Vi abbiamo già parlato di #OneLastShot, nome struggente per una manifestazione che ha visto decine di playground in Italia e fuori dall’Italia popolarsi di appassionati stretti intorno alla memoria dell’immenso Kobe Bryant e della giovane figlia.
A Napoli questa commemorazione ha assunto delle connotazioni particolari che meritano di essere raccontate.
Domenica 26 gennaio una terribile notizia in pochi secondi arriva sui milioni di cellulari in tutto il mondo. Kobe Bryant è morto.
A Napoli Nick Ansom, presidente e fondatore del progetto VeniceBall per la costruzione ed il recupero di playground in tutto il mondo, è allo stadio San Paolo per respirare il clima che respirava un campione come Diego Armando Maradona. E’ pure fortunato perché può sentire da vicino l’entusiasmo dei napoletani per un risultato inizialmente insperato contro gli avversari di sempre. Ma una notifica porta la sua mente in un attimo alla tragica sorte di un altro campione, simbolo dello sport a cui lui ha deciso di dedicare la sua attività.
Nick non resta chiuso nel dolore, pensa invece che il fatto di essere a Napoli in vacanza sia un segno del destino ed inizia a muoversi per vedere se a Napoli ci può essere un campetto di pallacanestro da recuperare e delle persone disposte a dargli una mano nel farlo. Da quel momento è tutta una escalation di attività e di entusiasmo.
I primi a “scendere in campo” sono i Charlatans, gruppo di appassionati napoletani che, come Nick, ha tra le proprie finalità quelle di promuovere la creazione di spazi in cui i ragazzi possano giocare a basket. Uno dei loro crucci era il campetto di Montedonzelli, che loro stessi avevano contribuito ad attrezzare e che era stato ripetutamente vandalizzato e chiuso (chiuso male dato che era comunque accessibile aggirando le “recinzioni” fatte con una striscia di plastica bianca e rossa) dal luglio 2018.
Da lì la progressione è esponenziale. Si contatta Jorit che offre la sua arte per la realizzazione di un murale che ricordi Kobe, si coinvolgono altri artisti ed altre associazioni che lavorano senza interruzione per realizzare un grande sogno. Alla fine i charlatans ringraziono (e noi ci associamo) Overtime, Guapa Napoli, the bench warmers, Urban Jungle, Comitato cittadino via dell’erba, Marina Fastoso e Valentina Manzo, Virto 360, Desportibus, Kader Kam dunker, Luca Carnevale, Dario Ghost, Andrea Tartaglia, PeppOh, Damove; ciascuno ha portato il suo mattoncino per il successo dell’iniziativa.
Il gruppo ha dato anche la sua adesione alla manifestazione #OneLastShot, forse grazie all’input di chi vi scrive, che ha avuto modo di presentare a Nick la manifestazione, ma sarebbe ingiusto limitare il lavoro di questi giorni alla mera edizione locale di una manifestazione nazionale
Il fine del lavoro era quello di restituire alla cittadinanza uno spazio di aggregazione nel nome di Kobe Bryant e non solo quello di ricordarlo in una pur splendida giornata. Il presidente della V municipalità, Paolo De Luca, da noi intervistato, spegne invece gli entusiasmi: da lunedì il parco torna ad essere un luogo chiuso ed abbandonato per mancanza dei fondi necessari per la sua custodia e manutenzione. Il comune non li fornisce e la municipalità non li può inventare
Facciamo fatica a pensare che una settimana di lavoro, i soldi spesi per i canestri e la vernice e una così grande partecipazione popolare diventino di nuovo preda dei vandali e non patrimonio della collettività. Non riusciamo a credere che uno spazio costruito con i soldi di tutti non sia fruibile. Non riusciamo a credere che l’entusiasmo di parte della società civile non possa trasformarsi in una sana sinergia pubblico-privato per mantenere aperto il campo.
Vi abbiamo raccontato ciò che è avvenuto, speriamo davvero di potervi raccontare anche un lieto fine…