gara: 2, laddove LMA fatica a scavallare la collina della singola “stuba” a partita. Considerato che, per età e caratteristiche, Gasol è ormai un centro puro e che LMA, invece, dà il peggio di sé quando è messo nello spot di 5, la coppia sembrerebbe ben assortita. Purtroppo i due hanno difetti simili in difesa, e giocare con due omoni di quella stazza nella NBA moderna diventa difficile sui 30 minuti che LMA sta in campo. Si affaccia di nuovo lo spettro della altrui fisicità: Steven Adams vs Gasol farà fatica quest’anno, ne siam certi, ma LMA non è abbastanza dinamico per affrontare da 4 le penetrazioni di Westbrook, le praterie in cui operano KD e Dray-G, le sportellate atletiche di Blake Griffin o le sempre più frequenti escursioni oltre l’arco di Monociglio, per non parlare di come difficilmente si porterebbe oltre l’arco per ostacolare Ryan Anderson. Sono solo esempi, e in parte supposizioni, a riguardo dei dubbi che un giocatore come LMA, divino ma di non mostruosa poliedricità, può aver suscitato nello staff di SA dopo la eliminazione ad opera di OKC, in gran parte frutto della strepitosa serie di Steven Adams. A proposito del quale siam curiosi di vedere se davvero, come dicono, oltre a sfoderare di nuovo il suo raffinato e redditizio decathlon da parquet, avrà anche imparato a giocare a basket. Così fosse, il fratello di Valerie (4 ori Mondiali e 2 Olimpici nel getto del peso, è alta 193 cm ed è la più bassa in famiglia…) sarebbe davvero un candidato al MIP di questa stagione, oltre a rendersi giocatore dal potenziale inesplorabile.