Potrebbe slittare al termine dei playoff la prima udienza per il fallimento della Mens Sana Basket SpA fissata da mesi dalla sezione del Tribunale di Siena per il 9-10 giugno. L’ha riferito il liquidatore fallimentare dottor Egidio Bianchi ai vertici della Federazione durante la trasferta di Roma, precisando inoltre in 17 milioni la cifra contestata dall’Agenzia delle Entrate, un milione di più di quanto ipotizzato dalla Guardia di Finanza per frodi fiscali. E quindi per salvare la squadra occorrono 22,4 milioni, compreso il buco di gestione di 5,4 milioni. Piccola chiosa: Siena ha richiesto nei termini l’iscrizione alla Serie A, ma per essere accettata dovrebbe versare il deposito cauzionale tre volte pari all’entità del debito.
Quando viene depositata una istanza con richiesta di fallimento di una società, il tribunale ha l’obbligo di convocare un udienza pre-fallimentare in cui la società coinvolta tramite il proprio legale rappresentante può dimostrare che non esiste lo stato di insolvenza o che i debiti sono stati pagati.
A seguito di tale udienza, si riunirà il collegio dei giudici della Sezione Fallimentare del Tribunale per decidere se ci sono i presupposti per dichiarare il fallimento della società, nominando il curatore fallimentare (avvocato o commercialista) che avrà il compito di gestire la procedura cercando di realizzare l’attivo disponibile per pagare i creditori.
Nel caso di ipotesi di reati (come nel caso ascritti a Siena, mentre proseguono le indagini sulla cessione del marchio), può partite l’iter penale nei confronti degli amministratori che si incardinano solo in caso di fallimento.
In seguito a un’infuocata assemblea della Mens Sana SpA per l’approvazione del bilancio, tirata alle calende greche, la Polisportiva Mens Sana venuta a conoscenza dello stato di dissesto della sezione basket per un buco di 5,4 milioni di euro oltre il verbale di contestazione per frodi fiscali di 16 milioni “per difetto” fra il 2005 e il 2012, ha nominato liquidatore Egidio Bianchi, tesserato Fip quale general manager della Virtus Basket Siena, con l’incarico di ricostruire l’accaduto, il profilo patrimoniale della società 8 volte campione d’Italia e gestire l’attività fino al termine della stagione e procedere alle pratiche per la messa in liquidazione.
Come svelato nella conferenza stampa dell’8 maggio il magistrato dottor Antonino Nastasi in seguito alle denunce di tutti gli amministratori, in testa l’ex presidente Ferdinando Minucci e la vicepresidente Paola Serpi, l’indagine chiamata “TIME OUT” ha aggiunto il fascicolo per “bancarotta fraudolenta aggravata e falsa comunicazione societaria”.
Affrettando senza una ragione precisa i tempi rispetto alla scadenza al 30 giugno del mandato del presidente Valentino Renzi, l’8 febbraio la Legabasket ha votato con 14 voti su 16 Ferdinando Minucci quale presidente dal 1° luglio. Questo mentre da tempo circolavano sempre più insistenti ipotesi oggettive sulle difficoltà del club campione d’Italia, come la revoca del fido bancario al presidente Minucci, il verbale di contestazione della Guardia di Finanza dei 16 milioni, e nuove perquisizioni – a un anno delle prime del 17 dicembre 2012 – in varie abitazioni dei protagonisti della vicenda. Nonostante appunto fatti oggettivi, la commissione di Legabasket incaricata di proporre il nome del presidente di Lega, e cioè la vicepresidente Anna Cremascoli (Pall.Cantù), Livio Proli (Armani) e Sardara (Dinamo Sassari), ha visto passare la sua candidatura con la motivazione – come ci ha raccontato uno dei presidenti contrari – “che Minucci era l’uomo giusto”. Minucci partecipò a quella votazione mentre era ancora in carica nella Mens Sana quale general manager. E due settimane dopo uscito dalla Mens Sana, con tanto di comunicato stampa di ringraziamento ufficiale, che riportava anche una nota irrituale, di essere a disposizione della società Minucci operava già come presidente in pectore, come conferma la visita al presidente del CONI Malagò e portando i giornalisti a pranzo ad Ancona, per l’All Stare Game, e rispondendo a una domanda “pepata” di essere assolutamente tranquillo.
Dopo il D-Day del 21 febbraio la situazione precipitava, i verbali dell’assemblea della Mens Sana SpA arrivavano alla Fip, inevitabile la messa in liquidazione, quindi seguiva l’8 maggio l’arresto a Bologna del Minucci firmato dal Gip di Siena dottor Ugo Bellini su richiesta della Procura. Il dominus senese rimaneva una decina di giorni ai domiciliari e in seguito all’impugnazione dei suoi legali per i quali era “prostrato e in stato di agitazione” riacquistava, dicendosi subito disponibile per l’interrogatorio dal magistrato come avvenuto in due occasioni negli uffici della Procura, otteneva con il provvedimento del Tribunale del Riesame di Firenze la libertà. Fatto obbligo di non lasciare Siena.
Ai vertici della Federazione raccontano di non aver eccepito sulla volontà del liquidatore di chiedere al Tribunale Fallimentare di Siena il rinvio della prima udienza “motivata dal fatto che potrebbero sorgere dei problemi con la concomitanza con la squadra impegnata nei playoff”, e chiaramente l’ultima parola sarà del dottor Nastasi che dicono di avere una profonda conoscenza delle cose cestistiche, NBA compresa, fin da quando operava come magistrato a Messina dove sarebbe stato visto ad alcune gare ai tempi della A. “La Mens Sana ha pagato regolarmente l’ultima rata e per noi può andare avanti”, aggiungono dalla Fip. Naturalmente un altro discorso è quello dell’organo di controllo dei bilanci, per la Fip se i giocatori e i dipendenti sono pagati è tutto ok anche se si potrebbe eccepire leggendo le dichiarazioni rilasciate da chi questa stagione è stato tesserato per Montegranaro.
Comunque questo prender tempo e l’iscrizione fa comodo anche all’immagine della Fip perché si può immaginare quale sarebbe la portata mediatica del fallimento della squadra campione d’Italia da sette anni e ancora con lo scudetto sul petto durante la finale. Il gruppo di Crespi è comunque ben temprato, come ha fatto vedere in tutta la stagione, speriamo il motivo della richiesta sia quello di non alterare l’equilibrio competitivo, di ordine pubblico, e anche magari veder spuntare il cavaliere bianco o lo zio d’America che presenta una fidejussione di 25 milioni. E magari anche tentare di bloccare i genitori dei ragazzini di talento che in questo clima d’incertezza senese hanno già affidato cartellini economicamente interessanti agli agenti, per cui potrebbe essere anche non facile attrezzare una squadra competitiva per la B, concessione Fip, per la quale la Polisportiva che ha il peso economico di ben due impianti e deve fare attività si sta attrezzando affidandola a un coach senese di categoria, Collini. Ci auguriamo che invece non ci siano altre motivazioni, come il voto strategico per l’elezione del presidente di Lega e anche un probabile incarico del liquidatore senese come general manager di Legabasket per una soluzione ponte in attesa del presidente, come mi ha raccontato un presidente…
In questo caso tuttavia bisogna essere realisti, non c’è nessuno che può pagare debiti di simile entità, e l’istanza di fallimento si presume sia stata presentata dalla Procura di Siena e quindi sia molto ben circostanziata, come ha spiegato Antonino Nastasi. Le stesse granitiche certezze che la pubblica accusa per il caso dell’acquisto di Antonveneta ha presentato nella lunga esposizione di venerdì nel processo a Mussari, Vigni e Baldassarre. L’accusa ha parlato di “un castello di bugie messo in piedi dai tre imputati” e chiesto 7 anni per l’ex presidente della banca che sciarpa al collo plaudiva e veniva intervistato in occasione dei trofei a fianco del suo amico Minucci e rimpallato da Gilberto Benetton che tirato per i capelli rispose al “dominus” senese in questo modo: “Noi spendiamo soldi della nostra famiglia e non degli azionisti”.