QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND. PHOENIX SUNS 93 – CLEVELAND CAVS 115

TD GARDEN, BOSTON. DENVER NUGGETS 103 – BOSTON CELTICS 111

THE PALACE, AUBURN HILLS. PHILADELPHIA 76ERS 97 – DETROIT PISTONS 110

PHILIPS ARENA, ATLANTA. LA CLIPPERS 85 – ATLANTA HAWKS 83

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS. OKC THUNDER 126 – MINNESOTA T’WOLVES 123

AT&T CENTER, SAN ANTONIO. HOUSTON ROCKETS 99 – SA SPURS 130

VIVINT ENERGY ARENA, SALT LAKE CITY. CHARLOTTE HORNETS 72 – UTAH JAZZ 103

ORACLE ARENA, OAKLAND. DALLAS MAVS 107 – GS WARRIORS 127.

Questi sono i risultati della notte NBA, che, per la prima volta in questa stagione, è vissuta più sulle notizie del “mercato” che su quelle del campo. Gli hot-spots sono stati Clippertown, e, soprattutto, Atlanta. Sono molte e provengono da varie direzioni le voci che vogliono gli Hawks pronti a cedere un paio delle loro pedine più preziose. Parliamo di Al Horford, il centro titolare, e Jeff Teague, la pg titolare. A prima vista sono intenzioni folli. A considerare bene tutte le circostanze no. La NBA è una lega che si basa, ormai in modo preminente, sulla portata economica e sulla durata degli accordi salariali. Il tetto ai salari, per quanto in attesa di innalzamento dal 2017, resta un fattore cui le franchigie sono obbligate a pensare con una certa lungimiranza. E Horford è in scadenza di contratto, è un giocatore nella maturità della carriera, e il prossimo suo contratto potrebbe essere anche il suo ultimo da giocatore davvero “active”. E’ altresì evidente che il punto debole degli Hawks sia sottocanestro: leggetela così “se gli Hawks vogliono migliorare devono agire in modo da scambiare o creare spazio salariale per un vero big man”, cosa che Horford non è, per quanto tecnico, talentuoso, utile possa essere. Quasi allo stesso modo, Jeff Teague è un gradino sotto all’essere un “elite player”, e in questo caso gli Hawks hanno già in casa il suo erede, Dennis Schroeder, che è in vista di rinnovo e vorrà più soldi. Decidendo che Horford è da cambiare per migliorare e che Teague non è molto superiore a Schroeder, e in prospettiva il Tedesco è migliore, ecco che ad Atlanta potrebbero salutare due dei loro migliori uomini, parzialmente sacrificare la stagione presente per costruire un futuro più vincente (leggete: davvero vincente). I più interessati a Teague paiono essere i Knicks, che possono sbolognare Calderon e qualche altro giocatore come O’Quinn o Grant; a Horford potrebbero essere interessate franchigie come Golden State (ma è difficile che Kerr voglia agire a Febbraio) o Boston, che può offrire uno dei circa 98 che agiscono per i Celtics nel ruolo di “4 adattato a 5”.
Ai Clippers, invece, la naturale fine di un ciclo (CP3-DAJ-Griffin non sono più dei ragazzini, e hanno difficile convivenza) potrebbe essere anticipata dall’ennesima fantozzata andata in scena grazie alla tragicomica vicenda della mano rotta di Blake Griffin. E’ probabile che il reuccio Paul alla fine resti, mentre se ne vada il meno meritevole di essere allontanato (almeno fino a due notti orsono) Griffin. Molti sarebbero contenti di accogliere Blake nel proprio roster, tanto più che, per colpa di una reputazione un po’ macchiata dalla scazzottata, potrebbe arrivare immediatamente accentando una futura decurtazione dell’ingaggio. Queste sono le news di mercato con una qualche fondatezza: ne sentiremo delle belle da qui alla deadline per gli scambi. Abbozziamo qui alcune ipotesi di giocatori che potrebbero muoversi dalla loro attuale sede.
Aaron Gordon dei Magic potrebbe essere uno di quelli, dal momento che il talento è immenso, ma ad Orlando corre il rischio di invecchiare senza mai alzarsi dal dondolo. DeMarcus Cousins è ovviamente in lista, perché i Kings son migliorati ma non sono speciali (e uno scambio con DMC e Horford coinvolti, più qualche filler, farebbe felice coach Karl, meno coach Budenholzer forse). Jabari Parker potrebbe muoversi da Milwaukee, così come, se Vasquez tornerà in tempo dall’infortunio, uno tra OJ Mayo, Ennis e lo stesso ex Raptor. Brandon Jennings è sulla lista perché a Detroit tutto lo spazio in pg è occupato da Reggie Jackson, e, trattandosi di un play, anche su di lui la più forte presenza pare incombere da New York.