Concluso il ‘Big Wednesday’ abbiamo le 4 compagini che si andranno a giocare le medaglie.
L’unica partita davvero combattuta, e come poteva non esserlo, è stata Serbia-Croazia. La Serbia la spunta per 86-83 dopo un finale in volata, dopo aver dato una netta impressione di dominio nel terzo periodo. Il grande strappo, mai ricucito fino in fondo, arriva dalle mani di Teodosic, Bogdanovic e Raduljica. Il regista mostra di poter mandare a punti alle Olimpiadi anche me, Bogdan stavolta onora i palloni che gli arrivano e Raduljica punisce ogni accenno di debolezza dei lunghi avversari. Nel quarto periodo la grinta di Simon e le bombe di Bojan Bogdanovic (28) ed Hezonja (16-8) riportano sotto la Croazia. Dopo aver caricato di falli i giocatori chiave avversari la Croazia ha potuto crederci per qualche minuto, trovando grandi rimbalzi offensivi con Planinic che approfitta dell’assenza del bestione neomilanese. Alla fine nemmeno il tentato suicidio di Teodosic, che sul +4 trasgredisce all’ordine di Djordjevic di non fare fallo beccando il quinto, salva la Croazia, colpevole di aver raggiunto troppo tardi l’intensità adatta ad una gara del genere.
La Serbia incontrerà in semifinale l’Australia, che distrugge la Lituania 90-64. I Boomers sono stati definiti il miracolo di questi Giochi, ma ad osservare interpreti e sistema di gioco c’è veramente poco di sorprendente. La difesa degli australiani ha dato da filo da torcere agli statunitensi, figurarsi ai lituani. Con Maciulis praticamente mai in campo per problemi di falli, le idee di Kalnietis sono le uniche a poter illuminare la strada. Non c’è regia né fantasia nel gioco lituano, il povero Mantas cerca più e più volte di innescare Valanciunas, che però chiude delle pessime Olimpiadi nel peggiore dei modi: non trova mai mezzo millimetro di spazio tra Bogut e Baynes ed in difesa li lascia quasi sempre andare. Alla fine un solo uomo al comando, per quanto eccellente sia stato il suo torneo, non può nulla contro i canguri, che volano in semifinale con altre due sontuose prove offensive di Mills (24) e Baynes (16). Cresce dunque l’attesa per il turno successivo, la gara con la Serbia potrebbe essere, per equilibrio tra le forze in campo, la vera finale di questi giochi.
Dall’altra parte del tabellone la Spagna riduce ad una gara senza storia quella che sarebbe dovuta essere una battaglia. 92-67 il risultato finale di una gara che inizia e finisce nel momento in cui Mirotic infila la prima tripla. La differenza, fondamentalmente tattica, tra le due squadre appare infatti limpida già dai primi possessi. Gli spagnoli con tiratori affidabili sfruttano il campo in tutta la sua ampiezza, trovando valanghe di punti facendo girare il pallone. Dall’altra parte la Francia non apre mai il campo, non si fa vedere mai credibile fuori dall’arco, andandosi a chiudere dentro l’area con Gasol, che mantiene un basso profilo in attacco a beneficio di una prova difensiva letale per i francesi. Batum sarebbe l’unico a poter tirare da fuori con continuità, ma inspiegabilmente non lo fa mai, e naturalmente i tentativi di Gelabale di improvvisarsi tiratore non smuovono nemmeno di un passo gli spagnoli dall’area. Buone le prove dei giovani e delle seconde linee dei vincitori, Hernangomez domina sotto le plance e schiaccia tutto quello che trova, Mirotic ne infila 23 con 5 bombe che terminano inevitabilmente l’avventura olimpica di Parker e compagni. Proprio Parker, unico a trovare qualche speranza con le sue zingarate (più rare del previsto) insieme a De Colo.
La stampa spagnola mostra ottimismo per la semifinale, che del resto a qualcuno doveva toccare… Sarà Spagna-USA.
Finisce 105-78 la gara tra Stati Uniti ed Argentina, poca cosa, purtroppo gli eroi di Atene dimostrano subito che non è più tempo di imprese titaniche. Lo spettacolo non è mancato, a parte gli euro-step di Durant o le schiacciate in 360° di DeRozan, è arrivato forte e chiaro il saluto degli argentini alla loro “Generaciòn Dorada”. Il pubblico argentino, numerosissimo alla Carioca Arena 1, acclama ogni azione dei suoi, lasciandosi andare a canti infiniti negli ultimi minuti. In campo Nocioni, Scola e compagnia sanno benissimo che è la fine di un’era, e se la godono andando a prendere palloni di cattiveria, anche se la partita è finita da tempo. L’ultima in nazionale di Manu Ginobili, che saluta per la prima volta lasciando intravedere un’emozione, qualche lacrima, dopo aver vinto tutto quello che ha potuto vincere, piange nel momento in cui realizza di non poterlo più fare.