Questa la risposta dei presidenti di A alle lettere inviate da Petrucci che ci siamo procurati e nelle quali li invita

, in sintesi, a eleggere il nuovo presidente di Lega e comunica l’avvenuta scadenza della Convenzione:

Gentile Presidente,

abbiamo ricevuto le sue missive che ci rincuorando per la Sua vicinanza che ci dà sicuramente più determinazione e forza.

Tuttavia sentiamo di tranquillizzarLa circa la nostra piena conoscenza dei prossimi impegni che ci aspettano, per la nomina del nuovo Presidente, che definiremo con serenità entro le scadenze previste.

Nell’attesa di poterLa incontrare per la futura pianificazione, La salutiamo cordialmente“.

La risposta è diplomatica, non meno che sottile se non “volpina”: se è vero che Petrucci non va mai alla guerra, i club usano la stessa “arma”. Se la leggiamo bene loro – hai voglia… – sono rincuorati dalla “vicinanza” e ringraziano per lo sprone, tranquillizzandolo sulla “piena conoscenza” degli impegni e garantiscono la nomina del presidente entro le scadenze previste. È questo un nodo gordiano, il presidente deve leggersi lo statuto approvato da Meneghin, che parla chiaro: la convocazione dell’assemblea elettiva può avvenire entro i 30 giorni successivi dalla scadenza del presidente in carica (30 giugno) e per l’elezione c’è tempo fino al 30 luglio.

E intanto nella più invidiabile delle “serenità” giocano in contropiede sperando di incontrarlo (chi deve fare la prima mossa?) “per la futura pianificazione”.

Che significa: incontriamoci, non fermiamoci al dialogo epistolare (il Richelieu dello sport dovrebbe conoscere l’aforisma che ammonisce: non ti pentirai di non aver scritto una lettera, che le missive sono sempre pericolose…). Parliamoci a quattr’occhi, uniamo i tavoli, facciamo una convention, cerchiamo di vedere le diverse esigenze e se la priorità è la televisione, fissiamo un plafond di contatti, di introito, pianificando sui quattro anni da passare al commerciale per monetizzare. E valutiamo anche i players, il momento economico, le quote stranieri, magari anche il caso Siena perché mica la storia si chiude sic et simpliciter col fallimento e il posto in quarta fila (serie B) per la “New Company” che è già progettata e magari creata davanti a un notaio. Per cui maggior visibilità, che non è nei numerini attuali ma va rapportata a quelli del lontano inizio ’90, è basilare per avviare il processo virtuoso di rilancio per aumentare il pubblico, l’appeal, e far entrare nuovi investitori.

L’idea di SuperbasketTv o come si chiamerà la Tv della Federbasket è chiara che non è il miglior approccio per raggiungere un accordo con la Lega, vista dal di fuori, bisogna essere più realisti del re: per le società, con un indice di riempimento già molto alto, prezzi non lievitabili per la crisi economica e la obsolescenza degli impianti, l’unico modo per drenare introiti sono i proventi televisivi, e loro pagano i giocatori, hanno i diritti sulle gare, mentre la Federazione non ha da anni una Nazionale vincente, i migliori vanno nella NBA e scordiamoci che possano giocare le qualificazioni del nuovo sistema delle competizioni FIBA durante la stagione invernale e quindi perché mai il soggetto debole, come marketing, dovrebbe concedere un mercato televisivo concorrenziale a quello forte. Che controllerebbe anche la linea editoriale, giornalistica. Si prospetta una concorrenza “poco leale”, se non vogliamo definirla “sleale” per favorire un soggetto terzo comunque estraneo al basket. Nei panni dei presidenti di club faremmo presente che scegliere come partner un altro sport e un’altra organizzazione per creare un canale televisivo crea un minor valore contrattuale dei club nelle trattative con le varie televisioni. Poi è chiaro che la partita si gioca anche sugli uomini, dentro la Lega si è creata una corrente favorevole per una cooptazione di Walter Veltroni col quale Petrucci ha avuto delle frizioni al CONI con la riforma Melandri quando l’ex segretario del Pd era presidente del Consiglio. In Lega però Petrucci può far subire il suo fascino, ha qualche amico, Malagò, organo vigilante dalla sua parte. L’affare è grosso anche dal punto di vista della leadership del basket. Il presidente-Richelieu non vuole perderla anche se sta già avanzando uno schieramento interno al basket convinto che manderà tutti a casa.

Quindi, il buona pace, ricapitolando dentro la Lega ci sarebbe un orientamento su Veltroni come presidente-ponte per i tempi tecnici necessari, 3-4 mesi per trovare il nuovo presidente che comunque non può essere un presidente di società o un ex. Lo statuto prevede un direttore generale e il nome sarebbe già trovato, ma escludiamo che sia il liquidatore di Siena per un conflitto di interessi e tesserato per un’altra società come dirigente. Non si sa bene, in questa partita, chi sia davvero in un angolo, è certo che la data che del 13 giugno per eleggere il presidente non viene dalla Lega, perché Villalta dice che fra l’altro quel giorno lui non ci potrà esserci perché ha altri impegni, come aveva fatto presente da tempo. La Federazione non può decidere la data, a meno che davvero voglia commissariare la Lega ma sarebbe una vittoria di Pirro.

“Sul 13 non ci piove, mentre lo statuto parla chiaro sui tempi dell’elezione, si possono trovare soluzioni idonee per gestire questo momento senza subire pressioni”, dice Villalta. A meno che, maligna qualcuno, qualcuno in Lega voglia fare lo sgambetto a Villalta approfittando della sua assenza il 13. Forse è meglio che le due parti si incontrino velocemente, con due delegazioni diplomatiche e i rispettivi legali.

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