Storia alla mano, la possibilità della “finale dei sogni” tra Lakers e Celtics ha ormai meno del 10% di possibilità di accadere.
1 – FLAKINESS. Non è certo un vocabolo che esprime durezza. Per esempio rimanda ai fiocchi di neve, alle colazioni facili da affogare col latte, a Biancaneve. L’ha usato un uomo di numeri, John Schumann, uno dei principali NBA analyst per le statistiche, a proposito dei Celtics. Impossibile dargli torto. Numeri sulla situazione in cui si trovano ora i ragazzi fighissimi: sotto 0-2 le squadre che hanno vinto una serie di 7 sono state 5, non 50.
2 – ZONA. Durante #3 LAL/DEN, JVG ha usato una definizione tranchant riguardo le zone NBA, dicendo che i Miami Heat giocano una zona bella dura “per una squadra NBA”. Significa due cose. La prima è che ci spieghiamo il motivo per cui questi Heat dei PO 2023 sono la squadra che sta più a zona, minuti alla mano, da quando hanno iniziato a prendere quella misura 19 anni fa: il motivo è che sono bravi, forse i migliori. La seconda che, pur essendo bravi, per attaccare una zona è sufficiente una cosa, e non è prenderci da 3. Basta mettere un uomo in post alto, aka lunetta. Invece BOS ha continuato a usare lo stagger, il doppio blocco centrale mantenendo i “soliti” due uomini inchiodati agli angoli, che sono uno dei brand di Mazzulla ma vs le zone fatte bene non servono.
3 – JAMAL. Fino a che il suo essere dopotutto umano non si è fatto ri-sentire, Murray ha stabilito diversi record di scoring e percentuali durante un (lungo) periodo on-fire. Ve ne lascio uno non detto, che include 2 mins in più partendo dagli ultimi del 3’Q di #2. 33 mins (14 di #2, 19 di #3), 18/21 dal campo (8/10 da 3), 51 pti; in punti su tiri fa circa il 140% dal campo.
4 – JOKIC. MVP o no, per nessuna formazione, nonostante miracoli da altri giocatori, è semplice fare a meno del proprio migliore. Stanotte il primo tempo di Jokic è stato altamente insufficiente, non solo causa falli: era un po’ assente dal principio. Al momento del primo canestro del Serbo, tuttavia, DEN era sopra ancora di 7 (39-32 diventato 41): ottimo segnale per Malone, significa formazione solida. Infatti è bastato aspettare il giro del quarto periodo, con 14 pti e presenza ritornata ai soliti livelli.
5 – KARDASHIAN. Gli ultimi mins del 2’Q sono stati il momento peggiore per DEN, quelli cominciati con il sangue al labbro del ref Scott Foster nei quali più che a basket si è giocato una specie di reality, roba in cui LBJ è maestro. Tra scenette, proteste, zero fischi (Schroeder fouled out in 25’ di gioco, ma avrebbero dovuto essere molti meno) si è trattato dell’unico momento in cui i Nuggets non hanno avuto il controllo, anche peggiore del breve frangente in cui i Lakers hanno avuto un +1.
6 – POSTO SBAGLIATO. La risorsa nascosta di coach Malone per ri-vincere la partita è iniziata speculando su una delle mosse auree dell’allenatore avversario. Rui su Jokic non è stata una brutta mossa, né in #2 né in #3, ma MM ha trovato il punto debole. Se sono in campo insieme Rui e Monociglio, e l’uomo marcato da quest’ultimo non viene coinvolto nel primo p’n’roll, allora Monociglio deve flottare e chiudere, correre e coprire… e muoversi svelto in def non è pane suo. Infatti, le due triple per rivedere i Nuggets +5 sono arrivate proprio in questo modo. La scacchiera è molto più di Malone che di Ham in questa serie: anche ovvio, data la differenza di esperienza tra i due. In realtà questa stagione, comunque finisca, è una specie di trionfo per Prosciuttino: all’inizio ha dimostrato grande capacità di gestione del locker e delle menti per non naufragare del tutto, poi da quando ha avuto una squadra sta facendo vedere di non essere “vuoto” tatticamente.
7 – AUSTIN. Una guardia bianca di valore simile o maggiore non si vedeva a LAL dall’anno dopo il ritiro di Jerry West. Nel 1975 c’erano ancora Gail Goodrich e Bryan Winters, quasi sconosciuto ma forte abbastanza da finire come pezzo importante nella trade che portò Kareem a LAL. Poi basta, solo gente più da Italia che da NBA come Kupec o Marty Byrnes. Reaves è il giocatore da quintetto meno pagato delle CF, 300mila sotto a Gabe Vincent, entrambi solidamente sotto ai 2MM. Nella serie: dal campo 22/40 con 13/21 da 3 e 11/11 ai liberi; 4 rebs e 6 ass di media con 2 perse/gara che sono (1:3) la migliore pg-ratio della squadra tra gli esterni. Inoltre sta simpatico perché si sbatte sempre, inoltre LBJ gli passa la palla senza esitazioni.
8 – RUSSELL. Su 3 KO non è semplice avere stats molto positive, questo è vero e ovvio. Però D-LO sta facendo rima con naufragio, per i Lakers: complessivo -53 del giocatore su 79 mins totali di campo. Sta tirando male (8/27), costruendo poco (4 ass) anche se non butta via molti palloni (5). Sembra più colpito di altri dalla mancanza di esperienza / abitudine al livello di una CF; tornando al comportamento di James nei suoi anni da Laker: se si fosse meno intestardito a non volere gente giovane intorno, ora Russell avrebbe quella esperienza.