Lo sguardo carico e soddisfatto di Alibegovic nel dopo gara è forse la miglior fotografia della Virtus Roma dopo l’importante successo nella sfida fra neopromosse con la Fortitudo che, dopo il facile successo di Pesaro al debutto, lontano da casa sembra smarrirsi. Insieme con Jefferson, è stato proprio lui, il figlio di Teo, icona della storia fortitudina, il migliore in campo per i giallorossi, trascinati anche dalla carica di oltre 4.000 tifosi estasiati da un gruppo che sta lavorando sodo in palestra per crescere, con evidenti risultati.
LA GARA Roma scendeva in campo ancora senza Rullo (in dubbio anche per la sfida della prossima settimana con Milano) mentre coach Martino doveva rinunciare a Leunen (assenza che si rivelerà pesantissima) e Sims, applaudito dal pubblico romano ma ancora non pronto al 100% per rituffarsi nella mischia. Bucchi decideva saggiamente di sfruttare questo vantaggio sotto canestro e Jefferson portava rapidamente i suoi sul +9. Il timeout serviva a Martino per ridisegnare la squadra inserendo poi sia Stipcevic, molto applaudito dal suo vecchio pubblico, che Stephens al posto degli spenti Fantinelli e Daniels.
La Fortitudo ricuciva grazie agli italiani e, ad un volitivo Aradori (altro ex), si univano Cinciarini e Dellosto, mentre Mancinelli non riusciva proprio ad incidere positivamente. Chiuso il primo tempo a -6, Bologna non rientrava in campo e, come accaduto già a Varese, l’avversaria ne approfittava per scappar via. In poco più di 5 minuti, mortifero parziale di 14-2 aperto da Dyson e puntellato dai “terribili due” sotto canestro; la zona biancoblu non dava i risultati avuti nel primo tempo e Roma, con un paio di conclusioni di Buford e i guizzi di Kyzlink a cavallo degli ultimi due quarti, dava la spallata decisiva alla partita.
MAGIC MOMENT La decisione di coach Bucchi di far male laddove Bologna era più vulnerabile è stata premiata, come testimonia il dato chiave della partita, il dominio totale di Roma a rimbalzo (45-28 con ben 17 carambole offensive conquistate dai padroni di casa), un fattore che ha regalato a Dyson e soci tante seconde chances in attacco.
MAN OF THE MATCH Difficile scegliere fra i due lunghi capitolini ma, volendo dar per scontato il rendimento di Jefferson, uno che lo scorso anno a Cantù ha già dimostrato di poter essere dominante in Serie A, il riconoscimento va ad Alibegovic, anche per premiarne una crescita costante, figlia di un lavoro iniziato lo scorso anno.
NUMBERS Detto dello strapotere capitolino a rimbalzo, rubano la scena le cifre di Alibegovic, 17 punti con il 55% al tiro e 9 rimbalzi, ed i 21 punti messi a referto quasi senza sforzo da Jefferson. Per la Fortitudo, poco è arrivato dal perimetro (5/21), troppo si è subito in area (48 punti concessi contro i 32 realizzati nel pitturato) ma le citate assenze di Leunen e Sims hanno sicuramente pesato, il giudizio sui felsinei, quindi, non può che essere rimandato ad altra serata.