Entriamo nel mondo-a-parte dei Playoffs NBA, versione 2016.
Ci occupiamo prima dell’Est, ricordando seeding e accoppiamenti del primo turno. E, già che ci siamo, ci sbilanciamo anche con i pronostici. Risata libera, ovviamente.
No1 Cleveland Cavs – No.8 Detroit Pistons. Cleveland in 5 gare.
I Cavs non sono in perfetta salute, e i Pistons hanno un gran volpone in panchina. Fine delle buone notizie per i tifosi dei Pistons. E’ vero che Detroit ha il punto di maggior forza nel gioco interno di Bimbone, ma il centro manca ancora, per essere dominante e per poter condizionare una serie di PO, di due cose: un po’ di esperienza e molti tiri liberi. Drummond può infatti facilmente venire estromesso dalla gara giocando allo Hack-a-Andre, lasciando ai Cavs, qualora dovessero mai trovarsi in difficoltà, la possibilità di togliere punti ai Pistons semplicemente mandando in lunetta il giocatore. Qualche difficoltà potrebbe arrivare a Cleveland dalle difese di Stan Van Gundy, uno che, per abilità nel programmare il game-plan, è nei primi 5 coaches della NBA. La differenza di talento, però, è enorme, e difficilmente può venire colmata 4 volte su 7 dal maggior impatto del coach dei Pistons rispetto a Tyronn Lue. Certo, la non perfetta armonia del locker dei Cavs è sotto gli occhi di tutti, e potrebbe diventare pesante. Ma non al primo turno.
No.4 Atlanta Hawks – No. 5 Boston Celtics. Boston in 6 gare.
Che 4 vs 5 sia il confronto più equilibrato è cosa annunciata fin dall’ovvietà dei numeri. In questo caso l’ovvio è ampiamente confermato dalla consistenza delle due squadre. Gli Hawks sono stati una delle 5 più brillanti franchigie da Marzo in poi, rientrando nell’area del vantaggio del fattore campo dopo una parentesi che li aveva fatti scivolare al sesto posto, con mezza gara soltanto di vantaggio sul settimo. “A volte mi sembra che scendiamo in campo e gli avversari conoscano in anticipo tutto quel che faremo”. Questa la frase pronunciata da Al Horford nel momento peggiore della crisi. In effetti, tra i problemi registrati con più frequanza quest’anno, si è segnalata la regia: gli Hawks hanno faticato ad adattarsi alla non completa riconferma delle due pg, Teague e Schroeder, che in questa stagione hanno giocato un po’ peggio dell’anno scorso, quando gli Hawks erano i No.1 ad Est. La conferma del fattore campo non li aiuterà, a nostro parere, contro i Celtics. 48 W sono 8 in più dello scorso anno e 23 in più di due anni fa. In una classifica di Conference che ha visto arrivare 4 squadre con lo stesso record di 48-34, i Celtics hanno pagato, con tutta evidenza, qualche distrazione tra Dicembre e Gennaio, come due ko casalinghi vs Lakers e Nets. Nonostante ciò, parlando di capacità di raggiungere dei picchi assoluti, sono senza problemi la No.1 ad Est. Ciò è testimoniato dalla W contro gli Warriors a interrompere la striscia di imbattibilità della Oracle Arena, e altre prestazioni di livello incomparabile vs Spurs, Cavs, di nuovo Warriors. La serie stagionale arride ad Atlanta, ma non crediamo che i Celtics perderanno altre 4 gare vs gli Hawks, oltre alle 3 già perdute in stagione.
No.2 Toronto Raptors – No.7 Indiana Pacers. Raptors in 5 gare.
I Pacers hanno rischiato più dei Pistons di non fare i PO, eppure si sono classificati come settimi: andranno a sbattere vs i Raptors. E lì rimarranno. Paul George è immenso, ma troppo solo. Toronto, al contrario, ha un Dinamico Duo, con un supporto che oscilla tra ottimo e degno. Valanciunas, Patterson, T-Ross, Joseph, con un pizzico di Scola e il rientrante DeMarre Carroll (forse….). We the North, come si definiscono i tifosi dei Raptors, sono una delle vere belle novità di questa post-season 2016. L’organizzazione di squadra di Toronto è amministrata da due personaggi, in panca e sul campo, che più diversi non potrebbero essere. Ai confini del dimesso la figura di coach Casey (e per questo mai davvero in considerazione come Coach of the Year, quando lo potrebbe meritare con tranquillità), un allenatore che non pare troppo versato per la parte glamour del suo lavoro, con giacche orribili (solo lui le porta con la ripresa sulla schiena, dal 1938 circa), e persino un po’ goffo nel protestare con gli arbitri: eppure, un genio. Sul campo le sue mosse sono trasmesse e interpretate da Kyle Lowry, che non a caso abbiamo chiamato il Subcomandante, perché non solo controlla tutto come faceva Marcos in Chiapas, ma, proprio come lui, è capace di generare devozione e fedeltà negli altri; infatti i suoi compagni lo adorano e lo seguono ciecamente, compresa la co-star della squadra, DeMar DeRozan, deliziosa guardia seconda solo ad Harden nel guadagnarsi la carità.
No.3 Miami Heat – No. 6 Charlotte Hornets. Miami in 7 gare.
Ecco le altre due squadre che hanno chiuso la Regular Season a 48-34. E’ interessante notare che gli Hornets, finiti sesti, o se preferite quarti sulle quattro partecipanti alla Gentle Fight, hanno il miglior record casalingo, e, ancor più notevole, il miglior record all’interno della Eastern Conference: contro le formazioni dell’Est sono infatti 33-19, 2 W in più di Heat e Celtics e ben 4 in più di Atlanta. Per una serie di ragioni relative a questi numeri e al fatto che gli Hornets sono giovani e aggressivi, mentre gli Heat, globalmente più talentuosi, hanno spesso pause e periodi di sterilità offensiva nei momenti decisivi (e questo difetto si è mantenuto anche dopo l’arrivo di Joe Johnson), riteniamo che questa sarà la serie più combattuta, ma che, alla fine, Cardiac Kemba e Nick Batum dovranno inchinarsi alla maggior profondità degli Heat.