Vita da coach, bagaglio sempre pronto per partire e cogliere al volo le opportunità professionali. Per Luigi «Gigio» Gresta è da poco iniziata una nuova e suggestiva esperienza, addirittura in Kuwait. Quando tutto sembrava riportarlo in palestra sulla panchina di Veroli, il coach pesarese ha ricevuto un’irrinunciabile offerta dal Kuwait e così… 


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Luigi “Gigio” Gresta

In poco più di due settimane in Kuwait come è cambiata la sua vita?

«Non è che sia cambiata chissà quanto rispetto a quando mi trasferisco da casa mia in altri club. Il Kuwait è lontano ma le tecnologie lo rendono più vicino di quanto si possa pensare».

È vero che non ha avuto neanche un dubbio a trasferirsi sul Golfo Persico?

«L’unico tentennamento era perché mi avrebbe fatto molto piacere tornare in Ciociaria. Ma l’offerta era tale che nessuno avrebbe tentennato troppo, tantomeno per uno curioso come me!».

Sua moglie Federica è stata subito favorevole?

«Sia Federica che i ragazzi erano stanchi di avermi in giro per casa, quindi erano euforici ahah!».

In Kuwait la raggiungeranno Federica e i suoi tre figli Filippo, Camilla e Davide?

«Penso che mi raggiungeranno per le vacanze di Pasqua. Federica è insegnante mentre i ragazzi, fra scuola, sport, scout e conservatorio fanno fatica a scendere prima».

Come è la vita a Kuwait City oltre la palestra e gli allenamenti?

«È una quotidianità molto rilassata. Nei momenti liberi vado nelle Mall o in spiaggia. Poi magari faccio qualche giretto a salutare gli amici italiani cuochi che ho incontrato qui. Pensa che uno è pesarese e l’altro è verolano: le coincidenze della vita! La città assomiglia tanto alla classica città statunitense. L’unico problema è che guidano come i pazzi, come i romani o i napoletani!».

Che rapporto ha instaurato con dirigenza e proprietà dell’Al Kuwait?

«Con il gm Bader praticamente trascorro la maggior parte del tempo. La proprietà del club, invece, l’ho incontrata una sola volta. Ci siamo presentati e basta. Comunque Bader è il loro punto di riferimento e voce del club».

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Come è il livello della sua squadra e della pallacanestro kuwaitiana?

«È una pallacanestro più rudimentale. La mia squadra, sulla carta, dovrebbe essere una delle migliori tre. Bisogna allenare molto di più e non dare nulla per scontato. Alla fine degli allenamenti sono uno straccio perché devo parlare il doppio e dare il doppio delle indicazioni rispetto a ciò che abitualmente si fa in Italia. È più faticoso e meno scontato».

A quale campionato italiano è paragonabile?

«Con gli stranieri ad una A2 Silver»

Quanto è seguito il basket in questa parte del mondo?

«È il secondo sport nazionale dopo il calcio e prima della pallamano. È abbastanza praticato, molto seguito in tv ma poco nei palazzetti. Sembra che stare davanti ad uno schermo fumando per la gente qui sia più divertente che vedersi lo spettacolo dal vivo».

Ci racconta l’episodio più divertente/curioso/particolare che le è capitato sinora in Kuwait?

«L’altro giorno stavo dando le entrate al tavolo prima della mia prima gara. Una volta firmato il referto, come è usanza fare anche da noi, porgo la mano alla ragazza ufficiale di campo. Lei, con imbarazzo ed educazione, me la porge per poi ritrarla immediatamente. Tutti ridono. Ad un certo punto il mio gm mi dice: “Coach qui la mano alle donne non si dà”. A quel punto arrossisco, come spesso mi capita, colpito dall’ilarità di tutti coloro che hanno assistito alla scena».

Quest’intervista è solo la prima di una lunga serie per stabilire un filo diretto con Gigio Gresta ed il Kuwait. Appuntamento alla prossima volta, ma cosa racconterà ai lettori di Baskettiamo?

«Non so. Quando mi chiamerai per intervistarmi sicuramente sarà successo qualcos’altro di curioso da condividere con voi. Ogni giorno c’è una novità qui…».

Come si dice in questi casi, stay tuned se volete scoprire tutto il Kuwait di Gresta.