All’indomani della sconfitta di Milano il sindaco di Siena Valentini alla presentazione del drappellone del Palio di Siena
, primo atto della corsa senese di mercoledì 2 luglio, si è presentato con un irrituale e tardivo “Forza Mens Sana” accolto con irritazione dagli sportivi senesi che tentano di mantenere accesa una piccolissima speranza di salvare la squadra. Come vorrebbe un non meglio identificato comitato senese che “vanterebbe” nelle proprie file degli ex giocatori Franceschini e Visigalli presentatisi con un cartello polemico verso i vertici della Polisportiva. Un po’ poco per creare una task force in grado di arrestare la macchina del fallimento, anche perché la procedura è stata avviata dalla denuncia della Procura e si basa su risvolti penali.
E’ prevista per venerdì 4 luglio la riunione della camera di consiglio del Tribunale Fallimentare disposto dalla dottoressa Serrao che deciderà la nomina del liquidatore per sbrogliare la matassa.
Non è ipotizzabile, dicono le voci, che sia lo stesso nominato dal presidente della Polisportiva Piero Ricci nella tumultuosa assemblea della bocciatura del bilancio e la denuncia. Non è stato votato dal socio forte, la Fises (Finanziaria Senese di Sviluppo) che per prima ha finanziato il basket a metà Anni Novanta prima che con la presidenza Mussari arrivassero finanziamenti a cascata, circa 100 milioni per la Guardia di Finanza per il settennio 2005-2012 riguardante Time out.
Non si tratta di “impedimento” ma di ovvia cautela, osservano gli esperti, in quanto entrato in conflitto di interessi col suo ruolo come consulente fiscale per Legabasket, come annunciato dal presidente Marino in assemblea e a anche ad alcuni colleghi e pagato come stimato professionista per un terzo di quello che doveva percepire Minucci. Così è specificato sul verbale d’assemblea…
E se spuntassero, obietta qualcuno, carte interessanti in Lega dove il presunto “cervello” di Time Out ha avuto un ruolo dominante nell’ultimo settennio, tanto da essere eletto con 14 voti su 16 nonostante Gdf e Procura di Siena fossero in pieno movimento? I giornali, in effetti, avevano dato notizia, a suo tempo, del ruolo attivo nella ricerca di sponsorizzazioni grazie alle sue conoscenze nel mondo bancario, che sembra abbia portato (gratuitamente?) la Ducato.
Sul fallimento non ci piove, è stato annunciato ufficialmente dal presidente della Polisportiva e dal liquidatore Bianchi ai tesserati (ma ci sono anche 14 dipendenti, specifica l’atto notarile redatto dal dottor Mandrini il 21 febbraio), ma nulla è trapelato sull’analisi dei documenti e ho ascoltato più d’uno, anche fra i colleghi, parlare di difficoltà del liquidatore nell’avere le carte. Chiaro che a questo punto il fallimento tout-cort per il volume del dissesto, conviene al socio di maggioranza con l’87%, meno alla Fises che sembra dovesse rientrare di anticipazioni che potrebbero trasformarsi in sofferenze. Si configura un fallimento di un’azienda di valore primario.
Tre anni fa mi recai alla Camera del Commercio di Siena per un’inchiesta sulle aziende territoriali, chiesi il valore d’impresa di una società che fatturava 20 milioni di euro. Mi chiesero, ma è sicuro? Vorrà dire 2 milioni di euro. Per quella cifra non ci sono aziende con quel giro d’affari, ma è proprio sicuro? Naturalmente non dissi che si trattava della società di basket, che fra l’altro piagnucolava sui giornali, sostenuta dalla stampa, citando i budget delle società greche e turche. Ringraziai e scrissi sul taccuino di questa fortuna unica concesso al basket senese…
Si parla di un dissesto con responsabilità civili e penali di non poco conto, per il buco di gestione di 5,4 milioni e 17 milioni di evasione fiscale ricadenti sugli ex amministratori denunciati dagli azionisti con due esposti – come comunicato – alla Guardia di Finanza, per cui il magistrato dottor Antonino Nastasi ha provveduto ad aprire un nuovo fascicolo per “bancarotta fraudolenta aggravata e falsa comunicazione societaria”. È chiaro che saranno in molti a subire un danno economico ed esistenziale che i sequestri preventivi (contanti, depositi bancari, crediti, ville, case, una barca, beni mobili e immobili, etc) non coprono perché si parla di quasi 14 milioni, 9.835.479.479 euro per Minucci e la Finetti e 4.0454.933 per Sammarini, Lombardini e Terenzi. I beni non potranno essere messi all’asta fino al termine del processo, se ci sarà.
Si prevedono altri sviluppi, per i playoff e la vigilia del Palio c’è stato uno stop tecnico, ma sarebbero finiti nel mirino e interrogati numerosi giocatori, agenti e professionisti, in rapporti economici stretti con la Mens Sana Basket. Si è saputo del molto lavoro fatto dalla GdF durante i playoff, ad esempio arrivando per i quarti a Siena l’ex Kaukenas avrebbe ricevuto un verbale di accertamento che potrebbe costargli la permanenza in Italia. Così per altri giocatori, ovviamente la posizione potrebbe essere attenuta dalla disponibilità a collaborare.
Dopo il Palio, dovrebbero riprendere gli interrogatori da parte del procuratore Nastasi, forse nuovamente anche con il principale “attore” che – ma le voci sono controverse – dicono disposto a parlare o a confermare solamente “fatti inconfutabili”. Ma a detta del colonnello Mazza, che nel frattempo ha lasciato Siena, nella conferenza dell’8 maggio “era sempre lo stesso gioco, tornano i riscontri documentali, intercettazioni e testimonianze, è un incastro tutto chiaro”.
Un ruolo determinante nelle ammissioni potrebbe averlo avuto la segretaria storica Olga Finetti che ha patito gli arresti domiciliari per quello che gli inquirenti hanno definito “un’organizzazione criminale”, come la consegna di un rotolo con 180 mila euro a una vicina con la preghiera di conservali.
Le accuse naturalmente saranno impugnate, gli avvocati non hanno dettato una linea difensiva, sulla Nazione si è letto qualcosa a proposito del secondo interrogatorio di Minucci, con una postilla finale che specificava “che i verbali non erano secretati”. Frase che cozza col riserbo degli inquirenti, si è parlato anche di una talpa ma poi tutto è entrato in un cono d’ombra, come dopo la prima perquisizione del 17 dicembre 2012 nell’abitazione di Minucci e dei collaboratori e a Rimini per cui tutti hanno continuato a ritenere che si trattasse solo di un accertamento di routine, visto che non c’erano addebiti. E anche ai giornalisti da lui invitati ad Ancona, ottenuto l’incarico di presidente, Minucci aveva spiegato che si trattava di un avviso e che era stato tutto chiarito anche in assemblea.
La gestione di questa fase potrebbe riservare qualche sorpresa. Teoricamente arrivasse un “cavaliere bianco” che mette sul tavolo – come richiede il regolamento della Fip – a garanzia una fidejussione di 3 volte superiore alla cifra del dissesto, 22-23 milioni, il club potrebbe essere salvato perché nei termini la Polisportiva ha spedito il modulo d’iscrizione. Una cifra da capogiro, anche se poi 40 milioni vengono restituiti dopo i controlli della Comtec. C’è l’aspetto del patteggiamento fra creditori, e se si presenta un compratore? In questo caso gli esperti dicono che un giudice non può stare sotto il 60-50% per cento, pena essere a sua volta “ascoltato” dai suoi organi di controllo.
A noi risulta che la Polisportiva avrebbe allacciato contatti con un gruppo di imprenditori romani rappresentati da un legale noto nel basket, come finanziatori per il campionato di quarta serie nazionale (DNB) dalla quale la Polisportiva Mens Sana Basket 1971 ripartirà decisa a ottenere la promozione. Si parla di 600-700 mila euro, sarebbe già stato individuato il general manager (che non sarà Marco Meneghetti indagato per presunto favoreggiamento all’evasione degli atleti) e l’allenatore ad hoc. Si tratta di professionisti di ritorno a Siena con ottime credenziali.
Quando l’indagine sarà terminata, di fronte alla formulazione dei reati, qualcuno potrebbe costituirsi parte civile, per un esperto di diritto sportivo i tifosi potrebbero chiedere un risarcimento per il danno psicologico derivante dall’accaduto. E se lo facesse il Comune, dopo quello che ha detto sulla gestione rivendicando di averlo detto per primo? Ipotesi peregrina. Il problema è proprio quello che le istituzioni non hanno vigilato come dovevano. La Polisportiva non poteva non sapere quanto stava succedendo. Nulla di personale, ovviamente, se non fosse che il sindaco ha affidato Leonardo Tafani, lo stesso general manager della Polisportiva, l’organo vigilante, il quale si è messo in aspettativa per fare l’assessore allo sport.
Un doppio incarico che stride vedendo che è successo e anche per gli scenari che si prospettano, e c’è chi chiede un passo indietro o le dimissioni. Perché, di fatto, il politico-amministratore è allo stesso tempo controllore (come socio della Fises, partecipata dal Comune) e controllato il quale doveva riferire al sindaco per tempo e cercare di salvare baracca e burattini, come era ancora possibile un anno fa.