Una vittoria di gruppo, sofferta ma fondamentale, quella colta dalla Virtus Roma contro la Vuelle Pesaro, una gara etichettata da molti come scontro salvezza alla vigilia del campionato, forse da stasera non più tale se ci si lascia condizionare dall’attuale distanza in classifica fra le due formazioni: Pesaro è inchiodata a 0 punti e probabilmente, complice il successo di Pistoia su Cantù, è ancora un po’ più distante dall’obiettivo salvezza mentre Roma, a quota 10 punti come Milano, Brescia e Fortitudo Bologna, è in piena corsa per un posto alle Final Eight di febbraio 2020, e alzi la mano chi ci avrebbe scommesso un centesimo.
Nella serata in cui Dyson e Jefferson sono andati a sprazzi, reduci da una settimana praticamente senza allenamenti, sono stati Pini e Kyzlink i trascinatori della banda di coach Bucchi mentre Alibegovic, pur incantando spesso con movimenti eleganti vicino al ferro, è stato limitato dai falli. Pesaro ha pagato ancora dazio alla cattiva sorte perdendo dopo nemmeno 5 minuti il suo pivot Chapman (distorsione alla caviglia, se ne saprà di più nei prossimi giorni), un’assenza pesante che Zanotti ha provato a colmare ma che ha finito per gravare sulle rotazioni di coach Perego.
LA GARA La Virtus l’ha controllata dall’inizio, pur lasciando sempre aperta una porticina che la Vuelle ha provato ad aprire, peccando un po’ di convinzione e coraggio quando c’era da osare la mossa vincente. Primo quarto in assoluto equilibrio, con Pini a battersi come un leone sotto canestro contro il frizzante Eboua e Alibegovic bravo a danzare ripetutamente in area avversaria in avvio di secondo quarto, rendendosi artefice del primo allungo di Roma (34-27), poi rintuzzato dai pochi sprazzi dell’evanescente Barford, 23 punti a referto ma con un pessimo 6/20 dal campo e 4 errori dalla lunetta nel momento decisivo della partita. Nel terzo parziale i padroni di casa salivano a +10 ma si lasciavano riavvicinare dai guizzi di Thomas, anch’egli nel complesso poco concreto. Il finale in volata vedeva la Virtus sciupare tre palloni pesanti in attacco ma i marchigiani non capitalizzavano i regali, mancando l’aggancio a quota 81 con un sanguinoso 1/2 di Eboua ai tiri liberi, frutto del 5°fallo commesso da Alibegovic dopo che l’ala ex Roseto gli aveva strappato un clamoroso rimbalzo offensivo.
MAGIC MOMENT Nell’ultimo minuto, con Roma avanti 85-82, Pusica scivolava in palleggio perdendo malamente palla a beneficio dell’onnipresente Pini che, recuperata la sfera, avviava l’azione in cui Kyzlink recapiterà nella retina avversaria la sua terza tripla della serata, il canestro decisivo.
MAN OF THE MATCH Kyzlink e Pini si guadagnano un giusto ex aequo. Il primo per la costanza con cui ha saputo colpire da ogni angolo, offrendo una prova di sostanza ai 2700 spettatori presenti; l’ex Fortitudo Bologna per la capacità di dare ordine (anche 3 assist per lui) e per l’incredibile voglia di uscire vincente nella consueta tonnara andata in scena sotto i tabelloni.
NUMBERS I rimbalzi in attacco (22 per Pesaro, 19 per Roma) testimoniano qualche disattenzione di troppo delle due difese, i 9 di Zanotti (con 8 punti) fotografano una serata importante vissuta quasi per caso, dato il non preventivabile infortunio occorso a Chapman. Il 24% dall’arco è una percentuale troppo bassa per poter ipotizzare un colpo esterno, soprattutto se sommata ad un attacco fatto di troppi palleggi e pochi passaggi; nonostante questo, la squadra di coach Perego è stata in partita fino alla fine, anche grazie ai 15 + 10 di Eboua, capace di calamitare le attenzioni (e i falli) della difesa avversaria. I 6 uomini in doppia cifra di Roma sono tanta roba, soprattutto se si ruota in 7 visto che, ancora una volta, Moore è stato impalpabile nei suoi 8 minuti sul parquet. E pensare che in queste ore si sta liberando una vecchia volpe del parquet come Mike Hall, un pozzo di esperienza che farebbe tanto comodo al suo ex coach…