Chissà se, appena nato, nella culla gli abbiano messo anche un pallone a spicchi. A giudicare dal rendimento ad alta voce che sta avendo con la casacca della Tezenis Verona cucito addosso, si direbbe proprio che Jacob Pullen sia cresciuto a pane e basket. In cinque partite che la sua squadra ha sinora mandato in archivio in campionato, infatti,  il top players è sempre stato lui.  Si accomodino i numeri: 19 punti nel primo match, ventuno nel secondo, ventinove nel terzo (suo score migliore sinora), sedici nel quarto e ventitrè nel quinto.  Avanti la calcolatrice, ma anche no: 108 punti messi a referto per una media di 21,6 a partita. Che Verona vinca o perda, per lui, il discorso non cambia. Cecchinare, cecchinare e ancora cecchinare. Il gioco gli riesce una meraviglia. E non ha alcuna intenzione di farlo praticare ad altri, anche se sono suoi compagni di squadra.

Statunitense naturalizzato georgiano, Jacob il profanatore d’altrui cesti non scaturisce dal caos primordiale, ma si è fatto le ossa nella East High Schools  e già si erano accorti con i Kansas State di cui aveva indossato la maglia che, con la palla a spicchi tra le mani, ci parlava proprio benone:  in otto delle dieci partite da lui disputate di fresco quando era ancora agli esordi, infatti, aveva mandato a referto un punteggio in doppia cifra.  A ventidue anni prende l’aereo e viene a giocare in Italia, con i colori della Pallacanestro Biella e,in trentadue presenze, mette insieme un tesoretto di 511 punti. Il bel paese si ricorderà spesso di lui e sarà reclutato poi da Virtus Bologna (9 presenze e 186 punti), Brindisi (29 e 407) e Ge. Vi Napoli (30 e 440). In mezzo a tutte queste esperienze avvolte nel tricolore, un ampio trascorso da giramondo, da Israele alla Spagna, dall’Iran alla Slovenia. E , a ogni latitudine, ha lasciato il marchio indelebile di una nitidezza realizzativa certificata dalla matematica e , dunque, per natura, inoppugnabile.

Nella bacheca della Kansas City University il suo nome è , a oggi, quello che scintilla maggiormente con ben 2.132 punti. Quello in grado di farlo passare al secondo posto deve, a quanto pare, ancora venire alla luce. A voler cercare il pelo nell’uovo, Jacob l’onnicecchinatore un difettuccio ce l’ha ed è un caratterino al pepe, di cui si sono accorti a Napoli quando, lo scorso campionato, vi fu il congedo tra le parti.

Affidandosi a Twitter, Jacob non fu proprio tenerissimo:  “puoi vincere un trofeo con una squadra che non ne vince uno da vent’anni ma parleranno comunque male di te alla fine della stagione –  disse con riferimento alla conquista della Coppa Italia la scorsa stagione da parte di Napoli – tutto ciò è professionale, vero, figurarsi se ti devono dei soldi”.  Poi un apprezzamento poco lusinghiero sull’ Italia di cui è meglio non ricordare. Ma a Verona guardano alla sostanza. E la sostanza è che lui, a canestro, ci va con la facilità con cui si declama la tabellina del due. Certo, penserà in cuor suo, se tutti questi sforzi che compio al massimo grado si traducessero anche in una costanza di vittorie per Verona sarebbe meglio assai. Ma lui il suo ce lo mette sempre, a costo di scendere in campo con il mal di testa. Della serie: “il primato di realizzazioni è mio e me lo gestisco io, e guai a chi me lo tocca”. A Verona ci contano. E molto.