Negli U.S.A. gli appassionati di basket, oltre che competenti, sono solitamente considerati i più colti e facoltosi tra quelli che seguono lo sport.
Come si rileva da una recente indagine sul pubblico ed il potenziale di comunicazione del campionato di serie A di basket ([1]), condotta dall’ex advisor della LegA, StageUp ([2]), in collaborazione con la Ispos ([3]), anche in Italia, sostanzialmente, il pubblico della pallacanestro è istruito, benestante, tecnologicamente evoluto e attivo negli investimenti finanziari.
Lo studio attesta che, in Italia, è molto forte il legame tra club e sponsor, tanto che i nomi delle squadre si identificano, completamente, con il main sponsor.
Il “2° rapporto basket e business” contenente i dati di una ricerca quadrimestrale – svolto a gennaio 2013 su un campione di soggetti di età compresa tra 14 e 64 anni che ha dichiarato di aver seguito l’evento negli ultimi sei mesi – ha rilevato che la Serie A di basket è il campionato indoor più seguito.
Gli interessati al campionato di Serie A di pallacanestro, a gennaio 2013, superavano quota 8,9 milioni, con incremento del 9,3% rispetto alla precedente rilevazione dell’ottobre 2012 e in progressione del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La StageUp ha evidenziato che si è trattato del dato più alto mai rilevato dall’avvio della ricerca nel 2002.
Il pubblico, piuttosto giovane, con forte presenza di famiglie con bambini (elemento che differenzia il pubblico del basket da quello del calcio), è composto, comunque, al 63,5% da uomini.
Il livello di scolarizzazione è alto, considerato che il target esaminato è costituito per il 17,9% da laureati e per il 57,4% da diplomati.
Elevata è, anche, la concentrazione delle classi socio-economiche superiori, con presenza dell’11% di dirigenti e del 6,3% con redditi elevati o superiori alla media.
Inoltre, il pubblico della Lega A si caratterizza inoltre per l’elevata predisposizione all’investimento in prodotti finanziari e assicurativi, una delle più alte rilevate nell’ambito degli spettatori di eventi sportivi e mostrano un atteggiamento molto positivo nei confronti degli sponsor (il migliore nel settore), che si concretizza nella preferenza loro accordata al momento dell’acquisto, anche in questa caso tra le più alte.
Il pubblico del basket, per le sue caratteristiche socio-economiche, costituisce dunque un target particolarmente idoneo per sviluppare, ad esempio, attività “business to business”; per tale attività la serie A di basket consente agli sponsor di accrescere più velocemente la propria notorietà ([4]).
Il ricordo degli sponsor principali nel basket nella mente dei tifosi è superiore del 33% rispetto a quelli che operano nel campionato di calcio di serie A.
Nonostante la crisi, la scomparsa dal basket di alto livello di società storiche come Fortitudo Bologna, Treviso, Siena, il campionato piace agli italiani come ha dichiarato Federico Mangiacotti, direttore generale di Beko Italia, title sponsor della Lega A, che ha registrato un interessante coinvolgimento di clienti e consumatori.
Gli spettatori che assistono, direttamente nei palazzetti, ai campionati di basket hanno una percentuale di tifo organizzato, sul totale degli spettatori delle singole partite molto minore rispetto al calcio, con un minori necessità dunque di provvedere ad ingenti spese per il controllo dell’ordine pubblico, anche in considerazione del fatto che la pallacanestro è, sostanzialmente uno sport per famiglie e costituisce un medium di valori positivi di elevata rilevanza collettiva e sociale. Raramente infatti si registrano gravi episodi di teppismo e violenze fuori e dentro i palazzi tra le opposte tifoserie.
L’azienda pallacanestro, comunque, pur dimostrando di essere molto gradita dai propri consumatori che pagano prezzi elevati (mediamente superiori a quelli del calcio o di altre forme di intrattenimento come cinema e mostre), non raccoglie una sufficiente quantità di risorse che le permetta di sopravvivere autonomamente, per cui deve essere costante l’attenzione al conto economico, depauperato dall’abolizione del “vincolo” e del relativo valore dei cartellini a seguito della sentenza-Bosman.
Nonostante i dati succitati relativi all’interesse del pubblico del basket negli stadi, recenti analisi ([5]) attestano che il valore economico del prodotto basket in tv è certamente molto basso in raffronto a quello dei campionati europei di riferimento come si rileva dalla sottostante tabella.
Proprio per ovviare a tale situazione e ricercare proficue occasioni di rilancio e valorizzazione del brand, recentemente, la Lega guidata da Marino si sta dotando di nuove professionalità con esperienza specifica a livello europeo.
[1] STAGE UP, 2° rapporto basket e business. Campionato di basket di serie A: il pubblico e il potenziale di comunicazione, 2013. [2] La StageUp, nata nel 1999, si articola nelle divisioni Sport & Leisure Business e Consulting. E’ tra le imprese italiane di riferimento nel mercato dello sport business e intrattenimento. Si è affermata anche come società di ricerca grazie a partnership con importanti istituti come Ipsos. Svolge consulenza nella strutturazione di piani strategici, progetti, ed è specializzata in sponsorizzazioni e diritti audiovisivi. StageUp è stata della Lega A. [3] Ipsos è leader a livello mondiale nella ricerca del marketing. Nato in Francia nel 1975, il Gruppo è quotato in Borsa (a Parigi) ed opera in 84 paesi con 10.000 dipendenti. Si occupa delle ricerche survey based. In Italia è diretta da Nando Pagnoncelli, ha sede a Milano. [4] PANORAMA.IT, Basket, Lega A da record. Nove milioni di italiani interessati, 26 aprile 2013. [5] LABANTI D., Il basket in salute? I contratti tv dicono di no., Corriere della Sera ed. Bologna, 8 gennaio 2015.