Quarto e ultimo semiquadro…
Mussorski scrisse di quadri di un’esposizione (poi ripresi da Emerson Lake & Palmer), io più modestamente di quadri di un’inesposizione (nel senso di non-esposizione): è quello che sta facendo il basket odierno insieme a sue strutture destrutturate.
Si parla tanto di numeri televisivi ma sono le solite super esposizioni di fine stagione, con la moltiplica del fattore “Mi”, cioè quando c’è Milano in Tv gli ascolti salgono. Spiego qual è secondo me il perché, poi torniamo agli ultimi due palasport dei playoff, peraltro già a pensare alla prossima stagione.
Quando ancora il campionato era prodotto da Sky, avevamo notato che Milano in Tv faceva sempre numeri più alti (sempre si parla di numerini, perché per quelli più consistenti si deve tornare a prima della tv satellitare, quando non c’erano alternative a mamma Rai, visto che Mediaset aldilà dell’Nba non andò mai).
Tre le concause ad un’analisi spannometrica: ovviamente l’appeal della squadra più titolata, quella che abbini più facilmente insieme alle bolognesi e a qualche altra compagine storicamente legata alla pallacanestro, all’idea di spettacolo, di cosa da vedere. Poi perché il milanese non è un tifoso da trasferta: io che lo sono stato, ricordo trasferte con più di un pullman in pochissime occasioni (a parte Losanna e Gand). Quindi se la trasferta è più lontana di Cantù o Varese, a parte qualcuno della curva, pochi prendono armi, bagagli, fischietti, triccheballacche e putipù, rassegnandosi ad una scomodissima poltrona di casa propria o amici che fanno aumentare esponenzialmente gli zero virgola…
Inoltre la tivvù, per i milanesi “sportivi”, consente un alleggerimento dei costi già gravati dai biglietti Intermilanisti e discoteche e happy hour e tutte le distrazioni meneghine… Ricordando che raddoppiare 0,1 è facile, ma se i numeri aumentano, si fa più fatica.
Ora una nota veloce sui due palazzi vacanzieri: il PalaBigi di Reggio Emilia e il PalaCarrara di Pistoia. Del PalaBigi e della pazienza dei reggiani nell’attesa del nuovo impianto ho già parlato mille e una volta. È un impianto plurifunzionale e come sono tutti gli impianti del genere, validissimo finché non si deve fare qualcosa di grande visibilità, poi ci si scontra con ostacoli di ogni genere.
Breve elenco: finestroni che rendono difficoltose le riprese televisive per ogni tipo di riflessi in campo, problemi di ingombri strutturali che impediscono il posizionamento delle telecamere corretto sia per centratura che per quota di lavoro, illuminazione insufficiente e disomogenea ecc… Pazienza reggiani, pazienza.
Il Pala Carrara (pistoiese) l’ho frequentato per alcune, piacevolissime, stagioni: sarà che in Toscana si sta proprio bene, sarà che ricordo la curva di Pistoia come una delle più creative (memoria di una presentazione sulla musica di The Wall dei Pink Floyd, con un muro di mattoni di polistirolo fatto crollare con dietro le immagini dei giocatori di allora…), saranno le scorpacciate di Cialde di Montecatini altrimenti conosciuti come i brigidini che mi facevo ogni volta… Il palazzetto, su misura per la città di Pistoia, nato per avere una capienza sino a 5500 posti, quando si chiamava ancora Pala Fermi, poi adeguato per la sicurezza alle nuove norme e portato a 3900 e spiccioli.
Copertura in tensostruttura che ricorda il vecchio PalaTrussardi, spazi non esagerati ma neanche striminziti per lavorare, forse la telecamera principale, quella che segue il gioco, costretta ad usare un grandangolo perché poco distante dal campo, ma nessun altro vero problema. Le lampade anche se non eccessive sono aiutate dalla copertura del soffitto chiara che diffonde la luce. Insomma, nel suo piccolo, un buon impianto: ottimo per il suo tifo, molto “toscano”…
Ora si attendono notizie dagli attendisti: un Presidente nuovo o “usato sicuro”, una nuova squadra campione o “usata insicura”, un basket nuovo o diversamente giovane…