Tre elimination ganes anche stanotte, ecco quello tra Bulls e Celtics. .. e no, la foto dell’articolo, vedrete, non è sbagliata.

UNITED CENTER, CHICAGO. BOSTON CELTICS 105 – CHICAGO BULLS 83

Il punteggio è persino benigno coi Bulls, e frutto di un quarto periodo giocato da entrambi gli allenatori con gli uomini da 7 a 12 nelle rotazioni. Esattamente un anno fa, i Celtics venivano eliminati in Gara6 dagli Hawks, cui nel frattempo hanno tolto Al Horford. E domani saranno 8 anni da una epica Gara6, sempre giocata allo United Center, in cui i Bulls vinsero per portare i Celtics, allora Campioni in carica, alla settima in Boston, vinta dai biancoverdi grazie non solo agli Original Big3, ma anche ad un superbo Eddie House. Continuiamo coi richiami storici e andiamo al 2011, quando Rajon Rondo subì una dolorosissima lussazione del gomito, ma tornò in campo per ispirare i Celtics alla W. L’infortunio avvenne per un abbraccio prolungato e caduta di coppia tra Rondo e il suo attuale compagno Wade, allora agli Heat. Per parlare della gara di stanotte cominciamo proprio da Rondo, che nemmeno questa volta è sceso in campo a causa della frattura del pollice della mano di tiro. Resta quindi vero e intoccato il fatto che le due sole gare vinte da Chicago sono state le uniche giocate da Rondo. Infatti, prima della partita, a Chicago si parlava solo di 2 parti del corpo. Il ginocchio di Jimmy Butler, pesantemente affaticato e mezzo infortunato, e il pollice di RR. Curioso che, improvvisamente, RR fosse diventato fondamentale, dopo essere stato, anche per qualche suo comportamento come al solito fuori dalle righe, trattato come un qualsiasi Jerian Grant o Isaiah Canan. Fuori dal quintetto in via punitiva per metà stagione, il fortunoso approdo ai PO dei Bulls è figlio anche del suo reintegro prima su minutaggi corposi poi in quintetto. Siccome il destino ha sempre una bella scorta di risate da farsi, durante la gara è entrata nelle conversazioni e nei commenti una terza parte del corpo, sempre per i Bulls: il gomito di Wade. D-Wade, infatti, ha subìto sul finire del primo quarto una leggera dislocazione del gomito sinistro, roba decisamente meno grave di quanto capitato a Rondo nel 2011, ma immediatamente assurta a fatto capitale. Se poi pensate che Butler e Wade sono stati i grandi oppositori di RR nel locker dei Bulls, vedrete come questa eliminazione sia, paradossalmente, una grande rivincita per la pg uscita da Kentucky. E la conferma di una verità che non tutti i coaches riescono ad accettare: se li ha, quelli buoni devi farli giocare. Tutti forti e tutti frati? Molto comoda, caro coach Hoiberg. Chi ci segue dall’inizio dell’anno lo sa: non siamo per nulla certi che l’ex allenatore di Iowa State sia l’uomo per la franchigia chicagoana. Altre perplessità sul suo conto nascono dal fatto che non si può preferire Canaan a Michael Carter-Williams, e pretendere di andare avanti nei PO.

Abbiamo parlato molto dei Bulls, ma la situazione dei Celtics è non meno interessante. Nella conferenza stampa post-partita coach Stevens ha affermato “Sono successe molte cose più grandi e importanti del basket, negli ultimi giorni, e per prima cosa sono orgoglioso di come i ragazzi hanno reagito e si sono aiutati l’un l’altro, soprattutto nei confronti di IT4”. Che è partito subito dopo la gara verso Tacoma, per il funerale della sorella, e tornerà a Boston in tempo per domenica sera, quando arriveranno, per aprire le Conference Semis, i Washington Wizards. In difficoltà nel tiro da 3 per tutta la serie, i Celtics hanno aperto stanotte con 3/3 nei primi 3 tentativi dal campo, tutte triple (Crowder-Green-Bradley), e hanno iscritto al novero dei realizzatori oltre l’arco ben 8 giocatori. Quelli che non hanno segnato triple sono stati Brown (che ogni tanto pure la mette, 0/2), Olynyk (di solito sempre preciso, ma 0/2), Young (una delle rare scommesse perse da Ainge, ma in teoria superbo tiratore, 0/1) e Amir Johnson, che non ha giocato per la terza volta in fila essendo stato giubilato dall’adozione della supersmall unit da parte di Brad Stevens, ma ha il 40% da 3 in stagione su una sessantina di tiri. Quanto riportato significa una sola cosa: 12 su 13 del roster dei Celtics sono una minaccia da rispettare oltre l’arco dei 3 punti. Nel basket di oggi è una cosa fondamentale, e nemmeno i Rockets o gli Warriors possono contare su una così vasta gamma di tiratori che le difese sono obbligate a non “battezzare”. Diamo qualche score. Jimmy-B si è battuto, fino a un certo punto (23+7 con 9/17), Wade proprio no (2-3-3 con 1/10, e la scusa amplificata del gomito): le due stelle di Chicago, nel complesso, non hanno dimostrato un eccessivo attaccamento ai colori sociali; Nikola Mirotic (5-2-1) è stato forse il peggiore in campo, ma Hoiberg lo usa spesso solo per fare blocchi e con obblighi difensivi che l’Ispano-Montenegrino non può assolvere: individuato dallo staff di Boston come principale bersaglio insieme a Wade, in 3 azioni consecutive è stato battuto prima da Horford, poi da Thomas e infine da Crowder. I Celitcs? Gara facile, tutto il quintetto in doppia cifra, nessuno oltre i 31 mins del migliore in campo, Avery Bradley (23-5-3 con 9/12 al tiro di cui 3/4 da 3); AB, limitandoci nell’analisi a Gara5+6, ha sempre difeso sul Bull più pericoloso, ovvero Butler, e lo ha fatto divinamente, commettendo solo 3 falli, di cui uno in Gara5 su Anthony Morrow. Chissà se gli daranno il primo quintetto All-Defensive.