Anno nero per il basket, dopo le chiacchiere vengono a galla anche fatti poco piacevoli di “mala gestione” sia nel sistema professionistico che in quello pubblico perché – bisogna chiarire – con la riforma Melandri le federazioni sportive sono diventate SpA ma godono di finanziamenti governativi. Se Ferdinando Minucci incautamente (e forzatamente?) nominato presidente, quasi una sfida al buon senso (e agli inquirenti?), è ormai fuori dal basket in attesa degli sviluppi di TIME OUT – l’indagine disposta dalla Procura di Siena nel2012 dal dottor Antonino Nastasi e che ipotizza “associazione per delinquere, frodi fiscali, bancarotta fraudolenta, falsa informazione societaria” – la Corte Federale della Fip ha radiato Enrico Ragnolini che aveva ereditato il Comitato Regionale da molti anni da Fausto Maifredi, divenuto in seguito presidente federale…

Sospeso dalla Fip per irregolarità nella gestione del Comitato Lombardo (da un controllo sarebbero state rilevate somme di probabile “incerta attribuzione” su un conto bancario, anche se lui avrebbe sostenuto di averle riversate alla Fip) e sentito, dicono, dalla Guardia di Finanza di Milano (su denuncia della Lega) per contributi ricevuti dalla Regione (presidenza Formigoni), Ragnolini aveva impugnato il provvedimento alla Giudicante e condannato a quattro anni. Rivoltosi alla Corte Federale e nel secondo grado di giudizio è arrivato un provvedimento ancora più pesante, con la radiazione. Adesso potrà rivolgersi all’Alta Corte del CONI per il terzo grado, ma essendo passato in questi giorni il nuovo codice di Giustizia bisognerà capire se il suo caso rientra ancora nella vecchia procedura.

Quando la posizione del presidente Dino Meneghin nel 2011 è diventata traballante e l’interesse di Gianni Petrucci non era ancora l’amato basket ma essere il referente per il Governo della candidatura di Roma all’Olimpiade 2020 o in alternativa un ruolo politico nel possibile governo di centro-destra (poi concretizzatosi “al ribasso”, dopo la delusione delle politiche, nell’incarico di sindaco di San Felice al Circeo “quota Casini”). Di fronte a un possibile salto nel buio e in mancanza di un personaggio forte, fu proprio Ragnolini all’epoca presidente della Consulta dei Comitati Regionali il grande elettore di Petrucci. Riuscendo con l’asse lombardo-veneto a cooptare poi anche l’Emilia Romagna col presidente Galimberti (il cui figlio è stato denunciato dalla magistratura di Caserta per presunto “millantato credito” nel tentativo di acquisire quote della Juvecaserta Basket) e infine la Toscana (con i voti di Faraoni ex gm Virtus e Cardullo, oggi presidente del CR toscano che a sua volta si è ritenuto soddisfatto con un posto nel consiglio federale (Petrini) e nel CIA (Grandini) e continua a godere dall’alto di particolari attenzioni. Forse per gratitudine di quando dalla Banca di Siena, raccontano, arrivarono importanti contributi sotto forma di sponsorizzazioni per sostenere la candidatura italiana per i mondiali 2014 che assegnava un girone dei quarti di finale alla Città del Palio nel nuovo palasport il cui progetto però non è andato avanti anche se approvato a livello di concessioni e dell’area dal Consiglio Comunale locale. E quindi altre spese per la collettività.

 La Lombardia ha perso terreno come prestigio ed efficienza negli ultimi anni, resta sempre il potente feudo “ago della bilancia” del movimento per il numero di voti. Sempre meno rappresentativo però per la gestione contestata dei suoi personaggi: Maifredi è stato commissariato nonostante un argento olimpico, Meneghin dopo un quinquennio da commissario e presidente (con l’investitura di Petrucci presidente CONI) da ultimo gode di un incarico retribuito (70 mila euro) per i rapporti con le federazioni internazionali e l’ufficio a Milano, palazzo delle Federazioni di via Piranesi.

Pierluigi Marzorati attuale presidente del CONI lombardo è stato invece in prima linea nel sostegno a Malagò, fra lui e Petrucci è quasi una guerra fredda, e molti danno per scontato che il Pierlo si candiderà alla presidenza della Fip dopo le Olimpiadi di Rio. Ma contro Petrucci, o il suo vice Laguardia o ci sarà una sorpresa?

Insomma, è destinato ad avere strascichi questo colpo di scena che a qualcuno suggerisce – anche se c’è poco da scherzare -il titolo ironico “Ragni, ragnolini e vedove nere…”, argomento che riprenderemo prossimamente per spiegare come funziona il “carrozzone” dei presidenti regionali ancor più “autonomo” con l’abolizione della Consulta voluta da Petrucci.

La vicenda potrebbe essere il segnale ufficiale – anche se forse è troppo presto – dell’inizio della campagna elettorale per il prossimo quadriennio olimpico, ma anche un altro tassello per far comprendere al Governo Renzi che il rilancio dello sport italiano non può passare solo da un cambio di personaggi e poltrone ma da una riforma allineata ad altre realtà del paese sotto il suo torchio, niente più privilegi, poltrone, prebende e parate e una rottamazione a tutti i livelli del CONI e affini e federazioni.. A proposito anche dell’arcitaliano di turno e il suo rapporto col basket: da fiorentino e sindaco per ora è rimasto scottato: erogazioni, iniziative, soldi messi nelle opere di miglioria del Palamandela quand’era a Palazzo Vecchio dove oggi Nardella segue la sua linea, per far giocare Siena, e sappiamo con quale successo, che dire poi di quattro retrocessioni in quattro anni della squadra gigliata di punta?

Comunque da premier Pd fino ad oggi non ha mai fatto accenno alla gestione del CONI dove ha infilato come suo rappresentante Eugenio Giani, presidente CONI provinciale fiorentino per fungere da tramite con Malagò il quale dovrebbe essere in una botte di ferro con Renzi e soprattutto col suo potente braccio destro (Del Rio). Ma l’assetto attuale dell’organismo che gestisce lo sport nazionale sta suscitando perplessità all’interno dell’arco costituzionale per l’organizzazione – come dire? – “bipolare”, promozioni, parate, spese stravaganti come quella delle Tv di nicchia federali. Dicono che Petrucci dopo 12 anni al CONI e prima alla Fip come segretario e presidente non si ripresenterà, speriamo almeno che dal Governo arrivi la norma per cui chi fa politica, anche a livello territoriale, è fuori dalle Federazioni e tutti gli organismi.

I politici, si sa, hanno già molto da fare per occuparsi anche di sport portandosi, ovviamente, la loro storia e le loro amicizie e logiche di partito, e dove c’è sport bisogna garantire la massima neutralità. Anche il dirigente è chiamato a una prestazione sportiva.

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