Per cominciare questo Report+Recap, in edizione più discorsiva del solito, è utile iniziare con un rapido focus sui Los Angeles Lakers.

I Lakers sono impegnati in un luuuuuunghissimo road trip che li terrà lontani da LA per 15 giorni, fino al 12 dicembre. Giocheranno ad Est e tornando indietro affonderanno Minnesota e San Antonio. Il viaggio lungo potrebbe essere occasione per cementare una formazione in gran parte rinnovata. Non so nemmeno io se crederci: immaginate Kobe o Metta fare colazione insieme a tutti gli altri dispensando consigli e incoraggiamenti? In ogni caso, Lunedì son stati capaci di far vincere i Sixers. Il giretto di Bryant nella sua hometown statunitense si è tradotto nella prima celebrazione del suo Farewell Tour, ricordando i tempi gloriosi a Lower Marion High School. Poi sul campo, tirando e infilando tre triple su cinque nei primi quattro possessi offensivi dei Lakers, Kobe aveva tutto il Wells Fargo Center per lui. La gente tifava Kobe, non Sixers. All’inizio. Delineandosi poi la chance della prima W, i tifosi di Phila son tornati tali, e han visto interrompersi la più lunga striscia perdente della storia dello sport pro USA: 28 gare tra la fine della scorsa e l’inizio di questa stagione. Carichi di vergogna, Kobe & C. stanotte a Washington hanno interrotto la loro siccità: non vincevano dal 15 Novembre. In due partite 50 tiri e 51 punti per Bryant, e le volte che andrà in campo probabilmente sarà sempre, prima di tutto, il suo show.

Il ko vs LA è giunto invece, per Washington, dopo una magistrale W Martedì a Cleveland: resta la sola vinta nelle ultime 5 per Capitol City, ed è arrivata con un mostruoso John Wall da 35, 10 ass e 5 rec, 4 dei quali nel primo quarto per spezzare subito la partita. Nel Martedì, da segnalare anche la W di Orlando nello scontro tra i giovani talenti dei Magic e dei T’Wolves, in cui il migliore è stato un perdente, ma imperdibile, Andrew Wiggins (27-4-2 col 60% al tiro). La sconfitta dei Suns contro i Nets alla Barclays Arena ci consente di abbandonare il Martedì e arrivare a questa notte.
Di nuovo ko Phoenix, al supplementare vs i Pistons a The Palace, in Auburn Hills. Il punteggio finale, nonostante i 5’ minuti in più, è altissimo: 127-122, ci dice che si è trattato di un match di difese…very entertaining, in particolare nel primo tempo, terminato 57 pari. Nel quarto periodo i Suns sono stati avanti anche di 16, sul 102-86 a 8:36 dalla fine. A 5:38 dall’ultima sirena erano ancora a +14, quota 104. A 104 però sono rimasti per altri 4 minuti, consentendo aggancio e sorpasso ai Pistons, prima che una tripla di Knight desse ai Soli la chance di difendere per vincere. Non ci sono riusciti, hanno sbagliato anche un ulteriore possesso per attaccar e vincere, e sono capitolati all’OT. Migliore per i Suns un altro dei nostri trovatelli dallo scorso anno: Jon Leuer, scaricato da Memphis e approdato in Arizona, messo per la prima volta in quintetto e con minuti veri da giocare, ha risposto 20-6-5. Per Detroit partita dell’ex di Marcus Morris (24+14), Bimbone a 22+12 e Reggie Jackson 34+16 ass.
In tema di prestazioni personali, come non nominare Paul George, per la quarta consecutiva oltre i 30 (31-10-4) nella W in trasferta di Indiana sui Clippers: la notizia più bella però è forse che non ha dato spazio a nessun tracollo difensivo nemmeno quando direttamente opposto a Blake Griffin.

Parlare di tecnica, tattica, ritiri storici, però, diventa esercizio un po’ patetico quando ci si rivolge a un certo giocatore. Stanotte Steph Curry è tornato nella sua Charlotte, e in occasione della gara si è tenuta la festa per suo padre Dell (premiato e omaggiato da un cartello sugli spalti “My dad says Dell was better”..ehm..NO), uno, anzi il primo, degli “Original” Charlotte Hornets, franchigia di espansione 1988. La gara è stata dominio Golden State (116 a 98 alla fine) ma il punto è che Steph è annichilente per rendimento, bellezza del gesto, facilità nel giocare. Due esempi. Primo: nel terzo periodo Hornets a quota 21, Resto degli Warriors a 9, Steph a 24, sì vabbè ha fatto di meglio e non solo lui,….no non hai capito, 24 ma..consecutivi…ok? Secondo: Steph passa a Green, che sbaglia la tripla, ma un attento Bogut prende il rimbalzo e la passa a Steph dietro l’arco in angolo; l’attento Bogut, semplicemente, si gira e se ne va, nemmeno guarda, nemmeno SI SOGNA di guardare SE la tripla di Curry va dentro. Indovina? Ci va. In calce alla partita, l’osservazione (e di osservare avrei fatto a meno) che quello di J-Lin è di diritto nei primi 5 più inguardabili all-time haircuts della NBA.

Per il resto, Denver inanella la ottava sconfitta in fila (peggior striscia in corso, Gallo 13 ma con 15 tiri) vs i Bulls di un Rose ormai caso nazionale (3/17…) e meno male che c’è Gasol (26-19-3 con 4 stoppate); Milwaukee ne prende 25 ad Alamo; i Rockets nella seconda metà del quarto periodo zittiscono l’attacco dei Pelicans; i NY Knicks (K-Porz 17+10) riportano i Sixers nella landa delle grandi L, e in una delle gare più interessanti i Raptors vanno a vincere in casa degli Atlanta Hawks, che cercavano una conferma e invece han trovato una brutta notizia: non sono (ancora?) quelli dello scorso anno. La gara era la prima in cui DeMarre Carroll tornava sul parquet dove è diventato il miglior 3-and-D della NBA, almeno per ora (Jae Crowder sta arrivando, e ha taglio uguale ma capelli più lunghi..). Celebrato dal suo ex pubblico, ed emozionato, Carrol non gioca la gara dell’ex, ma Toronto annichilisce gli Hawks doppiandoli (39-20) nel quarto periodo, dopo che Atlanta era andata all’intervallo sopra di 10. Il Subcomandante Lowry 31-5-5.