La fine della Regular Season segna anche il momento dell’assegnazione degli Awards Stagionali. Anche noi di Baskettiamo vi presentiamo i nostri.

I commenti sono sempre graditi, cari lettori. A breve seguiranno le nominations del collega Luca Morucci. Per ogni premio saranno indicati il vincitore e due scudieri, e alla fine troverete i quintetti All-NBA.

Most Valuable Player. STEPH CURRY. Impossibile non nominarlo. Miglior giocatore della migliore squadra, miglior realizzatore, 30+ di media con più del 50% globale al tiro (cosa riuscita solo a Jordan), record di triple, record di W in stagione, nuove strade mostrate al Gioco. The Man è lui. Di poco dietro gli sta Kawhy Leonard, per il quale abbiamo coniato il titolo di Hidden MVP, che è molto più prestigioso e significativo di quello di “secondo migliore al mondo”. Infine, al terzo posto Paul Millsap: guida i suoi Hawks in punti-rimbalzi-recuperi-stoppate, nessuno come lui nella NBA.

Coach of the Year. TERRY STOTTS. Stotts for President, non solo Allenatore dell’Anno, secondo noi. In un panorama che, da come stanno andando i prodromi della campagna elettorale statunitense, farà rimpiangere da ambo i lati l’Era-Obama, la candidatura di questo Uomo del Miracolo starebbe bene anche per la Casa Bianca. Ha perso 4/5 del suo quintetto base in free agency durante l’estate, ha ricostruito una squadra partendo dall’unica stella rimastagli, ne ha trovata un’altra in CJ McCollum, ragazzo su cui lui ha scelto di puntare liberandogli le corsie del quintetto con la mossa di lasciar partire Barton; ha reinventato anche la panchina, dando pochissimo spazio al settimo uomo dell’anno precedente (Kaman) e avendo perso anche il sesto uomo del 2014-15 (Blake), ha ridato vita a un veterano disilluso come Gerald Henderson. Il bello è che non vincerà lui il riconoscimento ufficiale della NBA. Scudieri Brad Stevens (unanimemente riconosciuto come la Stella Nascente del coaching USA) e Steve Kerr/Luke Walton (i nocchieri di Golden State).

Most Improved Player. CJ McCOLLUM. Ci uniamo al coro, perché le quote di miglioramento del ragazzo dal college di Lehigh sono davvero impressionanti. Però la competizione per il MIP, quest’anno, è stata davvero serrata e affollata. Perdonerete se nominiamo qualche scudiero in più. Secondo: Jae Crowder, da derelitto sul fondo della panchina di Dallas a quarta miglior sf, dati alla mano, della NBA. Terzi a pari merito: Kent Bazemore (molto poco pubblicizzato, ma diventato elemento portante degli Hawks, con grandi capacità anche difensive), Giannis Antetokounmpo (uno davvero in rampa di lancio per l’empireo NBA, penalizzato dal fatto di essere già molto forte, quindi la percentuale di miglioramento è meno elevata che per altri), Rudy Gobert (il Francese ha cominciato ad arrivare dove il talento lo collocherebbe, per ora compare in molti quintetti All-NBA per la difesa), Ish Smith (cui siamo affezionati essendo nostro “figlioccio”, è comunque passato da niente a tutto in una stagione, a 27anni).

Best Defensive Player. Un nome solo, MARCUS SMART. Come detto tante volte, la difesa non è solo una statistica per stoppate o recuperi, ma è un processo di distruzione dell’avversario, un ko fisico e psicologico. In una competizione serratissima, abbiamo deciso di privilegiare la voce più nuova (anche se già l’anno scorso, da rookie, Smart aveva mostrato il suo magistero). Questo ragazzo è Born Adult, non è mai stato giovane o inesperto, ed è uno che entra sotto la pelle dell’avversario: gli ruba palloni, toglie aria, prende rimbalzi sulla testa dei settepiedi, lo fa impazzire prendendo una quota onirica di sfondamenti, e di tecnici a favore perché il povero attaccante va fuori di testa; alcune pg, dopo averlo subìto in campo, hanno controllato sotto al materasso prima di andare a dormire. Dopo di lui Kawhy Leonard e Draymond Green, per gli stessi motivi di Smart. Leonard è contraddistinto dal mai ammesso, ma evidente, addestramento Ninja, che lo fa apparire e scomparire in tempo reale in zone opposte del campo; Dray-G dalla capacità di difendere (lui a cui regaliamo almeno 2 cm credendo alla misura riportata dalla NBA: 2.01) su qualsiasi taglia di avversario gli si pari davanti: il miglior centro difensivo della NBA…è lui.

Best 6th Man of the Year. EVAN TURNER. Siamo in un’epoca in cui, prevalendo i rosters ampi-il concetto di panchina globalmente intesa-i frequenti riposini delle Stelle, il ruolo di Sesto Uomo è difficile da reperire, come classicamente andrebbe inteso. Evan Turner è un vero Sesto Uomo, e ha avuto una stagione grandiosa, per cui merita il riconoscimento. E’ l’uomo del cambio di ritmo dei Celtics, quello che gioca da pg o da sf, passando dal ruolo di regia a quello di go-to-guy; tipico giocatore old-school, profeta del mid-range jumper, delizioso da vedere nei movimenti 1 vs 1 in avvicinamento a canestro. Primo scudiero: Jamal Crawford, perennial nella categoria, e con ampio merito. Secondo scudiero: Matt Dellavedova, che in quintetto parte solo se Irving è infortunato, e spesso cambia i destini difensivi dei Cavs, avendo in aggiunta tirato con il 40% da 3 quest’anno.

Rookie of the Year. KRISTAPS PORZINGIS. Lo so, lo so. Volevate KAT. Però The Unicorn ha giocato in una squadra molto più competitiva (in una competizione tra non ricchi..) e in una città come New York. NY, capace di distruggerti e invece distesasi ai piedi del Lettone, che ha generato entusiasmo (giustificato dai fatti) come da tempo al Madison Square Garden non si vedeva. Come tutta la stagione dei Knicks, Porzingis è stato frenato nel finale dal licenziamento di D-Fish e dall’arrivo dell’impresentabile coach Rambis, l’unico a preferire K-Porz in post basso invece che fronte a canestro. Io vado col Baltico e secondo scudiero ovviamente Karl Anthony Towns. Terzo posto affollato, ma io scelgo Mudyai.

PRIMO QUINTETTO ALL-NBA. Steph Curry-DeMar DeRozan-Kawhy Leonard-Paul Millsap-Draymond Green.
SECONDO QUINTETTO ALL-NBA. Damian Lillard-Russell Westbrook-Kevin Durant-Paul George-Hassan Whiteside.
TERZO QUINTETTO ALL-NBA. Isaiah Thomas-Kyle Lowry-Klay Thompson-LeBron James-DeMarcus Cousins.
NB. Primo Quintetto a parte, ho voluto privilegiare una line-up classica, con centri veri, per evitare che gli omoni sparissero dalla carta geografica. Vale anche per i quintetti seguenti.

PRIMO QUINTETTO DIFENSIVO. Marcus Smart-Avery Bradley-Jae Crowder-Kawhy Leonard-Draymond Green.
SECONDO QUINTETTO DIFENSIVO. Matt Dellavedova-Kentavious Caldwell Pope-Nicholas Batum-Farouq al Aminu-Rudy Gobert
PRIMO QUINTETTO ROOKIE. Emanuel Mudyai-Devin Booker-Stanley Johnson-Kristps Porzingis-Karl Anthony Towns.
SECONDO QUINTETTO ROOKIE. Josh Richardson-Raul Neto-Justise Winslow-Nikola Jokic-Willie Cauley Stein.