La Fortitudo produce nella prima delle due partite – verità una prestazione di livello superiore, di grande attenzione, concentrazione e intensità. Una prestazione che non lascia neppure le briciole a una Verona che, scesa al Paladozza forte delle sue nove vittorie nove consecutive si ritrova a doversi leccare le ferite. Dalmonte fa una analisi/non analisi della gara che dice molto di più’ di quello di cui Dalmonte non vorrebbe parlare. 

“Non parlo della partita perché tengo più ad alcuni aspetti del post partita. La Fortitudo ha vinto e noi abbiamo imparato una bella lezione dalla quale dobbiamo crescere. Torniamo a casa con la parola imparare. Dalle lezioni toste si impara tantissimo. Stiamo provando ad essere il piu’ competitivo possibile, dobbiamo avere una capacità di analisi giusta e corretta e crescere. Chi vuole crescere e diventare competitivo prende atto, prende la lezione e impara. Essere vincenti significa adesso avere forza e capacità di reagire. Siamo caduti e dobbiamo rialzarci subito magari con un po’ di salute in più”.

Ovviamente su frequenze diametralmente opposte un soddisfattissimo Martino ( che ci permettiamo di dire essere un gradissimo artefice del rendimento di questo gruppo) nel dopo gara: “Siamo riusciti a disputare una p prestazione eccellente avendo preparato la partita nel migliore dei modi. Soprattutto abbiamo mantenuto un ritmo difensivo altissimo. Abbiamo sporcato ogni tiro sin dal primo possesso senza mai metterli in ritmo mantenendo Verona al 24% dall’arco al posto del loro normale 38. Devo rimarcare la spinta che ci arriva dagli spalti, ma penso di poter dire che ce lo stiamo meritando. L’unica cosa che dobbiamo fare è quello di mantenere questa mentalità, ora dobbiamo dimostrare di essere una squadra vincente”

La partita conta e si vede. Difese intense sin dal primo possesso e attacchi che conseguentemente faticano. La Fortitudo fattura in attacco con il solo Leunen, mentre Verona resta in scia sull’asse Amato – Candussi (6-6). Anche i timonieri in panchina, Martino e Dalmonte faticano a modificare gli iniziali quintetti e non è un caso se il primo cambio, dall’una e dall’altra parte, arrivi solo al 6’.

Verona tenta di portare la partita a ritmi a lei piu’ congeniali, quelli di giocare sempre e comunque almeno 15” il possesso d’attacco cercando di costringere l’avversario a fare altrettanto. Dalmonte sa che giocare in faccia alla Fortitudo sarebbe harakiri e il portare la partita al 10-10 quando al termine del primo periodo manca solo 1’30” fa il gioco per Verona. Ma Dalmonte non fa i conti con la “folata” di Cinciarini che in 90” fabbrica 7 punti per l’allungo con cui la Fortitudo va alla prima pausa lunga sul 17-10. Leunen e Cinciarini da una parte, Candussi dall’altra sugli scudi. Bologna monetizza al massimo lo 0/6 dalla lunga degli scaligeri nei primi dieci minuti. Verona a cavallo dei due quarti sbanda, perde il controllo del ritmo di gara e presta il fianco al gioco della Fortitudo che vola sul 22-10. Verona deve reagire e prova a farlo con un 5-0 ma la Fortitudo ha il controllo delle operazioni e tiene sul tentativo di Verona (28-18 al 14’).

 

La partita diventa gradevole ma quello che il campo lascia è una Fortitudo comunque piu’ fluida e alla costante ricerca del gioco contro una Verona sempre piu’ attaccata a iniziative personali ( ora Ferguson, ora Amato, ora Candussi). Bologna mantiene la doppia cifra in chiusura di periodo con una azione caparbia di un ottimo Cinciarini ( 14 per lui all’intervallo) andando al thè sul 43-32.

In apertura di terzo periodo la Fortitudo raggiunge il +13 sull’asse Rosselli – Pini, poi, complice anche il terzo prematuro personale di Guido Rosselli si inceppa subendo il rientro di Verona ( 45-37 al 22’). La Fortitudo prova a strappare ancora ( 50-37 al 23’) ma si svegliano i “mori” di Verona, Ferguson e Henderson fin lì abulici che tengono gli scaligeri a distanza “di fari”: è Kenny Hasbrouck che con tre triple spegne ancora il fuoco Veneto (59-47 al 27’).

Verona ci prova in tutte le maniere: tenta di restare attaccata alla partita come meglio può ma i terminali della Fortitudo cambiano sempre e quando anche Venuto piazza tre triple in fila in apertura di ultimo periodo per Verona è notte fonda (78-61 al 33’). Il resto è “garbage time”: otto minuti in cui tutto il Paladozza accompagna la Fortitudo a questa ennesima prova di forza che proietta i biancoblu’ sempre più vicini al sogno. Restano in pratica solo Treviso e Montegranaro (che tengono ancora a sei punti di divario, ma che dovranno calcare le tavole infuocate del Paladozza) tra Bologna e la parte finale di quella che sinora è stata davvero una cavalcata trionfale.

FORTITUDO BOLOGNA – TEZENIS VERONA 96-71

(17-10; 43-32; 69-57)

Fortitudo: Sgorbati (0/1 da 3), Cinciarini 17 (3/6, 3/6), Mancinelli ne, Ugochukwu 2 (½), Benevelli 6 (0/3, ½), Leunen 15 (3/3, 3/4), Prunotto (0/1), Venuto 12 (4/4 da 3), Rosselli 9 (3/4, 1/3), Fantinelli 6 (2/4, 0/1), Pini 9 (4/7), Hasbrouck 20 (1/3, 6/10). All. Martino

Verona: Dieng, Ferguson 19 (5/6, 1/7), Amato 7 (2/3, 1/6), Guglielmi, Oboe (0/1 da 3), Candussi 20 (5/8, 2/4), Henderson 9 (2/2, 1/4), Maspero 5 (1/3, 1/3), Udon n.e., Quarisa, Severini 4 (0/2, 1/4), Ikangi 7 (1/2, 1/2). All. Dalmonte

Arbitri: Masi 5, Brindisi 6 e Patti 6.

Spettatori: 5.570, sold out

Pagelline.

Fortitudo: Sgorbati sv, Cinciarini 7,5, Ugochukwu sv, Benevelli 6, Leunen 7,5, Pruneto s.v., Venuto 7, Rosselli 7, Fantinelli 7,5, Pini 7, Hasbrouck 7,5. All. Martino 8

Verona: Dieng 5, Ferguson 6,5, Amato 6, Guglielmo s.v., Oboe s.v., Candussi 7, Henderson 5,5, Maspero 4,5, Quassia 5, Severini 4,5, Ikangi 6. All. Dalmonte 5,5.