Esistono notizie oltre l’addio di Kobe? Ovviamente tutto quel che è successo tra sabato e domenica nella NBA passa in secondo piano. La bella prova dei Nets a Cleveland, coi Cavs che la sfangano di 2. La battaglia tra Raptors e Wizards, sempre Sabato, che vede i Canadesi prevalere, sempre di 2. La ripassata subita dagli Hawks a San Antonio, un -20 con poche scusanti: Hawks di nuovo superati a rimbalzo e crollati progressivamente nel terzo e quarto periodo. Nella stessa notte i 21 (ma con 20 tiri) in 34 minuti di Bryant nella ennesima sconfitta dei Lakers vs Portland. Thank you Basketball, dice il video del suo commiato. Parla dei sogni di un bambino di 6 anni e di un fisico ormai inadeguato, arrivato al momento in cui non suggerisce ma dice perentorio: basta. Esistono notizie più grandi della rivelazione che Kobe sapeva di essere ossessionato, come lo stesso video testimonia? La stessa parossistica ossessività che ha animato tutti i grandi dell’era moderna, con l’eccezione (forse) di Magic Johnson. Per il resto: qualcuno direbbe che Larry Bird, o Michael Jordan non erano a loro modi folli della stessa grandiosa follia? E’ affascinante constatare come, a parte ovviamente il talento, quel che separa noi “comuni” innamorati del basket da quei campioni è proprio il livello di dedizione assoluta, maniacale. L’intensità con cui loro stanno dentro al gioco, alla pratica, alla vittoria. Tanto che non è stata la testa a mollare per prima, per nessuno dei tre, ma il fisico. Ero dannatamente giovane, ero quasi un’altra persona rispetto ad ora, a 20 anni di vita passati da quando Kobe apparve sulla scena. Già lo avevo visto scorazzare sui campi di serie A qui in Italia prima e dopo le partite: credetemi, la imbucava anche a 5 anni.

E  nella domenica notte del tabellino che potrebbe essere il numero 67 dalla fine (ma saranno meno) per Kobe,  i Nets son riusciti a vincere, i Celtics han preso una ripassata clamorosa in quel di Orlando, Houston ha messo sotto i Knicks, e Bryant nella partita persa dai Lakers contro i Pacers di un Paul George che proprio pare non riuscire a scendere sotto i 30 ultimamente (40-33-39 le ultime tre gare per lui) ha preso di nuovo 20 tiri, ma solo 4 centri. E’ il momento, ha ragione.

Ed ora le gare di stanotte.

THE PALACE, AUBURN HILLS. HOUSTON ROCKETS 105 – DETROIT PISTONS 116

Vantaggio anche di 19 per Detroit, ma un po’ troppo precoce. I Rockets rimontano fino al -6 nell’ultimo periodo, ma è un recupero fato di soli nervi e determinato anche dalla distrazione di Detroit. I problemi di gioco son lontani dall’esser risolti, e il cambio di allenatore non sta dando nessun frutto, nemmeno dal punto di vista dell’impegno di alcuni giocatori. Stanotte contro il miglior centro della Associazione, DH ha scritto 8+10, abbastanza miseramente. Bimbone invece è andato in tripla doppia, ma una statistica è negativa: ok i 24 pti e i 13 rimbalzi, decisamente meno bene aver stabilito con 14 il nuovo record NBA di liberi sbagliati. Reggie Jackson si è fatto beffe delle guardie di Houston con 31-5-8, e Harden ha scritto 29-9-7 ed ha anche chiuso il palazzone di Auburn Hills per abitudine a fare tutto lui a Houston, nonostante fosse in trasferta.

AA ARENA, MIAMI. BOSTON CELTICS 105 – MIAMI HEAT 95

Tipica doppia trasferta in Florida e tipico inizio di viaggio disastroso per i Celtics, che classicamente sono costretti a provare a riprendersi a Miami quel che inopinatamente cacciano via ad Orlando. Ci sono riusciti. Grazie a 27 pti trovati dalla difesa, provenuti dai 15 recuperi diretti, e grazie ad Avery Bradley, che rompe la propria striscia negativa in trasferta vs gli Heat (miseri 9 pti di media in carriera alla America Airlines Arena) con una prova finalmente da vera starting sg della NBA: 25 con 9/15 globale e 3/6 da 3, oltre alla solita difesa. Miami ha trovato 30 da Wade, ma, in generale, si è resa protagonista di una gara di poco nerbo, sempre sotto anche se sempre in contatto. Per ora, nella sfida ad essere gli anti-Cavs nella Eastern, gli Heat appaiono più inclini dei Pacers a concedersi distrazioni e riposini, come d’altronde logico, nella NBA, per una squadra che ha le due stelle e 3/5 dello strating-5 già oltre il mezzo del cammin di loro vita.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. OKC THUNDER 100 – ATLANTA HAWKS 106

Come accaduto ai Detroit Pistons, anche gli Hawks accumulano un precoce vantaggio in doppia cifra che viene pianpiano eroso dai Thunder. Il riaggancio avviene anche grazie a un quarto periodo da 17 pti di RW, che però, come sua pessima abitudine, butta via un mare di palloni (6 stanotte, a rendere meno dolci i 34-11-7), compreso quello che sul 98-96 per Atlanta è di fatto costato ad OKC la W. Nell’azione dobbiamo dare ampi meriti a coach Budenholzer: Westbrook era infatti marcato da Bazemore, che, essendo molto più fisico, era stato mandato in campo con funzioni da stopper egregiamente eseguite; era entrato al posto di Jeff Teague, il quale avrebbe avuto su quella singola azione un match-up sfavorevole che il coach ha voluto annullare. Nella successiva azione offensiva, rientrato in campo, è stato proprio Teague a infilare il +4. Teague e Millsap 51 combinati, KD 25-6-6.

UNITED CENTER, CHICAGO. SA SPURS 89 – CHICAGO BULLS 92

Quello che era destinato a diventare una safety tra le più celebrate della storia della NFL, è stato grazie al cielo portato verso il basket, e ogni volta che lo vediamo giocare mostra qulcosa di nuovo dal proprio repertorio. Stanotte Kawhi Leonard (25-8-3) ci ha fatto vedere un crossover effettuato essendo già in piena velocità per lasciare sul posto, in contropiede, un difensore dei Bulls, e finire mettendo un difficilissimo floater da un paio di metri subendo anche un bel po’ di contatto. Questo per dire che di una gara tirata e degna di un turno di PO, a volte restano impresse cose minime nell’economia della partita, ma enormi per il valore intrinseco in nome del Gioco. Abbiamo citato l’azione di un giocatore della squadra perdente: infatti, dopo aver condotto tutta la gara, seppur di poco, gli Spurs son stati sorpresi nel periodo finale dal prepotente ritorno di Pau Gasol (18-13-4 con 3 stoppate), che aveva iniziato malissimo al tiro e in difesa vs LMA, per poi riprendersi tutto indietro alla fine. Per gli Spurs brutte notizie dai rincalzi: il quintetto con Mills-Ginobili-Anderson-West-Diaw (15 pti in 5 con brutte %) ha fatto molta fatica e per questo SA non è mai riuscita ad allungare quando, nei primi tre quarti, era sembrata esser spesso sul punto di farlo. Notizie quasi opposte per i Bulls: in particolare bella prova di Doug McDermott che ha saputo tenere a galla i Bulls nel difficilissimo primo quarto e ha segnato 10 dei primi 30 punti di Chicago. Di nuovo sconcertante Rose: 5/17 e un numero impressionante di tiri lontani persin dal ferro.

BMO Harris Bradley Center, Milwaukee. Denver Nuggets 74 – Milwaukee Bucks 92

Buona ripresa dei Bucks con il ritorno di MCW, anche se il test non era dei più duri vista la condizione dei Nuggets, è comunque una W da mettere da parte. La difesa dei padroni di casa tiene discretamente dall’inizio alla fine ed il risultato è un dominio, seppur a ritmi bassi per la squadra guidata dai 18 di Monroe ed i 16 di Jabari Parker che parte dalla panchina. Appena rientrato, non parte in quintetto nemmeno Carter-Williams, ma gioca 30 minuti che gli bastano per segnarne 12 servendo 9 assist. Sono proprio gli assist e la regia dell’ex Phila a cambiare qualcosa nel gioco di Milwaukee, in attesa di prove più dure. Tra i Nuggets il gallo canta solo fino ai 13, che sono comunque sufficienti per essere il miglior realizzatore per i suoi, ancora orfani del miglior Faried.

VIVINT SMART HOME ARENA, SALT LAKE CITY. GOLDEN STATE WARRIORS 106 – UTAH JAZZ 103

SLEEP TRAIN ARENA, SACRAMENTO. DALLAS MAVERICKS 98 – SACRAMENTO KINGS 112

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. PORTLAND TRAIL BLAZERS 87 – LOS ANGELES CLIPPERS 102

(ha collaborato Luca Morucci)