Per la sesta volta in stagione Roma è costretta ad inchinarsi a Siena, ed è una sconfitta dolorosa perché molto probabilmente costringe la Virtus ad abbandonare i sogni di gloria in questo playoff, con gara 4 di venerdì che probabilmente servirà soltanto ad evitare un pesantissimo cappotto in una serie meritatamente dominata dagli uomini di Crespi. Non è bastata l’atmosfera magica del ritrovato Palalottomatica pieno a metà (6182 spettatori) per rinvigorire una Roma capace di tenere a bada gli avversari per tutto il primo tempo, con Siena limitata a 28 punti, ma poi dilaniata nel terzo periodo dove Haynes ed un infallibile Jennings hanno costruito un parziale di 14-29 pro Siena, decisivo per l’esito della gara. Troppi i problemi in attacco per Roma questa sera, con un Mbakwe ancora una volta straordinario (19 punti e 18 rimbalzi per la sesta doppia/doppia di fila di questa post season) , ma unico vero terminale offensivo di Dalmonte.
Male ancora una volta Hosley (13 punti con 6/15 dal campo e tutta una serie di scelte in attacco da rabbrividire) malgrado un buon inizio, solo 11 punti dalla panchina (contro i 38 di Siena) di cui 6 dalla lunetta, con Baron messo fuori dai giochi dall’arcigna difesa di Crespi e gli altri in evidente difficoltà, inseriti in un contesto probabilmente troppo grande per i loro mezzi attuali.
Eppure l’inizio per la Virtus prometteva bene, con i recuperati Goss e D’Ercole subito in quintetto e Hosley protagonista con 6 punti del vantaggio capitolino 12-5 al 5’11. La decisione di Crespi di passare a difendere con una 3-2 inceppa i meccanismi offensivi di Roma e probabilmente decide già da subito la gara. Il coach mensanino cambia radicalmente il suo quintetto e la panchina risponde con i punti che consentono a Siena di chiudere avanti 14-16 il primo quarto e 27 a 28 alla pausa lunga, in una gara nervosa, dominata dagli errori e dalle scadenti percentuali al tiro di entrambe (38% per Roma e 37% per Siena al 20′) . Come già detto è il terzo periodo a scavare il solco tra le due squadre, Roma va avanti 39-36 in apertura prima di subire uno 0-13 di parziale chiuso solo da due liberi di Kanacevic a 2’11” dall’ultimo riposo. Haynes ribalta magicamente il suo 0/8 del primo tempo con canestri dal valore inestimabile, ma è soprattutto Jennings a far male alla Virtus con 11 punti di fila e tre triple devastanti per gli equilibri già precari di Roma. All’inizio degli ultimi dieci di gioco il tabellone segna +16 Siena sul 41-57, passivo pesantissimo anche se Goss e Mayo con le loro triple trovano ancora la forza di ridurre il gap a -8 (49-57) quando ci sono ancora 7’40 da giocare. Ad ammutolire il pubblico virtussino ci pensa però Green, che lasciato inspiegabilmente libero punisce due volte di fila dai 6.75 e con otto punti in un amen confeziona il 3-0 che manda Siena ad una vittoria dall’ennesima finale scudetto.
Finisce con i tifosi toscani a cantare la Verbena, per una Siena, che prima di inabissarsi per i noti problemi societari, si toglie lo sfizio dell’ennesimo dispetto ai rivali sportivi per eccellenza degli ultimi anni.