Rieti ennesima Waterloo per una Virtus in confusione più totale. Questo il riassunto di un derby giocato male e nervosamente da una Roma stravolta da episodi extra cestistici e spettatrice per quasi trentotto minuti sul glorioso parquet del PalaSojourner.

Affondata fin dal primo minuto da una mancanza totale di idee quando si tratta di fare canestro e vittima in difesa di una assoluta mancanza di fisicità sotto le plance, Roma ha permesso a Mortellaro di fare il bello e cattivo tempo (17+11 rimbalzi ) e alle guardie reatine di penetrare il pitturato come un coltello nel burro. E poi gli americani, umili e concreti i due di Rieti, pescati in campionati non eccelsi ma pienamente inseriti nel contesto della serie A2.

Confusionari invece Voskuil, Callahan e Olasewere, in tre capaci di sparare 14 volte dall’arco, a volte con insistenza quasi irritante, ma di vedere poco o per niente il fondo della retina. Sparacchiando a destra e manca, la Virtus incomincia ad affondare sul finire del secondo quarto, chiudendo sotto di 12 all’intervallo ( 39-27 ). Le porte del baratro si schiudono però ad inizio della terza frazione, quando dagli spogliatoi rientra in campo una squadra addirittura peggiore di quella andata a sorseggiare il classico thè caldo.

Sul + 16 in due occasioni ( 43-27 e 54-38) Rieti sembra in pieno controllo, visto anche l’encefalogramma piatto di un’avversaria al tappeto. Encefalogramma che all’improvviso si rianima clamorosamente ad inizio del quarto periodo, quando con qualche sprazzo di Voskuil ed un po’di coraggio di Bonfiglio e Benetti, la Virtus piazza un parziale di 11-0 portandosi sul -3 a poco più di due minuti dalla fine. Ma come oramai accade spesso quest’anno, Roma ancora una volta sciupa tutto (o quel poco che ha fatto vedere) perdendosi Mortellaro su un rimbalzo offensivo e perdendo banalmente palla in attacco, con Bonfiglio che si palleggia su di un piede. Vincerla per la Virtus stasera, dopo trentotto minuti di nulla, sarebbe stato troppo.