Terza sconfitta in una settimana per la Virtus Roma che al Palatiziano cede 62-72 alla Reyer Venezia,
al termine di una partita in cui Roma è riuscita a rimanere agganciata agli avversari fino ad un minuto e mezzo dalla fine, quando due triple di Ress hanno calato il sipario su una sfida che ha visto alla fine giustamente prevalere la squadra più forte. Roma ha pagato ancora una volta le pessime prestazioni al tiro dalla distanza ( 5-22 dall’arco), cartina di tornasole di una stagione ricca di difficoltà ed idee confuse, Venezia invece pur priva nel suo assetto di un centro di ruolo, ha saputo far buon viso a cattivo gioco, trovando nella qualità e profondità del suo roster le alternative adeguate al gioco sotto canestro. Dominanti gli esterni di Recalcati dal perimetro ( 11 su 28), decisiva l’esperienza dei quattro ex Siena capaci di mettere a referto trenta dei settantadue punti dei lagunari. Con l’ ausilio della vecchia guardia della Mens Sana, l’ ex coach della nazionale può dormire sonni tranquilli per il proseguo della stagione, i vari Ortner, Ress, Nelson e Viggiano probabilmente risulteranno un vero e proprio assegno circolare nei playoffs, quando i palloni peseranno il triplo e le decisioni importanti dovranno esser prese in frazioni di secondo. Nella magra serata capitolina si salvano soltanto i lunghi, con Jones ( 14),e Morgan (12+8) puntuali nello svolgere il compitino, ed un ottimo Ndudi Ebi, autore di 11 punti malgrado un problema fisico che molto probabilmente lo costringerà a saltare la trasferta di Eurocup in Russia.
Malissimo invece gli esterni, capitanati da un Gibson in formato Hosley ( 14 punti ma 7 dalla lunetta e 3/14 al tiro), seguito puntualmente da un Ejim abulico ( un misero punticino oltretutto dalla linea della carità), e da uno Stipcevic lontano parente di quello devastante di Zagabria.
Discorso a parte merita Triche, menomato da un problema al ginocchio ma inspiegabilmente tenuto in campo per tutti i dieci minuti dell’ultimo quarto, quando ha offerto ancora una volta il peggio del suo repertorio per chiudere una gara inguardabile, l’ennesima viene da dirlo, con due punti frutto di un 1/6 dal campo che ha indispettito non poco gli oltre duemila e cinquecento presenti sulle tribune. Roma ottima in avvio, con tanti palloni giocati sotto canestro per Morgan e vantaggio che fa ben sperare sul 13-2 dopo 4’20. Non appena tuttavia Jones molla anche per pochi centimetri la marcatura di Peric, arrivano dal perimetro due triple dell’ ala croata che riportano sotto Venezia, che chiude sotto di cinque alla prima sirena ( 19-14), ma dà l’impressione di essere in grado di poter rovesciare a piacimento la gara, cosa che avviene subito nel secondo quarto, complice un quintetto anomalo schierato da Fucà ( in panchina al posto dello squalificato Dalmonte) con Sandri, D’Ercole ed Ebi in campo con Stipcevic ed il fantasma di Ejim. Un doloroso lay up del rimpianto Goss porta avanti la Reyer sul 26-28, il coraggio di Ebi ( 5 punti in mezzo minuto) evita il tracollo romano, ma due triple di Viggiano ed ancora Peric mandano Venezia nello spogliatoio avanti 32-34. Qualcosina di Gibson e Morgan ridà fiato al Palatiziano ad inizio del 3/4 ( 39-38), ma Roma smarrisce ancora una volta ( leit motiv stagionale) la via del canestro , cercando solo e soltanto improbabili conclusioni da lontano, và sotto di sette con i canestri di Goss ( 42-49), ma ancora una volta grazie agli sforzi di Ebi riesce a rimandare il tracollo.
A meno di quattro minuti dalla fine sul -10 ( 54-64) Roma sembra ko definitivamente, ma riesce ancora a costruirsi una seconda chance, malgrado un Triche dannoso almeno quanto le cavallette di biblica memoria. Tre liberi di Gibson ed un tap in di Triche ( unico centro della sua gara) riportano infatti la Virtus a cinque lunghezze, Roma blinda il canestro con i denti e riesce addirittura ad arrivare ad un possesso di distanza ad un minuto e mezzo dalla fine, con una tripla di Jones che sigla il 62-64 e riaccende i tifosi romani. Come due anni fa nelle finali scudetto il ruolo di carnefice della Virtus se lo prende allora Tomas Ress, che da campione vero piazza le due triple che mandano al tappeto la Virtus e chiudono probabilmente in maniera definitiva il discorso playoffs per i capitolini. Aggiungendo oltretutto ulteriori punti interrogativi ad una stagione che sembra avere un senso soltanto in Europa.