Seconda delle 5 uscite del Mock Draft E.DA 2018.
Prenderemo in esame le scelte dalla 24 alla 19.
24 TRAILBLAZERS – Jacob Evans, 6.5 x 200, sg, Jr, Cincinnati. Due i principali difetti: deve dimenticarsi di poter giocare da 3 nella NBA, e l’incostanza. Come sg ha vantaggio fisico su buona parte degli avversari anche nei pro, e la sua disposizione a difendere è già ottima (1.3 rubate nell’ultima stagione). Pur essendo padrone anche dell’attacco a Cincinnati, per ben 8 volte ha segnato in single digit, creando dubbi sulla consistenza del suo tiro e delle scelte offensive. Fosse meno ondivago sarebbe certamente una scelta top 15: potrebbe quindi trovare estimatori anche prima del 24.
23 PACERS – Keita Bates-Diop, 6.8 x 225, sf, Jr. Ohio St. La sigla “sf” è puramente simbolica. Può giocare, soprattutto in difesa, indistintamente tutte le posizioni da 2 a 4, rendendolo estremamente appetibile per il basket moderno. Inoltre parliamo del Player of the Year della Big10 Conference, capace (arrotondando per lieve eccesso) di 20+9 in stagione. Nessun vero punto debole, nessun punto eccezionalmente forte, ma solidità estrema e odor di NBA-ready.
22 BULLS – Chandler Hutchinson, 6.7 x 195, sf, Sr, Boise St. Lui è alto 2.01, ma dimenticate le proporzioni dell’Uomo Vitruviano, perché ha un’apertura alare di 2.16. Vi ruba palla senza nemmeno uscire di casa (1.5 a gara) e prende rimbalzi da seduto (quasi 8). Aggiungete che, pur essendo realizzatore discontinuo (gare da 30 ma anche da 10), sa arrivare al ferro con costanza (72% di realizzazione at the rim) e se tira da 3 non può essere “battezzato” perché imbuca col 36%. E’ frenato dall’età perché ha già 22 (sic…) anni e dal fisico perché è magrissimo; è anche vero che un 2.01 col suo ball-handling non è comune nemmeno nella NBA.
21 UTAH – Dzanan Musa, 6.9 x 200, sf, Intl (BosniaErzegovina). In un Draft con pochi Europei da primo giro, spicca questo Bosniaco per il quale la parola da spendere è: fluidità. Porta in giro i suoi 206 cm con naturalezza impressionante, e se lasciato con la palla in mano sa segnare penetrando in mille modi. A dispetto della provenienza slava è un tiratore discreto ma non eccezionale: il catch and shoot è uno dei grandi punti interrogativi per gli scout NBA, al punto che potrebbe farlo uscire dai primi 30. Questo perché lasciare iniziare l’azione (ciò in cui lui eccelle) a un 20enne rookie bosniaco non è nelle corde di molti allenatori NBA, a ben vedere.
20 T’WOLVES – Elie Okobo, 6.2 x 180, pg, Intl (Francia). La grande dinastia transalpina delle pg, iniziata con Parker e proseguita fino a N’Tilikina potrebbe allungarsi con Okobo. Piccolino ma ben costruito (204 cm di apertura alare), è un playmaker che ama segnare, lo ama talmente che spesso nelle partite di poco bottino realizzativo va anche fuori regìa. Difesa e atletismo lo rendono appetibile per una scelta modello draft&stash, però, fosse scelto davvero al 20, non è che i T’Wolves abbiano Zeus ed Apollo, in pg..
19 HAWKS – Aaron Holiday, 6.1 x 185, pg, Jr, UCLA. A mio parere uno dei giocatori più intriganti del Draft 2018, per cui gli ho riservato la foto che apre l’articolo. Fratello minore di una famigliola ben costruita: JRue, Justin, lui. I fratelloni han sempre detto che Aaron era il migliore. In questo terzo anno a UCLA ha fatto registrare 20 pti e 6 ass, tirando col 43% da 3. E’ decisamente piccolino, parzialmente salvato dall’apertura alare. Però è capace di fare fuori chiunque dal palleggio, e non va facilmente fuori giri, cosa strana e quindi preziosa per la sua tipologia di giocatore. Se dovessimo fare un paragone, potremmo definirlo uno Ish Smith con un po’ del sale in zucca di Lindsay Hunter, tanto per rimanere in ambito Pistons. E poi c’è da considerare la nota questione del DNA..