Gara5 è finita, dunque cominciamo dalla fine.
Golden State Warriors Campioni NBA 2017, Kevin Durant (39 in 40 mins, con 20 tiri, aggiungendo anche 7 rebs e 5 ass) MVP delle Finals 2017, rispettivamente titolari del Trofeo Larry O’Brien e del Trofeo Bill Russel. Ma il boato più grande lo prendono, durante la cerimonia di premiazione, Steph Curry (coro: MVP..MVP..!!! da parte della Oracle Arena) e Iggy, aka Andre Iguodala (20-3-3 con 7/7 da 2), altro simbolo del corso vincente di Golden State iniziato con la off-season 2013. L’arrivo di Iggy, il licenziamento di Mark Jackson a favore di Steve Kerr e il saluto dato senza troppi patemi a Monta Ellis. Senza patemi ma con qualche buuuuu da parte di non pochi fans. Oggi si può dire che fu facile, ma allora non fu banale trattenere Steph (34-6-10 con 3 rec, e oltre ai punti, che riteniamo ovvi, di media 8 rebs e 9.4 ass nelle Finals) e lasciare Monta, o dare 12 milioncini all’anno ad uno che già al tempo era un veterano: ci fosse stato ad Oakland il management dei Sacramento Kings, per dire, sarebbe andato tutto all’esatto contrario.
E invece…Gettin’Ringy with Iggy.
Gara5 ha avuto attimi di dubbio, ma solo attimi: fuggevoli momenti in cui i Cavs sembravano poter fare la sorpresona. Per esempio all’inizio, quando a brillare sono soprattutto TTT (15+8, ha iniziato 6/6 al tiro…finito 6/8) per Cleveland e Zaza per Golden State: e nel duello al gomito in faccia il suddito di LeBron è molto meglio del fuoriscito georgiano, che pure in 3 mins riesce a catturare 3 reboff. Il ricordo di Gara4, l’unica vinta dai Cavs, non deve offuscare l’analisi della medesima partita, che si può riassumere in 2 dati: i Cavs per vincere hanno avuto bisogno di piazzare il record assoluto di punti nel primo quarto, per poi gestire il vantaggio ottenuto (nei restanti tre periodi gara sostanzialmente pari) e, inoltre, hanno concesso a GS solo 14 pts in transizione, aka: no palle perse. Oggi dopo 6 mins ne avevano 5: porranno un freno all’emorragia, tra metà secondo e terzo periodo una sola persa, a 1:24 dalla terza sirena. Nel primo Half, concluso a -11, i minuti passati in testa dai Cavs sono stati più di quelli a guida Warriors, ma da metà secondo quarto in poi Golden State si è pienamente innescata e nonostante un buon James, un ottimo Irving (26-2-6) e un JR Smith (25 con 7/8 da 3, una tripla da 12 metri, un’altra con il corpo messo ovunque, tanto che sembrava uno dei pezzi cattivi del tetris) al limite dell’eroico, la gara non ha avuto più storia. Nemmeno quando, nel terzo e nel quarto periodo, i ragazzi di coach Lue riuscivano a portarsi a -2-e -3, e per almeno tre volte a -5: arrivava sempre una zampata di Iggy, o KD, o persino Pat McCaw, il rookie. Anche nei periodi di vantaggio le news provenienti dalle stats erano poco gradite ai Cavs: erano sopra perché fino a un certo punto sono riusciti a tirare al 61% mentre GS non arrivava al 40 (37%), erano portati dalle magie di JR Smith (4/4 da 3 nel primo tempo, quella da 12 metri era alla sirena del riposo, per il -11), godevano dei 2 falli precoci di Klay e KD, e sembravano non risentire degli altrettanto precoci 2 di Love (6+10 con 0/3 da 3, non sarà mai un fattore nella partita, anzi, sarà di danno ai suoi). I grigi? Quasi perfetti, davvero e insolitamente: hanno tenuto ottimamente in mano la gara, fischiando come ossessi (21 falli nel solo primo quarto), ed il solo vero errore (del miglior arbitro NBA: Ed Malloy, quello che è uguale a Ed Exley del film tratto da L.A. Confidential…ogni riferimento alla prossima casa di LeBron è del tutto non casuale) è stato un non fischio a un fallo di KD su LBJ, fallo che sarebbe stato un precoce terzo per l’ex Thunder. Tanti falli nel primo quarto hanno costretto a schierare le panchine un po’ in anticipo: a 3 mins dalla fine del primo periodo, 9 uomini usati da Kerr, 8 da Lue. C’è stato tempo per una rissa testa contro testa tra TTT e West, con apporto di JR, e c’è stato tempo per vedere due difese in post basso di Klay Thompson su Love e James capaci di far venire le lacrime agli occhi per la perfezione mostrata; tempo anche per certificare che nelòla metà campo offensiva, iniziando il quaerto periodo, Steph+KD e LBJ+Kyrie valevano lo stesso: 53 pts; la differenza era più nella difesa che nel contorno, perché stanotte il pino dei Cavs ha retto bene, almeno fino alla metà dell’ultimo periodo. Dopo la tripla che valeva a JR Smith il 5/5 da 3 e un momentaneo -5 ai Cavs, per almeno 4 mins il solo a segnare per i gold and wine è stato James, ma, come detto, nemmeno sul -2 i Cavs davano l’impressione di poterla portare a casa. Non si è trattato, nella serie, di miracolo sfiorato, ma di coriacea resistenza: l’enfasi data da molti (da troppi) alle prestazioni e alla solitudine di LBJ è stata secondo noi eccessiva non perché il rendimento di James non meriti ammirazione assoluta, ma perché ha fatto apparire la serie come un miracolo sfiorato da parte dei Cavs, i quali, invece, non sono mai, davvero MAI stati meno di 100 miglia lontani dal Titolo. Il Titolo torna nella Bay Area, e date le non certe intenzioni di LeBron, è possibile che questa rivalry Ohio-California, in pratica appena nata, sia già finita, perché, se serve, ricordo che Kyrie e i Cavs in regular season sono andati 0-8 quando James era assente.