“Una brutta vittoria è sempre meglio di una bella sconfitta”. Le parole di Luca Dalmonte in sala stampa sintetizzano perfettamente un Virtus-Vanoli Cremona da consegnare agli annali come una delle peggiori esibizioni di pallacanestro viste al Palatiziano negli ultimi anni. Finisce 63-50 per i romani, che trovano il quarto successo stagionale in campionato e smuovono una classifica che dopo le sconfitte recenti di Reggio Emilia e Pistoia, stava diventando preoccupante, complice anche un bizzarro calendario che ha costretto Roma a giocare cinque delle prime otto gare stagionali lontano dal proprio pubblico.

Cremona improvvisamente si tramuta da bel cigno di questo inizio di campionato, in un brutto anatroccolo, spennato oltretutto dall’assenza dell’infortunato Clark e con le sue due teste pensanti, Vitali e Hayes, narcotizzate fin dal primo minuto dalla gabbia difensiva studiata a tavolino da Dalmonte. Difesa asfissiante, fatta di aiuti e cambi continui, che ha disinnescato del tutto i pick and roll del play ex Venezia, e costretto sempre l’americano a prendersi tiri forzati limitandolo a 10 punti totali, lui che quarto marcatore del campionato viaggiava ad oltre 19 di media prima di questo pomeriggio. Pur tirando con il 33% complessivo dal campo (22/66), la Virtus ha comunque sfruttato la netta superiorità sotto le plance (44-32) per costruirsi tante seconde soluzioni offensive che spesso hanno costretto i lunghi cremonesi a ricorrere al fallo e mandare Bobby Jones e Morgan in lunetta.

L’inizio di gara romano è la fotografia di tutta la gara, subito 7-0 di parziale e la Vanoli che trova i primi punti dopo 3’30” grazie ad un gioco da tre punti di Cusin che rimarrà l’unico acuto del centro della nazionale in serata da incubo, svogliato già di suo ma soprattutto in palese difficoltà davanti a Ejim e Morgan.

Malgrado il solito sparacchiare dall’arco (7 conclusioni nei primi cinque minuti e 11 alla fine del quarto con due soli centri), cinque punti e 8 rimbalzi (su 10 totali) di Ejim ed il prezioso apporto di Morgan Jordan (che chiuderà la sua gara con una doppia/doppia da 11+12) confezionano il 18-10 con cui si va al primo riposo. Smettendo di incaponirsi nel tiro dai 6, 75 (cinque sole conclusioni tentate) e cercando molto di più i lunghi sotto canestro, la Virtus costruisce nei secondi dieci minuti il primo vero vantaggio importante della gara, volando fino al +13 (33-20 al 16’35) con i canestri di Bobby Jones (saranno 16 alla fine per lui e gli consegneranno il titolo di MVP) per chiudere all’intervallo avanti 39-27.

Di ciò che accade al rientro delle due squadre sul parquet, dopo la pausa lunga, preferiremmo non parlarne perchè poco ha a che vedere con il basket e meriterebbe piuttosto i commenti dei critici cinematografici specializzati nel genere horror. Dieci minuti di pessimo basket, con Cremona che segna il primo canestro con Bell e poi rimane all’asciutto sprofondando fino al -15 (44-29), ma Roma che non è da meno segnandone solo 4 negli ultimi cinque minuti, per chiudere sul 47-39 un parziale di gara da 6731 complessivo delle due squadre. Ancora i canestri di Bell tengono a galla la Vanoli ad inizio del 4/4, poi a 5 minuti dalla fine l’ex Villanova incappa nel suo quarto fallo e mettendosi le mani sui capelli in parziale disappunto con il fischio arbitrale, si becca anche il tecnico che chiude la sua gara ed in pratica quella degli uomini di Pancotto. L’episodio costa a Cremona cinque punti (tre viaggi in lunetta di Morgan e Gibson e canestro successivo di Triche) che mandano nuovamente la Virtus avanti in doppia cifra abbondante (58-46) e consegnano alla squadra di Dalmonte una vittoria preziosissima in questo momento della stagione. Brutto spettacolo nel complesso, ma forse giustificabile dall’importanza della posta in palio, soprattutto per una Virtus Roma sempre costretta a fare i conti con due partite settimanali, trasferte ed inesperienza soprattutto dei suoi tre classe 91 in quintetto. Per non parlare poi delle aspettative di un pubblico che negli ultimi due anni è stato abituato male e di una frangia di critica sempre con il fucile puntato.