Ancora una sconfitta in volata per la Virtus Roma, che cede al Palatiziano 82-83 a Trapani, e si vede costretta a rimandare i festeggiamenti (si fa per dire) per la matematica salvezza. Nella serata del debutto del nuovo sponsor Unicusano, visto finalmente come una certezza per il futuro, dopo tante estati sportivamente drammatiche per i tifosi della Virtus, l’unica certezza che davvero emerge è quella di una stagione disgraziata da chiudere e dimenticare il prima possibile. Per portare a casa due punti fondamentali per la corsa ai playoff, Trapani ha semplicemente ripetuto, fatte ovviamente le debite proporzioni in termini di punteggio e scarto, la gara dell’andata. Colpendo puntualmente dall’arco dei tre punti ( 10/21 a fare quasi pari e patta in termini di percentuali con il 18/36 del match giocato in Sicilia), ed imperversando sotto canestro con la qualità di Andrea Renzi. Semplicemente “troppo” l’ex nazionale ai tempi della Benetton, rispetto al “poco” messogli di fronte da una Virtus ancora una volta andata in bambola davanti agli “omaccioni” messi sul parquet dagli avversari. Ducarello, coach dei trapanesi, ha subito preso in mano il pallino del gioco fin dalla palla a due, puntando dal primo minuto sulla fisicità di Ganeto accoppiata appunto a Renzi. Solo in parte Olasewere (fino a quando il cronico problema di falli non lo ha limitato), ed a sprazzi Callahan, sono stati in grado di provare a fare qualcosa nel pitturato. Facile per Trapani anche dal perimetro, dove Mays (24 con 4/6 da 3), ma anche Filloy (3/4 da 3), spesso e volentieri sono stati in grado di sparare piedi per terra, senza il pericolo di close out o robe simili. Gara in equilibrio in pratica fino all’ultimo quarto, quando Trapani grazie a due triple di Viglianisi e Filloy ed allo smash di Renzi, riesce a costruirsi un +9 sul 70-79 che sembra chiudere baracca e burattini. E tutto sommato ai tifosi della Virtus, un tale epilogo potrebbe anche andar bene, al cospetto di una squadra più completa (notar bene, ho detto più completa non più forte ). Peccato però che gli Dei del basket, avessero invece scritto un finale ben diverso. Con la Virtus capace di riaprirla del tutto sul 78-79 con il 2/2 in lunetta di Voskuil, ma poi di gettarla alle ortiche negli ultimi secondi, come quasi sempre accaduto quest’anno nei finali punto a punto. Un antisportivo di Chessa a diciotto secondi dalla fine manda in lunetta ancora Voskuil per il doppio cesto che sancisce l’82-83. Ma Roma trema ancora una volta con il match point tra le mani, prima sfondando con Meini a 8 secondi dalla sirena, poi cincischiando ancora con lo stesso, sull’ultimo attacco susseguente al gentile omaggio di Mays (zero su due in lunetta). Un film visto tante, troppe volte quest’anno.